In occasione dei Mondiali di 1a Divisione Gruppo A ospitati dalla FISG a Bolzano, ripercorriamo gli avvenimenti delle precedenti rassegne iridate disputate in Italia.
Se i risultati sportivi ai Mondiali di Praga del 1933 non furono all’altezza delle aspettative, quelli organizzativi ottennero esiti migliori: al Congresso tenutosi il 19 febbraio, la Federazione Internazionale assegnò all’Italia quelli dell’anno successivo, da disputare a Milano[1] dal 3 all’11 febbraio: al termine della votazione l’Italia la spuntò sulla Francia per 7 voti favorevoli a 5 e decisivo fu il ritiro della Svizzera che appoggiò la candidatura italiana. Il Marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro venne eletto Vice Presidente europeo della L.I.H.G., carica mantenuta fino al successivo Congresso in programma alla vigilia dei Mondiali milanesi.
Il 1933 segnò anche il trasferimento di tutte le Federazioni sportive a Roma. La FISG confluì nella Federazione Italiana dello Sci assumendo la nuova denominazione di Federazione Italiana Sport Invernali. La carica di Presidente fu ricoperta da Renato Ricci e quella di Segretario da Romolo Giacomini.
Il fervore che si respirò nei giorni che precedettero la manifestazione iridata fu tangibile: il Comune di Milano, per favorire l’accesso al Palazzo del ghiaccio di via Piranesi, fece abbattere la sopraelevata sulla quale transitava la tramvia n. 35, “per aprire un varco che permetta alle automobili che giungeranno al <Palazzo> dalla parte di via Romagna, di sfociare verso il prolungamento di via XXII marzo”. L’impianto sportivo, sotto la direzione dell’Ing. Ravetta, venne ampliato con l’aggiunta di tre tribune che portarono la capacità a 4.000 spettatori. Con lo scopo di ben figurare agli occhi dei membri della Lega Internazionale, l’organizzazione non lasciò nulla d’intentato: le squadre vennero fatte alloggiare in alberghi quali il Continental, il Diana, l’Excelsior Gallia e il Principe Savoia, per i giornalisti furono installate linee telefoniche speciali. Inoltre, nella giornata di apertura del 3 febbraio, a mezzogiorno il Podestà Duca Marcello Visconti di Modrone ricevette a Palazzo Marino tutti i partecipanti al torneo, accompagnati da numerose autorità locali, offrendo loro “un vino d’onore”.[2] L’Ingegnere Giorgio Baroni, Commissario Tecnico, convocò i portieri Augusto Gerosa (HC Milano), Enrico Calcaterra (HC Milano II) e Alberto De Bernardi (Diavoli Rossoneri Milano), i difensori Francesco Roncarelli, Giovanni Baroni e Franco Rossi (HC Milano), Decio Trovati (Diavoli Rossoneri Milano) e Francesco De Zanna (Cortina), gli attaccanti Carlo De Mazzeri e Luigi Venosta (HC Milano), Ignazio Dionisi, Camillo Mussi, Giampiero Medri e Giuseppe Timpano (HC Milano II), Gianni Scotti, Mario Zucchini e Aldo Marazza (Diavoli Rossoneri Milano) e Hans Lux (Bolzano); a causa di un infortunio l’unico giocatore che non si presentò fu l’ampezzano De Zanna.
Gli allenamenti iniziarono nella seconda metà di gennaio agli ordini del coach Ulrich Lederer al termine dei quali, il 31 gennaio, venne organizzata un’amichevole con lo Chamonix. Per l’occasione si scelse di non utilizzare la denominazione Italia, ma di nominare la squadra che avrebbe affrontato i francesi “Rappresentativa milanese”; gli ospiti, con quattro nazionali in formazione, si imposero per 1-0, grazie alla rete all’11’ di Albert Hassler. Sciolti gli ultimi dubbi il Commissario Tecnico Baroni decise che De Bernardi, Timpano e Marazza rimanessero a disposizione. La manifestazione raggiunse il numero record di quattordici rappresentative, nonostante pochi giorni prima dell’inizio Svezia e Polonia avessero dato forfait a causa di motivi di ordine finanziario e tecnico. La formula scelta al Congresso, tenutosi il giorno precedente, stabilì che sarebbe stata identica a quella dell’edizione precedente: due gironi da tre squadre e uno da quattro, con Canada e Stati Uniti escluse dalle eliminatorie; per non dare vantaggi alle Nazionali che formarono i gironi da tre squadre e per dar modo alle due rappresentative Nordamericane di tenersi in allenamento, si decise che quest’ultime disputassero delle amichevoli contro le squadre a riposo. Il sorteggio, effettuato dal Marchese Luigi Tornielli di Borgolavezzaro, inserì l’Italia nel girone con Austria, testa di serie, e Germania. Il 3 febbraio, giornata di apertura, gli Azzurri, di riposo, incontrarono per la prima volta gli Stati Uniti
La formula del Campionato del Mondo permise all’Italia di incontrare gli Stati Uniti, per la prima volta nella sua storia, durante la giornata di riposo, anche se solo a livello di amichevole.
Era sabato 3 febbraio 1934, per l’occasione la Nazionale a stelle e strisce venne rappresentata da giocatori delle Università dell’Alabama, Harvard e Boston, oltre al difensore Peter Besson (futuro coach dell’Italia negli anni ’50 con il quali gli Azzurri vinsero i Criterium d’Europa) dei Rapides de Paris e al portiere Clem Harnedy. Tra le autorità presenti in tribuna si poté notare l’Onorevole Renato Ricci, Presidente F.I.S.I., l’Onorevole Gorini, il marchese Tornielli, vice Presidente della L.I.H.G. e il conte Alberto Bonacossa, Segretario federale. Gli Azzurri si spinsero subito in avanti e all’1’ De Mazzeri non finalizzò l’occasione capitatagli, nei minuti successivi l’Italia usufruì di un power play che si esaurì con un nulla di fatto. Lasciati sfogare i padroni di casa, alla prima occasione gli Stati Uniti passaro in vantaggio con Stubbs al 5’. Gli italiani cambiarono le linee in cerca del pareggio, ma il contropiede americano fu letale e Stubbs si ripeté raddoppiando. Mussi e Scotti tentarono di risollevare le sorti del match azzurro con due conclusioni dalla distanza che fecero gridare al goal i 2.500 presenti, i quali, più tardi ebbero la possibilità di ammirare Stubbs, vero problema della retroguardia italiana, in due azioni personali.
L’avvio del periodo centrale esaltò Gerosa che negò la gioia del goal a Macdonell prima e Jeremiah e Bender successivamente. L’Italia spezzò l’assedio al 3’ con un’azione De Mazzeri-Venosta, gli statunitensi risposero con Smith, il quale, al 7’, in gran velocità, depositò il disco alle spalle del goalie Azzurro; un minuto più tardi gli Stati Uniti calarono il poker con Bender. Diminuito il ritmo di gara l’Italia tornò a farsi vedere in attacco con Roncarelli, Venosta e Scotti ben arginati dalla difesa statunitense. In apertura dell’ultima frazione di gioco Bender realizzò il quinto goal, malgrado i tentativi di Roncarelli e De Mazzeri di marcare il punto della bandiera. Fu invece Gerosa ad essere tenuto sotto pressione dagli attaccanti avversari. L’occasione da goal più nitida per gli Azzurri capitò al 12’ a Venosta che impegnò severamente Harnedy, ma il risultato rimase bloccato sul 5-0 per gli USA fino alla fine della partita.
Il giorno seguente gli Azzurri esordirono, davanti a 3.000 spettatori, contro la Germania, che lamentava le assenze dei fratelli Ball, esclusi dalla rappresentativa tedesca per ragioni politiche. Scesi sul ghiaccio senza Zucchini, il quale non presentò tutti i documenti necessari per la partecipazione al torneo, il Commissario Baroni dovette apportare delle modifiche alle linee, che nel primo tempo dettero i loro frutti consentendo agli italiani di chiudere la prima frazione di gioco sul 2-0 con le reti di De Mazzeri, su assist di Venosta, e Scotti, lesto a riprendere il rebound concesso dal goalie tedesco. Nel periodo centrale gli Azzurri, complice un calo fisico, subirono il ritorno degli avversari che, prima accorciarono con Alois Kuhn, al termine di una discesa con Horst Orbanowki, poi pareggiarono con Gustav Jaenecke, il quale superò Gerosa con un tiro dalla distanza. Nel terzo tempo, incitati dal pubblico di casa, i ragazzi capitanati da Roncarelli cercarono con insistenza la via del goal senza riuscirvi: lasciati sfogare gli avversari, i tedeschi risposero con un’azione personale di Albrecht von Bethmann-Hollweg che si concluse con la rete del 3-2 che gelò il Palazzo del Ghiaccio. Il finale di gara fu un vero e proprio assedio, ma la difesa teutonica resse all’onda d’urto azzurra. Nonostante la beffa l’Italia ebbe l’opportunità di rifarsi nell’ultima gara del Girone contro l’Austria: la novità in formazione fu l’inserimento di Trovati. Sostenuti da 3.500 tifosi gli Azzurri impiegarono due minuti ad aprire le marcature con un tiro da lontano di Dionisi; gli italiani tennero le redini del gioco per tutta la partita in cerca di un risultato più ampio, gli attacchi austriaci s’infransero contro Gerosa e dove non arrivò l’estremo difensore ci pensò il palo su tiro di Hans Tatzer all’11’. Erberto Levi, inviato della Gazzetta dello Sport, commentò la gara degli Azzurri con queste parole:
“La squadra italiana, disputando ancora la strenua gara focosa, ardente, vibrante dell’altra sera e, in più, giocando con miglior tattica, specie in difesa – ottima la partita disputata da Trovati – è riuscita a vincere la partita contro l’Austria, contro tutti i pronostici.”
La vittoria dell’Austria per 2-1 contro la Germania nella prima giornata fece sì che in classifica le tre formazioni chiudessero il Girone tutte a 2 punti e con uguale differenza reti, creando una situazione non prevista dal regolamento. La Commissione, riunitasi subito dopo la fine dell’ultimo match, decise di ammettere al turno successivo le tre nazionali modificando la composizione dei Gironi: da due Gironi di quattro squadre, divennero tre da tre. L’Italia fu inserita con Svizzera ed Ungheria e il calendario obbligò gli Azzurri a scendere in pista il giorno dopo alle 22.30 contro i magiari davanti a 4.000 spettatori: subito in goal al 3’ con De Mazzeri, gli arbitri Walter Brown e Howie Grant annullarono per fuori gioco; la gara proseguì a senso unico con i padroni di casa che imposero il loro gioco, l’Ungheria, con una difesa arcigna, respinse le folate avversarie. Complice il mancato riposo, il reparto offensivo azzurro non riuscì a trovare la via del goal. I tre tempi da 15’ si chiusero sullo 0-0, ma per regolamento era necessario, in questa fase, un vincitore, quindi si passò ai supplementari; la superiorità tecnica degli italiani nulla poté contro un avversario attendista. Al termine di altri tre tempi da 10 minuti ciascuno all’1.15 di notte la gara venne decretata conclusa. Nella seconda gara del Girone la Svizzera vinse di stretta misura (1-0). Per accedere alle semifinali l’Italia avrebbe dovuto vincere obbligatoriamente contro i rossocrociati: ma non andò per il verso giusto. Dopo quattro minuti Hans Cattini portò in vantaggio gli elvetici con un tiro a mezza altezza che sorprese Gerosa, mentre nella frazione centrale gli Azzurri naufragarono sotto i colpi di Richard Torriani, autore di una doppietta, ma recriminarono per un goal annullato al 2’ che sarebbe valso il momentaneo pareggio. Incapace di ribaltare il risultato, l’Italia dovette così affrontare il torneo di consolazione per conquistare la settima posizione. Nella prima partita i ragazzi del Commissario Tecnico Baroni si sbarazzarono abbastanza agevolmente della Romania con un rotondo 3-0 nato dalla rete di Venosta nel primo periodo e la doppietta di Scotti nell’ultima frazione di gioco. Contro la Gran Bretagna la musica fu diversa: ad essere suonati furono gli italiani che subirono l’iniziativa degli uomini della Terra d’Albione, i quali aprirono le marcature con Ted Jackson; nelle frazioni successive la superiorità degli avversari fu maggiore e si concretizzò con le reti di Carl Erhardt, Jim Borland e Gerry Davey. Sul 4-0 il goal della bandiera fu segnato da Mussi. Nell’ultima gara del torneo l’Italia ritrovò l’Austria: Baroni decise di far giocare Rossi, Timpano e Marazza in attacco e Mussi in difesa, i meno impiegati durante l’intero torneo. Al vantaggio austriaco al 2’ messo a segno da Franz Csongei, nel secondo periodo rispose Mussi. Dopo l’ultimo periodo chiuso a reti bianche, l’Italia dovette affrontare un’altra partita ai supplementari: i primi due terminano senza nulla di fatto, nel terzo, al 2’, Karl Kirchberger riportò in vantaggio gli ospiti, e a tre minuti dalla fine Venosta pareggiò e gli Azzurri strapparono un altro punto che valse il nono posto finale nella manifestazione vinta dal Canada.
[1] “A Milano il pattinaggio ha sempre avuto florida vita, più che in ogni altra città, e l’avere a disposizione per gli allenamenti un Palazzo del Ghiaccio non è poco vantaggio.” (La Stampa, 1 febbraio 1934). Per questo motivo ai Littoriali Invernali di Cortina che precedettero i Mondiali, il Guf di Milano si presenta come l’assoluto dominatore del ghiaccio mentre per la neve si prospetta battaglia tra Milano e Torino. Da segnalare che in questa occasione il titolo dell’hockey, o disco sul ghiaccio come veniva chiamato questo sport in epoca fascista, non venne assegnato ma Milano, Torino e Padova, le squadre che arrivarono alla fase finale, avendo concluso questa con una vittoria e una sconfitta ciascuna, si dichiararono soddisfatte del risultato raggiunto e si accordarono per dividersi in parti uguali il premio. Tra Torino e Milano non è solo battaglia per il ghiaccio ma anche collaborazione; infatti la gara di hockey dei Campionati Italiani del febbraio del 1934 a Sestriere, in programma al campo di pattinaggio del Principe di Piemonte, venne ospitata dal Palazzo del Ghiaccio di Milano a causa della temperatura elevata che non ne consentiva l’organizzazione nel luogo originariamente stabilito.
[2] La Stampa 4 febbraio 1934