di Davide:
Sul ghiaccio del Palasport Olimpico si affrontano due formazioni libere da esigenze particolari di classifica e che oppongono sul ghiaccio due stili di gioco molto differenti. Velocità, possesso e circolazione del disco i russi, solidità e grande spirito di squadra gli americani.
La prima parte di gara vede un dominio netto della Russia, tanto da fare presagire una vittoria senza problemi, soprattutto dopo la facilità con cui i russi si portano sul 2-0, prima con Korolyuk che sfrutta un corridoio centrale, si presenta davanti a Esche e insacca aggirandolo, poi addirittura in inferiorità numerica, con Kasparaitis che spezza l’azione di attacco americana, offrendo a Malkin il disco del 2-0. Sono passati 10 minuti e nessuno dei 9.300 spettatori immagina che il match possa offrire una qualche chance agli americani. Invece gli Stati Uniti trovano una rete abbastanza casuale in power play con Rolston e dal quel momento è come se la Russia smettesse di giocare, non riuscendo più ad essere incisiva e soprattutto lasciando agli USA il controllo del gioco.
Parita che riserva le emozioni più grandi nell’ultimo quarto: gli Stati Uniti trovano il 3-3 con una deviazione di stinco di Scott Gomez su conclusione di Schneider, ma al 49:55 il numero migliore della serata: una strepitosa intuizione di Evgeny Malkin che inventa letteralmente un passaggio smarcante tagliando il terzo d’attacco avversario e pescando nell’angolo opposto Alexander Ovechkin che non ha problemi a battere Esche.
A questo colpo di classe gli Stati Uniti rispondono forse con l’unico numero di fantasia: Erik Cole aggira la gabbia russa e batte Sokolov materializzandosi da dietro il palo. 4 a 4 a nove minuti dal termine; gli Stati Uniti provano a vincere l’incontro creando traffico davanti alla gabbia avversaria e sperando nella deviazione, ma èancora la classe dei singoli a salvare la baracca russa: al 51:52 Alexei Kovalev riceve da Datsyuk, finta il tiro per mettere a sedere il difensore e poi scaglia un diagonale rasoterra di precisione chirurgica che si infila sul palo lontano di Esche.
Gli Stati Uniti chiudono senza portiere, ma non riuscendo a trovare la rete dell’ulteriore pareggio.
Vittoria che proietta la Russia ad un problematico quarto di finale contro il Canada, mentre gli USA sono attesi dalla Finlandia. L’impressione generale che si ricava dopo questa partita è quella di una Russia certamente più forte ma meno squadra degli americani, molto legata all’estro dei suoi fuoriclasse, capaci di risolvere una gara con colpi di classe, ma poco inclini al sacrificio, a parte la coppia Andrei Markov, Darius Kasparaitis, davvero onnipresenti. D’altro lato gli Stati Uniti mancano del fuoriclasse che fa vincere la partita, ma trasmettono l’idea di squadra compatta e granitica, scorbutica e difficile da affrontare, un cliente dificile per tutti.