Continental Cup: la lunga rincorsa dell’Asiago alla Super Final (prima parte)

Continental Cup: la lunga rincorsa dell’Asiago alla Super Final (prima parte)

Continental Cup: unico torneo per club riconosciuto dalla IIHF. Per l’Asiago, nel corso degli ultimi anni, è diventato un appuntamento fisso, merito di un’attenta programmazione e di un lungo lavoro di valorizzazione dei giovani che ha portato i Leoni dell’Altopiano vicentino a vincere tre degli ultimi quattro scudetti. Tuttavia il debutto degli stellati, in questa competizione, avvenne nel lontano 2001 con l’organizzazione di uno dei tre gruppi del terzo turno preliminare, al quale gli stellati ebbero accesso, in qualità di Campioni d’Italia, insieme agli svizzeri del Lugano. Completarono il girone i bielorussi del Keramin Minsk e vice campioni nazionali del Milano Vipers, vincitori dei raggruppamenti del secondo turno. Gli elvetici godevano dei favori dei pronostici, malgrado le assenze di Christian Dubé e Chris Lindberg, rimasti a casa per infortunio, coach Zinetula Bilyaletdinov poté sfoggiare il nazionale francese Christobal Huet, l’ex NHL Petteri Nummelin in difesa e il neo acquisto canadese Mike Maneluk in attacco. Vipers ed Asiago erano destinati a rinverdire la rivalità, nata dopo le finali scudetto disputate qualche mese prima, e il Keramin Minsk nello scomodo ruolo di sparring partner.

L’onore di aprire il torneo toccò ai padroni di casa, i quali incontrarono i bielorussi; i giallorossi, sfruttando sapientemente le superiorità a proprio favore, piegarono il Keramin 5-2: Eric Houde e Martin Gendron, in superiorità, portarono l’Asiago sul momentaneo 2-0, il ritorno degli ospiti non si fece attendere, Pihulevski Siarhei e Dmitri Mialeshka riequilibrarono il match a cavallo dei primi due periodi. Incassato il pareggio, gli stellati cambiarono ritmo allungando nuovamente con Gendron e Lucio Topatigh (in power play) e chiudendo ogni discorso nell’ultima frazione di gioco con Houde che realizzò il quinto goal a porta vuota. La sorpresa di giornata  venne dal Milano; le vipere, contro ogni pronostico, si rivelarono fatali al Lugano costretto a piegarsi per 4-2, tuttavia dovettero accontentarsi del secondo posto provvisorio a causa della peggiore differenza reti.
L’Asiago mantenne la testa della classifica anche al termine della seconda giornata; il derby con il Milano si chiuse 2-2 malgrado il doppio vantaggio dei meneghini (Slava Uvaev, in power play, e James Hiller i marcatori) annullato dalle reti di Houde e Giorgio de Bettin. Tuttavia la beffa si materializzò nell’ultimo turno: con la vittoria del Milano sul Keramin Minsk per 3-0, all’Asiago era necessario conquistare un successo con almeno due reti di scarto contro il Lugano già eliminato; l’1-0 di Gregory Christen, realizzato a metà del primo tempo, rischiò di minare l’umore giallorosso. Riorganizzatisi durante il primo intervallo, i ragazzi di Benoit Laporte si portarono sul 3-1 con i goal di Luca Rigoni e la doppietta di Houde. Due reti di vantaggio e final four di Zurigo all’orizzonte. Missione compiuta? Tutt’altro. Quando i tifosi erano pronti ad innalzare i boccali colmi di birra, successe il patatrac: le reti di André Rotheli (19.43) e Ryan Gardner (19.56) in 13” avvilì l’ambiente. Eric Lecompte, nel terzo tempo, colse il 4-3, la gara s’incanalò sui binari dell’equilibrio; nei minuti finali Laporte tentò il tutto per tutto togliendo François Gravel dai pali per l’uomo di movimento in più, ma la mossa sortì la rete del pareggio bianconero, a porta vuota, di Andy Naser che valse il 4-4 finale e che qualificò il Milano Vipers.
La nomina di Gravel e Houde, quali, rispettivamente, miglior portiere e miglior attaccante del torneo, fu l’unica consolazione che l’entourage giallorosso poté permettersi.

Un anno più tardi l’Asiago ci riprovò, la IIHF confermò alla società dell’Altopiano vicentino l’organizzazione di uno dei tre gruppi del terzo turno. Oltre al ritorno del Keramin Minsk e alla presenza dell’Olimpia Lubiana, qualificati di diritto, il girone si completò con l’approdo dei finlandesi dello Jukurit Mikkeli vincitori di uno dei gruppi della seconda fase. In palio l’accesso alla fase conclusiva in programma a Milano e Lugano.
Come nell’edizione precedente, gli stellati esordirono incontrando i bielorussi; gli ex sovietici presentarono un roster maggiormente competitivo rispetto a quello visto nella stagione precedente: con Evgeni Lebedev, nuova  guida della squadra, l’attacco poté contare sulle prestazioni dell’attaccante Gennadi Savilov, il quale affiancò i noti Roman Romanenko, Yaroslav Chupris e Mialeshka. Nonostante i bielorussi avessero dominato la frazione di gioco iniziale, costringendo Gravel a fare gli straordinari, l’Asiago passò in vantaggio con Stefano Frigo lesto a ribattere in rete un rebound concesso dal goalie avversario. Il raddoppio, dopo appena 26” del secondo tempo, fu opera di de Bettin in doppia superiorità. I padroni di casa mantennero le redini del gioco, tuttavia, a metà periodo, gli ospiti sfruttarono un power play riaprendo la gara con Dmitri Dudik e pareggiando, qualche minuto più tardi, con Valeri Ermolov. Neanche il tempo di gioire e 15” più tardi lo slapshot di Michele Strazzabosco gonfiò la rete avversaria riportando in vantaggio i suoi. I Leoni dell’Altopiano non trovano la zampata decisiva per chiudere la partita, a 2’ dal suono della sirena Mihaleska trovò il definitivo 3-3. La vittoria dello Jukurit contro l’Olimpia Lubiana, costringe l’Asiago ad inseguire in classifica.
L’avversario della seconda giornata fu l’Olimpia Lubiana, formazione infarcita di nazionali che non disdegnavano il gioco fisico, soprattutto alle balaustre. A complicare il quadro si aggiunsero le assenze di Pierangelo Cibien e Frigo, usciti malconci dall’incontro del giorno prima. Gli sloveni aprirono le marcature con Jaka Avgustincic allo scadere di un power play; nella stessa situazione di gioco Reggie Savage impattò il match, ciò nonostante Laporte dovette fare i conti con il forfait di Da Corte costretto ad abbandonare il ghiaccio fermato dal “colpo della strega”. Il gioco tignoso degli avversari costò loro una penalità che permise a Dany Bousquet di portare nuovamente in vantaggio gli stellati, vanificato da un macroscopico errore della retroguardia che consentì a Luka Zagar di raggiungere il pareggio inficiando quanto creato fino a quel momento. Si sa, la fortuna aiuta gli audaci e i giallorossi si riportano in vantaggio dopo appena 1’28” dall’inizio del terzo periodo: in situazione di superiorità Valentino Vellar, in mischia, trovò il pertugio nel quale far transitare il disco; nei minuti successivi l’Asiago controllò le operazioni di gioco riuscendo ad incamerare i due punti. Il successo del Keramin Minsk ai danni dello Jukurit (5-3) catapultò i vicentini al primo posto condiviso con gli stessi bielorussi che vantarono una migliore differenza reti.
Nell’ultima giornata la vittoria per 3-2 del Keramin sull’Olimpia Lubiana, proiettò i padroni di casa nella stessa situazione di un anno prima: per ottenere la qualificazione era necessario battere i finlandesi dello Jukurit con almeno tre reti di scarto o con due goal se il punteggio fosse stato superiore al 5-3. Frigo, tornato disponibile, aprì le marcature al 12’ del primo tempo facendo sognare i proprio tifosi. La gara risultò vivace, gli scandinavi colsero il palo al 22’, ma rischiarono di capitolare per la seconda volta con Cirone. Il loro gioco dinamico portò, al 43’28”, al pareggio di Samuli Piiroinen. I ragazzi guidati da Laporte provarono a reagire al contraccolpo psicologico provando a cambiare l’inerzia della partita, senza, tuttavia riuscirci. Ville Kiiskinen raddoppiò spegnendo ogni velleità degli stellati. Per il secondo anno Gravel venne premiato quale miglior portiere del torneo.

L’edizione  2003/04 fu quella in cui l’Asiago raccolse il risultato peggiore di sempre; la condizione fisica non ottimale mise a nudo i limiti della formazione guidata dal nuovo coach Paulin Bordeleau. Inseriti nel secondo turno, nel mese di ottobre gli stellati volarono a Rouen (Francia), dove, oltre ai padroni di casa, trovarono i transalpini dell’Amiens e gli olandesi dell’Amsterdam.
L’esordio con l’Amiens  evidenziò problemi di finalizzazione: passati in vantaggio con Cirone in superiorità e prese le adeguate contromisure alle folate avversarie, i giallorossi non furono in grado di arginare i pericoli portati da Brice Chauvel e Élie Marcos, i quali ribaltarono il punteggio in 58” sul finire del primo tempo. Un uno-due che avrebbe potuto mettere K.O. i giallorossi, i quali, tuttavia, rimediarono nella frazione di gioco finale con Cirone. Fallita l’occasione del possibile vantaggio con Vadims Romanovskis al 55’, i francesi castigarono gli avversari con la rete del loro capitano Luc Chauvel a 2’ dal suono della sirena.
Le modifiche delle linee apportate da Bordeleau e l’innesto di Nicola Lobbia al posto di Gravel non migliorarono le prestazioni della sua squadra, la quale andò incontro ad una débâcle clamorosa nell’incontro con l’Amsterdam conclusosi con il risultato tennistico di 6-0. Non andò meglio nell’ultima gara contro il Rouen: con lo sguardo rivolto al campionato, i Dragoni transalpini non trovarono particolari resistenze. Lo 0-4 finale chiuse un’avventura che lasciò l’Asiago al palo.

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