Felicetti a Spazio Hockey

Felicetti a Spazio Hockey

di Marco Depaoli

Di seguito l’intervista all’attaccante dei Milano Vipers Dino Felicetti, tratta da Spazio Hockey, rubrica in onda dalle frequenze Radio Padania Libera condotta da Edoardo Tin, Marco Depaoli e Fabio Dragoni, registrata venerdì 13 febbraio 2004.

Spazio Hockey: «Dino, tanto per cominciare complimenti per la tua stagione. Sinceramente nessuno, nemmeno i tifosi del Milano, si aspettava quest’anno un Felicetti così esplosivo, attualmente capocannoniere del campionato, davanti a due campioni con i fratelli Omicioli. Raccontaci di questo exploit ».

Dino Felicetti: «Non so com’è successo. Sono venuto qui e mi sono trovato molto bene con i miei vecchi amici della nazionale. Giocando qui mi sento proprio come a casa. Con gli Omicioli è stata una battaglia fin dall’inizio dell’anno: prima erano davanti loro, poi io, e via dicendo… Quest’anno ho la fortuna che non mi sono fatto male, ho potuto giocare tutte le partite e giocando con giocatori come Lefebvre, Beattie, Chitarroni, Busillo… fare punti è anche facile».

Spazio Hockey: «Passare da una realtà come Alba a una come Milano è un passo molto importante nella carriera di un giocatore, staccarsi dalla squadra “madre” per andare a giocare in un grande blasone. Ci sono state delle difficoltà o ti sei inserito bene?».

Dino Felicetti: «Sono due cose diverse giocare a Canazei e giocare a Milano. Fassa è più fare una squadra per i turisti, Milano è fare una squadra per vincere sempre. Prima di concludere la mia carriera volevo vincere uno scudetto e il miglior posto per farlo è a Milano. Mi sono trovato molto bene con Adolf, il presidente e tutti gli altri della squadra. Mi piace qui ed è importante perché anche la mia famiglia è contenta: mia moglie, i miei figli… Fin adesso me la passo molto bene qui a Milano».

Spazio Hockey: «I tifosi del Milano sono sicuramente i più calorosi del campionato, che rapporto hai con loro?»

Dino Felicetti: «Quando giocavo nel Fassa lo sapevo: giocare a Milano è sempre dura per via dei tifosi. Ma adesso che questi tifosi li hai alle tue spalle è bello perché sono sempre lì che ti aiutano. Guarda, i tifosi che ha Milano non esistono nell’Italia dell’hockey. È sempre bello giocare in casa perché i nostri fans ti battono le mani incessantemente e ti sostengono».

Spazio Hockey: «Martedì sera ad Asiago è stata come sempre una bella partita e, a parte il fatto che contro il Milano ci mettono sempre qualcosa in più, le due squadre hanno giocato nei primi due periodi “alla morte”. Poi dopo l’infortunio di Helfer si sono un po’ calmati gli animi e la stanchezza è venuta un po’ fuori…»

Dino Felicetti: «Sicuramente, perché noi siamo tornati dalla nazionale, abbiamo giocato queste tre patite e poi giocare ad Asiago è stata molto dura, perché loro per fare anche un punto hanno giocato sporco dall’inizio della partita. Ma noi abbiamo giocato abbastanza bene in difesa e abbiamo ottenuto il risultato che volevamo: un punto fuori casa, ad Asiago, è sempre un buon punto».

Spazio Hockey: «Ieri però (giovedì per chi legge ndr), passo falso. Cos’è successo?»

Dino Felicetti: (sospiro) «Ieri era una partita nella quale abbiamo lasciato il nostro portiere Jason da solo e abbiamo solo pensato a segnare invece di giocare in difesa. E si vede, quando il Bolzano ha una chance per fare gol, la sfrutta. Così ieri la partita è andata al Bolzano, l’abbiamo sbagliata noi, una partita persa per colpa nostra».
Spazio Hockey: «Anche perché 6 reti il Milano non le aveva mai subite».
Dino Felicetti: «Infatti… Adolf non era troppo contento. Anche prima della partita aveva detto che noi scherziamo troppo in spogliatoio e questo non è serio. Ieri poi abbiamo perso in casa, ma speriamo di reagire».

Spazio Hockey: «Secondo te la sconfitta col Bolzano è assolutamente casuale o è proprio un brutto periodo per il Milano?»

Dino Felicetti: «È un periodo che siamo molto stanchi, che fuori dallo spogliatoio nemmeno immaginate. Abbiamo in squadra tanti infortuni ma contro il Bolzano, che veniva da due sconfitte, pensavo fosse più facile per noi. Loro invece sono venuti qui per giocarsela, noi abbiamo sbagliato troppe occasioni e la partita l’abbiamo persa noi. Noi non abbiamo giocato bene in difesa e contro di loro non puoi perché il Bolzano è sempre il Bolzano e quando hanno un’occasione devi stare sempre attento».

Spazio Hockey: «Come anche in Coppa Italia».

Dino Felicetti: «Eh, esatto. Abbiamo vinto la prima partita con l’Asiago molto facilmente e il giorno dopo, con in testa la vittoria di 9-4 di pochi giorni prima, pensavamo di aver già vinto la partita e invece abbiamo perso anche in quell’occasione».

Spazio Hockey: «Nonostante abbiate un allenatore che cerca sempre di tenervi in concentrazione».

Dino Felicetti: «Infatti, l’aveva detto anche ieri prima della partita che scherziamo troppo e ha ragione. Si vede che non eravamo pronti per giocare e s’è visto in campo che quello non era il vero Milano. E adesso dobbiamo stare molto attenti perché l’Asiago è a un punto dietro di noi, e rischiamo il primo posto. Speriamo di mantenere la prima posizione».

Spazio Hockey: «A proposito di sconfitte clamorose domani tornate a Cortina».

Dino Felicetti: «L’unica partita che abbiamo perso prima di ieri. A Cortina è sempre difficile perché parti alle 10 di mattina, stai sul pullman tutto il giorno e arrivi in montagna già stanco. È difficile giocare a Cortina. Poi sei così in alto che ti manca l’aria, è difficile respirare, non sei abituato».

Spazio Hockey: «Domani non giocherai nemmeno tu, speriamo entro i play-off di avere un roster completo perché è dall’inizio della stagione che bene o male manca sempre qualcuno. Anche martedì sera, vedere Lefebvre fare il difensore è stato quantomeno curioso».

Dino Felicetti: «È stato molto bravo. Era strano vederlo lì ma come tecnica e pattinaggio lui è il migliore e solo lui poteva giocare in difesa. È piccolo ma gioca come un grande».

Spazio Hockey: «Un tuo giudizio sul tuo compagno di squadra Wells sul cui rendimento i tifosi hanno opinioni controverse, soprattutto per il fatto che spesso il giocatore rimane fuori dal ghiaccio per squalifica».

Dino Felicetti: «Wells è un giocatore così grosso rispetto agli altri che basta che tocchi un avversario per prendere minuti. Ma, s’è visto quando è arrivato, faceva un buon prepartita ed è una brava persona anche negli spogliatoi: è sempre lì per la squadra. È uno che aiuta tanto ma speriamo che giochi invece di prendere penalità. Penso però che non sia tanto colpa sua ma deriva dal fatto che lui è così grande che tanti arbitri quando vedono la sua altezza, basta che lui faccia una carica, prende 2, 5 minuti, una squalifica. Come a Canazei: non ha fatto una carica tanto brutta da prendere due giornate, nemmeno s’è fatto male Diego Iori del Fassa. Ma l’arbitro ha visto che ha fatto una carica a uno juniores e l’ha subito squalificato. Tuttavia, come persona, è bravo, nello spogliatoio aiuta sempre i giovani oltre ad avere una grande esperienza, avendo giocato tante partite in Nhl».

Spazio Hockey: «Due parole sulla nazionale: Goulet sta facendo questo lavoro di selezione e sta provando un po’ tutti. Come la vedi questa nazionale in previsione dei mondiali che si svolgeranno in Polonia?»

Dino Felicetti: «Quando ho iniziato la stagione avevo detto che ormai avevo chiuso con la nazionale, non volevo più giocarci, ma poi un giorno Goulet mi ha chiesto di andare a pranzare con lui per parlare un po’. Voleva che venissi ad un torneo per vedere com’ero. È uno che lavora molto con i giovani ma penso che abbia capito anche lui che serve anche un po’ di esperienza per fare i risultati con la nazionale. Quando c’era Adolf ad allenare abbiamo sempre fatto risultati perché lui capiva chi poteva giocare a quei livelli e chi doveva ancora imparare. Io vedo bene la nostra nazionale, se si riusciranno a trovare i giocatori giusti».

Spazio Hockey: «Una domanda un po’ piccante. Negli ultimi anni la nazionale ha avuto rapporti un po’ critici con i giocatori oriundi. Dopo un lungo periodo durante il quale non vestivate la maglia azzurra, ora siete sicuramente molto più presenti sul ghiaccio. Cosa è cambiato?»

Dino Felicetti: «Non è mia abitudine parlar male di nessuno, ma con l’ultimo allenatore Pat Cortina, dopo la partenza di Adolf, la nazionale è finita dove è adesso. Non so, io non andavo molto d’accordo con lui e anche altri, non voglio fare nomi, hanno cominciato a non andarci d’accordo. Dopo i mondiali in Germania è iniziato un calo e con gli italo era proprio finita. Con lui nessuno voleva più andare in nazionale e di conseguenza è andata sempre peggio: è finita in serie B, quasi la C lo scorso anno… ma credo che adesso con il nuovo allenatore cambino molto le cose e che faremo delle belle olimpiadi. Non si sa mai quello che potrà succedere: ci sono gli Omicioli che potranno giocare l’anno prossimo, ci sono quelli del Varese… Ci sono insomma 5/6 “italo” veramente bravi che potranno giocare con la nazionale».

Spazio Hockey: «Durante l’intervista hai detto che ti sarebbe piaciuto vincere lo scudetto prima di chiudere la carriera. Ma vorremmo sperare che tu non abbia ancora intenzione di appendere i pattini al chiodo…».

Dino Felicetti: «No, no, no… avevo 2/3 offerte per andare in Germania ma volevo restare in Italia perché sono italiano, e quando c’è stata l’occasione per venire a Milano ho detto subito di si. Non solo perché è Milano, ma perché ci sono Adolf e i miei vecchi compagni della nazionale».

Spazio Hockey: «In Germania, in Del, hai già avuto una fantastica esperienza, dopo essere stato uno dei giocatori che han reso grande il Fassa quando il nostro campionato era uno Spettacolo. Quando sei tornato la situazione era radicalmente diversa».

Dino Felicetti: «Ricordo quando sono arrivato che ero molto giovane. Quello italiano era sicuramente uno dei campionati più forti d’Europa perché c’era Napier, Orlando, Flockhart… Erano tutti qui a giocare in Italia. Poi è successo il caso Bosman con i giocatori senza contratto che potevano andare dove volevano. Da lì è sceso l’hockey italiano. L’unica cosa da fare per tornare come eravamo una volta è tirare fuori un po’ di soldi per i giocatori e definire la regola tra italiani e stranieri. Perché più stranieri ci sono e più sale il livello ma non è bello per gli italiani che giocano di meno. Bisogna trovare un accordo per far giocare gli uni e gli altri. Tuttavia credo che il livello sia cresciuto anche rispetto all’anno scorso. Anche se all’inizio di questa stagione era un po’ brutto giocare contro Egna e Caldaro, perché non eravamo allo stesso livello: troppa differenza. Secondo me dovrebbero prendere 10 squadre, nella cui città o paese c’è la passione per l’hockey, e partire da lì. So di come è strutturato quest’anno il campionato di modo da poter avere la prossima stagione un torneo di 10 squadre con due retrocessioni e due promozioni dalla B ma non so niente di preciso, qui in Italia cambiano sempre le regole».

Spazio Hockey: «Qual è secondo te il miglior straniero che gioca attualmente nel nostro campionato?»

Dino Felicetti: «Sicuramente Patrice Lefebvre, quando non ha male. È sicuramente lui il miglior straniero in Italia. Se devo guardare fuori dalla nostra squadra è Rod Hinks del Merano. Anche quando gioca contro di noi pattina veloce, tira bene…».

Spazio Hockey: «È stato anche tuo compagno di squadra, quindi lo conosci bene».

Dino Felicetti: «Tanti, tanti anni fa nel Fassa, il secondo anno che ero lì. Lui ha giocato anche tante partite in Ahl, negli ultimi due anni anche a Villach, è uno a cui non piace perdere e vuoi sempre in squadra uno a cui non piace perdere».

Spazio Hockey: «Per concludere due parole sulla tua ex squadra».

Dino Felicetti: «Sono molto contento per come va il Fassa che rimane per me come una famiglia, per come mi ha sempre trattato, come uno dei loro abitanti. Mi fa piacere che stiano andando bene e vedo che c’è Ivany che ha dei buoni schemi. E poi ci sono i giovani, io sapevo già 5/6 anni fa che questi un giorno sarebbero diventati molto bravi, come Luca Felicetti, Dantone, Carpano, Margoni… un buon gruppo di italiani che valgono come gli stranieri. E giocare contro il Fassa è sempre difficile perché loro sono sempre pronti».

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