Intervista ad Alberto Ambrogi giornalista de Il Giorno

Intervista ad Alberto Ambrogi giornalista de Il Giorno

HT: Alla luce dei risultati finali di questo campionato un suo commento sulla stagione appena conclusa ed una valutazione qualitativa di quanto espresso sul ghiaccio.

AA: Dopo una prima fase utile per delegittimare la prossima serie A, ma mortifera ai fini dello spettacolo, si è assistito ad una poule scudetto di ottimo livello e a dei playoff assolutamente non scontati (vedi Bolzano fuori nei quarti) e ad una finale al cardiopalma e quanto mai equilibrata e combattuta.

HT: Vorremmo un suo giudizio sulle singole squadre che hanno dato vita a questo campionato:

AA: Milano: scudetto assolutamente meritato, ha dimostrato di avere una mentalità vincente perché vincere è difficile, ma ripetersi lo è ancora di più.

Asiago: sulla carta leggermente inferiore al Milano, ai vicentini è mancata quella mentalità di cui sopra, soprattutto dopo essere stati in vantaggio nella serie.

Fassa: eterna semifinalista, con un allenatore come Ivany ci si poteva aspettare almeno una vittoria in semifinale con l’Asiago. Senza lode né infamia.

Cortina: bellissima sorpresa del campionato, ha dimostrato che la conoscenza dell’hockey e del mercato portano sempre a grandi risultati.

Bolzano: stagione disastrosa, tradita dai mercenari, e ancora una volta dal pubblico, ha già pensato alla rifondazione, chiamando nello staff un grande come Zarrillo.

Merano: guardando ai soldi spesi poteva fare di più, soprattutto in regular season per evitare nei quarti i Vipers, contro i quali non ha comunque demeritato.

Renon: saggia scelta dell’allenatore e degli stranieri. Con un budget limitato ha fatto vedere un bell’hockey, infiammando il competente pubblico dell’Altopiano.

Alleghe: stagione da dimenticare: da Theriault ci si aspettava molto di più e per questo non verrà confermato. Sbagliata anche la scelta dei troppo pochi stranieri

Varese: come prima stagione in serie A è andata abbastanza bene. Validi i giovani oriundi, da migliorare l’organizzazione societaria, da ritrovare il grande pubblico.

Brunico: i Lupi hanno avuto dalla loro un grandissimo e numeroso pubblico. Forse potevano puntare ai playoff, ma la salvezza dà le basi per continuare e migliorarsi

Torino: vedi ultima risposta

Gardena: dopo una regular season penosa con 1 vittoria 2 pareggi e 25 sconfitte è riuscita a giocarsi i playout col Varese, finendo fuori in 2 partite. Cui prodest?

Egna: meno peggio la prima fase, pessima la seconda, Non sarebbe dovuta essere ammessa alla serie A, così come il Caldaro, per mancanza di pista coperta

Caldaro: se il portiere finlandese Kohvakka fosse arrivato prima, forse la salvezza non sarebbe stata un miraggio. Da salvare qualche italiano, coach Piparrinen no.

Appiano: uno dei più autorevoli quotidiani altoatesini ne pronosticava la nona piazza. Ha chiuso la prima fase 14esimo. Chi ha sbagliato?

HT: Qual è secondo lei il giocatore che valuta come il migliore della stagione
e che ha espresso il miglior hockey?

AA: Uno per reparto: Muzzatti. Qualche leggerezza in regular season, ma quando i dischi diventano pesanti come macigni, lui non sbaglia. Un maestro nel parare i rigori e nel gioco fuori porta, è stato visto addirittura caricare i terzini all’altezza della linea blu. Leo Insam (quello dei playoff): grinta, classe, tecnica e senso del gol.Tony Tuzzolino: non bellissimo da vedere, ma dotato di un grandissimo fiuto del gol. Capace di segnare in qualsiasi modo. Una macchina da gol

HT: Come giudica l’iniziativa federale di dare vita il prossimo anno ad un campionato a 10 squadre e cosa si aspetta da essa?

AA: Speriamo che, almeno una volta tanto, la Federazione metta in atto quello che ha detto. Ci siamo sorbiti una prima fase a 15 squadre (in cui per rimanere svegli a certi incontri ci voleva un thermos di caffè) per delegittimare in maniera assolutamente meritoria dal punto di vista sportivo quali fossero le 10 squadre che avrebbero dovuto giocare in serie A nella stagione 2004/2005. Ci sono state delle retrocessioni non preventivate (su tutte quella del Torino) ma a questo punto riallargare la serie A sarebbe l’ennesima buffonata e una presa per i fondelli per quelle squadre (Varese e Brunico) che hanno lottato per non retrocedere e si sono conquistate la permanenza in serie A. Il Torino potrà tornare in A solo se qualche squadra che avesse diritto a giocare nel massimo campionato, dovesse rinunciare. Cosa mi aspetto dalla Fisg? Forse è meglio non aspettarsi niente visto che ogni anno sembra che venga trovato uno sponsor per il campionato (vi ricordate il Brancamenta di qualche anno fa, alla presentazione del campionato tra un po’ offrivano le bottiglie e poi non se ne è fatto più niente). Non sono cose impossibili da realizzare, ci vuole solo un po’ di buona volontà, tuttavia le scuse che vengono trovate ogni anno sono molteplici. Oramai anche il tamburello (con tutti il rispetto) fa gli aggiornamenti online dei risultati, mentre chi segue l’hockey deve affidarsi all’apprezzabile lavoro del sito del Merano, perché la federazione non è in grado di farlo.

HT: Mercato: indipendentemente dai nomi in quale direzione si dovranno muovere le singole società per prepararsi alla prossima stagione?

AA: La valorizzazione del vivaio è assolutamente imprescindibile. Per quanto riguarda gli stranieri, sicuramente sul mercato comunitario, anche alla luce dei nuovi ingressi nella Cee.

HT: Capitolo nazionale; come giudica i risultati appena ottenuti ai mondiali?

AA: Comincio a conoscere meglio Goulet e, a parte la sparata in Coppa Italia a Bolzano, quando ha dichiarato che l’Italia avrebbe puntato ad una medaglia alle Olimpiadi, mi sembra un allenatore preparato e con la testa sulle spalle. Qualcuno dirà che si poteva scegliere di meglio, tuttavia Goulet comincia a rendersi conto della situazione dell’hockey italiano e ad agire di conseguenza: non è un pazzo o un visionario. Il mondiale di Danzica? Un peccato perché non so se i signori Chitarroni, Muzzatti, Felicetti, Busillo torneranno in Nazionale. Però c’è anche da dire che la Slovenia (la squadra promossa) aveva fatto un raduno di preparazione di 3 settimane, giocando altrettante partite amichevoli. Anche qui, se la Federazione organizzasse il campionato in maniera differente, forse i risultati sarebbero diversi. Ma le colpe non sono solo della Federazione: se per alcune squadre dare i giocatori alla nazionale è un privilegio, per altre è solo una scocciatura (non faccio nomi, ma c’è un presidente che a una riunione federale ha chiesto se i giocatori che vanni in Nazionale devono portarsi le stecche). Anche questa sarebbe una mentalità da estirpare.

HT: Crede che la presenza della squadra torinese nella massima serie nazionale possa essere un incentivo per il nostro movimento in vista delle
Olimpiadi?

AA: E’ lapalissiano, tuttavia il TorinoValpe della passata stagione ha avuto dei risultati disastrosi, in termini di pubblico, quando ha giocato a Torino Esposizioni (poche decine di spettatori). Questo dimostra che la presenza di una squadra, se non supportata dalle istituzione (Cio, Toroc, Fisg etc) non basta a creare interesse. E’ chiaro che a 2 anni dalle Olimpiadi non è certo un buon viatico la mancanza di una squadra nel capoluogo torinese, tuttavia ci si doveva muovere prima, il progetto del TorinoValpe non ha avuto gli esiti sperati, ma difficilmente poteva essere altrimenti, vista la poca organizzazione della squadra (dalla scelta degli stranieri, troppi e continuamente sostituiti) e soprattutto per le gravi difficoltà ambientali in cui si è trovata a operare. Non è bastata quindi l’esperienza e la bravura di un tecnico preparato come Massimo Da Rin. Con un po’ di cinismo si può anche aggiungere che comunque alle Olimpiadi invernali tra gli eventi storicamente più seguiti c’è l’hockey, quindi una squadra a Torino è importante, ma sempre fino a un certo punto. Al massimo si pone un problema sul dopo Olimpiadi…

Ringraziamo Alberto Ambrogi per la disponibilità

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