Dopopartita Italia-Canada: Michele Strazzabosco

Dopopartita Italia-Canada: Michele Strazzabosco

di Filippo Restelli

HOCKEYTIME:”Iniziamo da una valutazione generale del match:secondo te è stata una buona prova o si poteva fare meglio? E la condizione dell’Italia a che punto è?”

MICHELE STRAZZABOSCO:” La partita credo sia stata decisamente bella, anche per il pubblico, visto che anche i nostri avversari erano una bella squadra. Si vedeva certamente che non avevano mai giocato insieme ed erano trainati soprattutto dagli acuti dei singoli, in effetti credo che siano scesi sul ghiaccio tutti insieme per la prima volta solo all’allenamento della mattina, e soprattutto nei powerplay lo si capiva chiaramente. Come occasioni direi che eravamo li, loro sono stati più bravi a fare quel gol in più che li ha fatti vincere.”

HT:”Parlando invece della tua prestazione personale, molti osservatori hanno notato un calo nel terzo periodo:può essere stata stanchezza, magari causata dal livello decisamente elevato dell’avversario?”

MS:”In effetti ero stanco, io come il resto della squadra, in quanto l’allenamento che abbiamo fatto al mattino è stato fatto appositamente duro, e nel terzo tempo sicuramente lo si avverte. E’una cosa studiata appositamente da Goulet per darci poi il ritmo per le tre partite in tre giorni di questo weekend.”

HT:”Molti tuoi colleghi ritengono che alle Olimpiadi il vostro obiettivo sarà battere Germania e Svizzera:concordi?”

MS:”Beh, si, sono le due squadre su cui dobbiamo fare il girone. Se dovessimo fare punti contro il Canada e poi perdere contro una delle due squadre da te citate, ci servirebbe a poco, il nostro obiettivo nel girone è battere loro per star comunque davanti indipendentemente da come finisce il match tra loro due.”

HT:”Parentesi sul campionato:la decisione di firmare per il Milano è stata lunga e meditata oppure hai accettato la loro offerta al volo?”

MS:”Io sinceramente ho sempre avuto l’obiettivo di venire a giocare a Milano, sono sempre stato attirato dalla città, dalla squadra e dall’ambiente. Il primo anno della rinascita del Milano ero ad un passo dalla firma, ma poi saltò tutto, l’anno dopo fui costretto io a rifiutare per motivi familiari. Ora ero ancora alla ricerca di nuovi stimoli e di provare una nuova esperienza ed ho accettato. Ad Asiago sapevano bene che avrei potuto andarmene, ma sono comunque rimasti abbastanza sorpresi quando gliel’ho comunicato”

HT:”Parlavi dell’ambiente:come ti sei trovato con i tifosi, visto che alcuni ti hanno dedicato degli striscioni mentre altri non ti hanno perdonato i tuoi lunghi trascorsi ad Asiago?”

MS:”All’inizio è stato veramente pesante, ed a tratti è pesante ancora adesso, mi sento sotto pressione per questo, anche se lo avevo messo in conto. Io lavoro, cerco di conquistare maggior consenso possibile. Certo quei due striscioni mi hanno fatto molto piacere. In definitiva, però, devo cercare di pensare a migliorarmi io ed al bene della squadra e quindi rapportarmi alle reazioni dei tifosi con il giusto distacco.”

HT:”Tornando alla Nazionale, secondo te va bene un’Italia formata sia da italiani che da oriundi o sarebbe meglio un’Italia di italiani?”

MS:”Dipende. Innanzitutto dagli oriundi:è vero che ci sono degli italo nuovi, ma è anche vero che ci sono degli italo che ormai sono qui da così tanti anni che è difficile non considerarli italiani. Per quanto riguarda gli italiani, anche qui bisogna distinguere:ad esempio a Bolzano ci sono dei giocatori che vivono in una realtà geograficamente particolare, parlano tedesco e magari tifano il Bayern. In generale, comunque, direi che gli italo vanno benissimo a patto che siano giocatori di qualità e che quindi servano alla squadra. E’ un peccato ad esempio che magari in passato degli allenatori canadesi abbiano prediletto degli oriundi a discapito di italiani altrettanto meritevoli se non più meritevoli. Certo, spesso invece sono giocatori tecnicamente superiori e che quindi alla Nazionale non possono che far bene.”

HT:”Ultima domanda:hai o hai avuto una persona che ti ha ispirato nell’hockey o che agli inizi ti ha convinto ad intraprende questa carriera?”

MS:”Mah, devo dire che non c’è una persona in particolare che ho proprio preso come esempio, ma sicuramente molti allenatori mi hanno aiutato. Ad esempio con La Porte mi sono trovato molto bene, ed è stato importantissimo per me Kavcic, il mio primo allenatore di serie A. Mi ha dato fiducia a soli 17 anni lasciandomi sbagliare, dandomi il tempo di crescere. E’ un peccato che al giorno d’oggi ciò accada poco, non viene dato il tempo di imparare passando per degli errori, normalissimi ad inizio carriera. Ora squadre come Milano, Cortina, Bolzano e la stessa Asiago partono per vincere, in campionati che hanno poche squadre e quindi sono molto selettivi, e quindi subentra un naturale desiderio di vincere nel minor tempo possibile. Diciamo che le società hanno meno pazienza oggi.”

Si ringrazia la F.I.S.G. e Michele Strazzabosco per la disponibilità

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