Emozioni e moltissimi volti noti (compresi gli eterni Sakic,Forsberg,Bourque e Gusarov) erano ieri sul ghiaccio del Pepsi Center di Denver dove poco prima della sfida dal sapore antico per il leggendario (St.)Patrick Roy che lo vedeva per la prima volta nei panni di head coach contro i “suoi” Canadiens (Av’s vincenti per 4-1,ndr) è stato riconosciuto il giusto tributo ad un pezzo di storia dell’hockey targato NHL per la gloriosa franchigia degli Av’s (e non solo) ed al tempo mai indimenticata Quebec con i malumori settimanali almeno dissipati (per un po’) ma conosciamo un po’ più da vicino il mitico #52.
Ci spostiamo ora alla Rogers Arena di Vancouver per il giusto tributo riservato dall’organizzazione Canucks al mitico #10 Pavel Bure apparso visibilmente emozionato per tutta la cerimonia asieme ai suoi indimenticati ex compagni Courtnall,Naslund e Larionov (teammate anche in nazionale) con menzione particolare al fighter e fratello on-ice Odijck ed a Pat Quinn suo primo coach e mentore in NHL.
Pavel Bure,moscovita classe ’71,ala sinista,inizia prestissimo ad avvicinarsi all’hockey su ghiaccio ma i primi risultati arrivano solo dopo una durissima gavetta nelle giovanili della CSKA di Mosca per via di un fisico non proprio adatto ai clismi dell’hockey sovietico ma con tantissima passione e voglia riesce a ritagliarsi uno spazio tra i grandi con le sue armi migliori:velocità e fiuto per il gol. Sia con la casacca moscovita sia con quella sovietica,Pavel cresce sul ghiaccio assieme a monumenti quali Fedorov,Mogilny e Kamensky col suo nome a far eco anche in NordAmerica dopo quattro stagioni col Cska ed aver vinto tutto con la nazionale sovietica. In un periodo di forti tensioni col mondo non solo sportivo che stava cambiando,le sirene NordAmericane squillarono anche per Pavel ; non fu una fuga rocambolesca come Mogilny a portarlo in NHL ma una discussa chiamata all’Entry Draft del 1989 da parte dei Vancouver Canucks. Solo due stagioni più tardi però,col crollo dei sistemi comunisti,Pavel inizia la sua avventura in quel di Vancouver dove viene battezzato “The Russian Rocket” per via della sua incredibile velocità sul ghiaccio ed il primo anno è da incorniciare con 60 punti in 65 e Calder Trophy in tasca. Il team dei Canucks ricopre d’oro (e dollari) il funambolo russo allestendo una buona compagine (tra i vari Linden e MacLean tra i pali) per portare in alto il team della British Columbia arrivando a realizzare per ben due stagioni di fila 60 reti in regular season(!). Nella post season del ’94 i numeri impressionanti di Pavel (16 reti e 15 assist) non basteranno alla causa di Vancouver che arriverà solamente ad accarezzare la Stanley Cup strappata in una serie thrilling dai NY Rangers in sette partite. La stagione della short season (causa lockout) Pavel risponde in maniera sibillina alle offerte dal Vecchio Continente e sul ghiaccio iniziano a paventarsi i primi infortuni specialmente al ginocchio. Lo si rivedrà solamente l’anno dopo ma nonostante la dirigenza dei Canucks si assicura i servigi di Mark Messier e Mogilny,Pavel dopo l’ottima cavalcata Olimpica del ’98 fermata in tutti i sensi dalla saracinesca ceca Hasek,cerca un’altra sistemazione lasciando dopo 7 stagioni condite da 254 reti e 224 assist (per un totale di 478 punti!) la fredda Columbia Britannica per le spiaggie lucenti della Florida al termine d’una big trade nel gennaio del ‘99. I continui infortuni limiteranno tantissimo la carriera lontana da Vancouver raccogliendo raccogliendo solo 274 uscite nelle rimanenti 6 stagioni da professionista prima di appendere i pattini al chiodo nel 2003 con 702 uscite in totali per 437 reti e 342 assistenze con sole 65 apparizioni in post-season per 70 punti in totale.Numeri e carriera unica tanto quando leggendari anche con la casacca sovietica prima e russa poi che gli valgono la chiamata nella celebre Hockey Hall All Fame l’anno passato (primo giocatore di Vancouver ad aver questo onore) mentre la sua casacca #10 con i Canucks (intervallata anche dalla poco fortunata jersey #96) rimane scolpita nel tempo assieme a quella di Smyl #12,Linden #16 e Naslund #19.