Robert Schnabel:«Mi fermerei un’altra stagione»

Robert Schnabel:«Mi fermerei un’altra stagione»

Robert Schnabel, roccioso difensore ceco in forza al Val di Fassa, grazie alla collaborazione tra Hockeytime e l’ufficio stampa della società, ha dato la possibilità ai tifosi di rivolgergli alcune domande prima della fine della serie dei playoff.
Schnabel, arrivato dal Plzen (squadra di prima lega ceca) a stagione in corso, ha collezionato 28 presenze mettendo a segno 15 punti ( 5 reti e 10 assist) e ricevendo 91 minuti di penalità, diventando in breve tempo perno fondamentale della difesa ladina.

Ciao Robert, innanzitutto ti ringrazio per essere qui e per aver messo a disposizione il tuo tempo per i lettori di Hockeytime e per tifosi del Fassa.

È un piacere per me, mi piace stare a contatto con i tifosi.

Come giudichi la stagione del Fassa finora, tra regular season e qualifying round?

Sono partiti molto forte, poi c’è stato un calo dei ragazzi e una crescita delle altre squadre. Io sono arrivato a stagione in corso, abbiamo sempre giocato un buon hockey ma purtroppo non tutto andava come ci aspettavamo e volevamo. Agli allenamenti abbiamo sempre lavorato duro, per sopperire alla difficoltà realizzativa abbiamo dovuto creare molte occasioni da gol e questo può provocare qualche errore in difesa; in più anche le altre squadre sono cresciute molto, e le partite erano sempre molto difficili da affrontare, partendo dal Val Pusteria arrivando al Vipiteno.

Ora passiamo a te, Robert: tutti ormai conosciamo il roccioso difensore che porta il numero 3, ma chi è Robert Schnabel fuori dalla pista ghiacciata?

Sono un ragazzo normale, come tutti gli altri: ci sono delle giornate in cui sono più felice ed euforico, altre un po’meno, ma quello che faccio fuori dal ghiaccio sono le stesse cose che fa qualsiasi persona.

Sei arrivato alle pendici della Marmolada a stagione in corso: come ti sei trovato in Val di Fassa?

Canazei è uno dei posti più belli in cui ho vissuto, ho mandato tante foto a mia mamma e ai miei amici per far vedere quanto sia fortunato. Purtroppo penso che la gente del posto, essendo abituata a questi paesaggi, faccia più fatica ad apprezzarli, ma sono molto fortunati a vivere qui.

Guardando il sito della Lega, possiamo notare come nel campionato italiano militino solo 5 giocatori della repubblica ceca: tre di questi, Schnabel, Turon e Chvatal, oltre a coach Miroslav Frycer, che pure lui è ceco, sono in forza al Fassa. Quanto ha influito nella scelta?

Quando il Fassa mi ha cercato, giocavo a Plzen , ma avevo un contratto breve e le prospettive per il futuro erano minime, quindi ho deciso di cambiare e sicuramente il fatto che ci fosse Frycer ad allenare il team ha influito sulla scelta: non ho mai giocato per lui, ma ho avuto referenze ottime dagli amici e ho deciso di provare quest’esperienza.

Guardando le statistiche ufficiali, vediamo che sei il secondo giocatore più alto ( 195cm) del campionato italiano dopo Steve Valiquette, il portiere del Valpellice, e il giocatore più pesante (108 kg) insieme a Adam Henrich. Quanto aiuta una fisicità simile nell’hockey? E soprattutto nel tuo ruolo di difensore?

Ogni giocatore ha le sue caratteristiche, quindi può aiutare avere un fisico importante, ma ha anche i suoi difetti, infatti è più difficile per me compiere interventi difensivi su giocatori piccoli e veloci. Anche i difensori più piccoli, potendo contare su agilità e velocità maggiori, risultano avvantaggiati in determinate situazioni, quindi tutto sommato ci sono dei fattori positivi e dei fattori negativi.

Nella tua carriera hai preso parte a diversi campionati: Whl, Ahl, Nhl, SEL, Czech, Sm-Liiga ( Lega Finlandese) e Italia. Quali sono le differenze tra i vari campionati? In quale ti sei trovato meglio?

Non avevo mai seguito l’hockey italiano prima di arrivare al Fassa, a differenza dell’hockey americano mancano i grandi nomi, ma i tanti ragazzi soprattutto canadesi portano in Italia le esperienze vissute in AHL e questo è un vantaggio. In AHL e NHL le partite sono molto difficili visto il livello dei giocatori, e questo a me piaceva molto; in repubblica ceca l’hockey è molto più fisico, mentre in Finlandia è un gioco più veloce anche se i giocatori sono forti fisicamente. Ogni campionato ha le sue caratteristiche.

L’apice della tua carriera sono sicuramente le tre stagioni nelle quali, facendo parte dei Milwaukee Admirals, hai avuto la possibilità di esordire in NHL con i Nashville Predators, mettendo a segno 3 punti in 22 presenze. Come ricordi quest’esperienza?

È stato un bellissimo periodo, anche se sono stato sfortunato visto che a inizio campionato ho avuto un infortunio che mi ha tenuto lontano dal ghiaccio qualche mese, e in campionati di quel livello sono subito pronti a sostituirti. Al mio rientro ho avuto difficoltà a trovare nuovamente spazio, ma è stata sicuro un’esperienza formativa importante.

Guardando le statistiche, hai una media punti di 0,6 a partita, la più alta della tua carriera. Ti trovi bene nel campionato italiano?

È dovuto al fatto che negli altri campionati ero più relegato al ruolo di difensore puro, e le possibilità offensive erano limitate, mentre qui in Italia, complice il fatto che a roster ci sono meno difensori che ruotano, posso stare più tempo sul ghiaccio soprattutto in situazione di powerplay e questo mi ha permesso di mettere a referto più punti del solito.

Qual è il giocatore più forte con cui abbia mai giocato insieme?

Domanda difficile, sicuramente è un giocatore della NHL: ho giocato con tanti giocatori molto forti che hanno fatto carriera, ma il più forte è sicuramente Jagr, che ho incontrato nei camp di allenamento che si tengono prima del campionato.

Sicuramente, fare il giocatore di hockey professionista è il tuo sogno da bambino. È stato faticoso raggiungere il tuo sogno? Consiglieresti la strada che hai intrapreso ai ragazzi delle giovanili del Fassa?

È stato difficile, soprattutto nell’età dell’adolescenza. In quegli anni, infatti, molti preferiscono smettere di impegnarsi duramente tutti i giorni, avere qualche anno di divertimenti, soprattutto con le ragazze, e poi andare a lavorare. Io invece ho continuato sulla mia strada, e sono stato aiutato da persone come i miei genitori che non mi hanno mai detto “devi fare questo, piuttosto che quello”, ma mi hanno sempre lasciato scelta su tutto, mettendomi però davanti i pro e i contro di ogni scelta che avrei intrapreso. Sicuramente è una scelta che consiglierei a tutti i ragazzi delle giovanili perché sono esperienze stupende, anche se bisogna lavorare duro.

Sicuramente sei il perno fondamentale della difesa ladina insieme a “the wall” Frank Doyle. Questo, per te, è più una peso da portare sulle spalle o è una responsabilità che ti stimola a dare il meglio ogni partita?

Non va interpretato come un peso, anche perché quando dimostri a tutti i tuoi compagni di allenarti duramente e di dare sempre il tuo meglio ottieni la loro fiducia e si crea un armonia in campo. Sicuramente, quand’ero più giovane, a causa dell’inesperienza, interpretavo come un peso la responsabilità, mentre ora riesco sempre a dare il massimo sfruttando proprio la responsabilità che ho sulle spalle.

Addentrandoci più nello spogliatoio ladino, qual è il giocatore con cui ti trovi meglio sul ghiaccio? E fuori?

Quest’anno, al Fassa, ho incontrato dei grandissimi compagni sia dentro sia fuori dal ghiaccio, e passare tanto tempo con loro fa nascere un legame molto bello tra i giocatori. Sicuramente, questo è stato l’anno in cui mi sono trovato meglio con tutto lo spogliatoio, quindi dirti il nome di qualcuno mi farebbe sicuramente fare un torto a qualcun altro, per cui ti dirò che mi trovo benissimo con tutti i ragazzi del team.

Qual è stato il giocatore più difficile da fermare in questa stagione?

Anche qui, non c’è un singolo giocatore, perché ogni squadra ha il suo punto di forza e quindi sarebbe difficile dirti un singolo nome. È stato un campionato molto impegnativo, abbiamo affrontato parecchie squadre con buoni giocatori.

In molti hanno chiesto se resterai, o se puoi restare, il prossimo anno. Invece che farti questa domanda, ti chiedo: se ce ne fossero i presupposti, rimarresti ancora una stagione?

In società ci sono ottime persone, Roberto e Dimitri ( Roberto Ongari, presidente del Fassa e Dimitri Demarchi, dirigente, ndr)  sono ottime persone e sicuro sceglieranno per il meglio per la società, poi il coach è una persona di grande esperienza quindi posso dire che, salvo imprevisti, mi piacerebbe fermarmi ancora una stagione in Val di Fassa.

Robert, manda un messaggio ai tifosi del Fassa

Ragazzi, ci vediamo a Bolzano, abbiamo bisogno anche del vostro aiuto….!!

Ringraziamo Robert Schnabel e la Sportiva Hockey Club Fassa per la disponibilità.

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