Intervista a Lucio Topatigh

Intervista a Lucio Topatigh

di Stefano Sala

Hockeytime:”Dopo mesi di supposizioni più o meno veritiere e speranze per tutti i tifosi di hockey finalmente ieri sera sei tornato a solcare il ghiaccio in un incontro ufficiale, non resistevi proprio lontano dalle piste?”

Lucio Topatigh:”Esatto, però avevo aperto un’attività da poco e c’erano molte cose da fare, ma con il passare dei mesi, sentendo amici ed ex-compagni parlare di hockey e vedendoli giocare soffrivo troppo, non ho saputo resistere dovevo tornare. E poi dopo tanti anni non mi é piaciuto uscire così in maniera anonima ho deciso che dovevo riprendere. Lo so é stata magari una decisione egoistica la mia nei confronti della mia famiglia, mia moglie e le due figlie, però io l’hockey ce l’ho nel sangue, mi mancava l’atmosfera della partita e l’aria che si respira all’interno dello spogliatoio”.

HT:”Indubbiamente sei il miglior giocatore di scuola puramente Italiana del nostro hockey, le squadre ancora adesso ti cercano e ti vogliono con loro. Al tuo rientro segni subito una rete. Senza offesa questo però non ti fa pensare che il livello dei nostri giocatori si sia notevolmente abbassato?”

LT:”Purtroppo si, certamente un giocatore che é fermo da 9 mesi e che a 38 anni, dopo una settimana d’allenamento, si può permettere di rientrare fa pensare. Non é più l’hockey di dieci anni fa, senza nulla togliere ai pur buoni stranieri di oggi, ma io sono cresciuto giocando con dei veri fuoriclasse, e hai solo da imparare da gente come Ron Flockhart, Tony Fiore, Bill Stewart”.

HT:”Sai che é appena saltata la panchina di Stewart in Germania, rescissione del contratto.”

LT:”Mi spiace per lui, ma conoscendolo, se l’ha fatto avrà avuto le sue buone ragioni.”

HT:”Come hai trovato l’Asiago?”

LT:”Ci sono ancora alcune cose da sistemare, però giochiamo stabilmente a quattro linee, abbiamo il miglior portiere del campionato e la difesa meno battuta, adesso la squadra deve trovare gli stimoli giusti per arrivare fino in fondo. Milano é la squadra da battere, ma anche Bolzano é una probabile finalista”.

HT:”Milano, odio e amore, una tappa obbligata in un’intervista con te”.

LT:”Parlando di Milano, adesso, non si può parlare che di Saima (nota di HT-anche lui la chiama con il nome storico) un neo non averci mai giocato, anche se a dire la verità due volte ci sono andato vicino. La prima all’epoca di Quintavalle quando lasciai i Devils, ma poi mi accasai a Bolzano. La seconda questa stagione, anche su pressioni del mio amico Bruno Zarrillo, entrambi abbiamo sempre voluto indossare quella maglia, però sarebbe stato troppo scomodo gestire il lavoro e giocare così lontano da casa”.

HT”In campo però é sempre una lotta tra te i tifosi Rossoblù”.

LT:”E’ bello mi esalto quando se la prendono con me, e a me piace provocarli, é una cosa unica. Anche con gli avversari é così, sul ghiaccio si gioca duro e poi alla fine si va a bere una birra insieme. Magari prima ce le siamo anche suonate di santa ragione, ma alla fine si scherza su chi é stato a cominciare. Chi non ha l’hockey dentro queste cose non le potrà mai capire. Negli altri sport non esiste questo, spesso rimane dell’astio ma nell’hockey é tutto diverso.”

HT:”Hai sempre dichiarato che il tuo obiettivo sono le Olimpiadi, ci pensi ancora?”

LT:”Si, é anche per questo che ho rimesso i pattini. Spero di trovare a breve una persona di fiducia alla quale affidare la mia attività per tornare a dedicarmi completamente all’hockey. Al momento é dura, ad esempio ieri a mezzogiorno finito di lavorare sono partito con la squadra per Collalbo, ho giocato e al ritorno sono andato dritto al panificio. Tornato a casa ho dormito tre ore e poi via all’allenamento, adesso ho appena finito di mangiare, poi andrò a dormire e stanotte alle tre e un quarto sarò di nuovo al lavoro. Ma se a 38 anni mi mantengo ancora così é per la grande passione che ho per questo sport. In questi primi giorni d’allenamento vedo alcuni giovani della squadra che mi guardano e non riescono a capacitarsi di come io possa farcela, semplice è l’amore per l’hockey”.

Il Falco di Gallio é tornato a volare, bentornato Lucio.

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