Colton Yellow Horn, sangue e cuore in EBEL

Colton Yellow Horn, sangue e cuore in EBEL

A primeggiare nell’alto della classifica degli scorer della EBEL, spicca il nome di Yellow Horn, mattatore in casa Znojmo, viaggia a quasi 1,5 punti di media a partita; il nome ai più non dirà chissà cosa, ma dietro a questo canadese c’è una storia tutta da raccontare (e scoprire) legata a Colton Corno Giallo, ragazzone un po’ paffutello e relativamente small alle latitudini hockeistiche, ma dall’immenso cuore sia sul ghiaccio sia fuori.

Classe ’87, Colton è nato e cresciuto all’interno della riserva indiana dei Blackfoot Canadesi a Brocket (Alberta), in una delle tre principali tribù di First Nations del paese della foglia d’acero; mancando strutture adeguate alla crescita professionale di Yellow Horn, i genitori lo affidano ancora 13enne ad un amico di famiglia per potergli permettere di seguire e realizzare il suo grande sogno: diventare un giocatore di hockey.

Costanza, sacrificio e durissimo lavoro saranno il mordente per Colton (cresciuto ed ‘adottato’ dalla famiglia di Devin Setoguchi,ndr) quali trampolino di lancio all’esterno del mondo relativamente chiuso della riserva: viene notato dai talent scout dei Lethbridge Hurricanes (Western Hockey League) e dopo un primo anno relativamente difficile, il secondo esplode in tutto il suo splendore, meritandosi la convocazione con la maglia canadese dell’U18, argento nel 2005; negli anni delle junior, ottiene la bellezza 382 punti in 363 uscite tra stagioni regolari e playoff prima a Lethbridge poi con Tri-City, dove affina le sue qualità di ala e potente realizzatore.

La prima chiamata importante arriva nell’estate del 2008 dal Salisburgo per muovere le prime pattinate nell’hockey che conta ma, complice un non esaltante contributo alla causa salisburghese (1+2 in 11 uscite), torna oltreoceano in quel di Elmira (ECHL) terza lega in ordine di importanza nordamericana; lo stile di gioco troppo ruvido della lega non va troppo d’accordo (al momento) con Colton e dopo qualche mese, diviso tra Elmira e Stockton, si ritrova nella Central Hockey League in quel di Allen, Texas.
Qui trova la sua naturale condizione conquistando cuori ed affetto di teammates ed allenatori, venendo in qualche modo adottato anche dalla contea di Allen perché riesce a farsi ben volere in ogni dove sin dal primo anno (titolo di CHL mancato di pochissimo) diventando beniamino in quasi tre annetti di militanza texana; non si dimentica di casa e torna nelle lunghissime stagioni estive nella sua Brocket, a cavalcare libero come il vento ed a fare scorribande (come piace a lui) con gli amici di sempre nelle immense praterie dell’Alberta, cercando il più possibile di limitare l’apporto ipercalorico della  dieta, vero tallone di Achille di Colton.

Viaggiando sempre con medie di poco più di un punto a partita (225 in 205 ibcontri), chiuso il trittico in quel di Allen, torna nel 2012-13 più maturo e carico (non solo in termini di peso) lasciando il segno in ECHL ad Ontario (California) con 58 punti a referto in 48 uscite; queste buonissime prestazioni lo portano a giocare direttamente in American Hockey League coi Manchester Monarchs (team affiliato ai Los Angeles Kings della NHL) dove si conquista un posto in prima squadra.
In AHL fa bene (32 partite, 7+13) ma sarà la voglia di scoprire il mondo a portarlo lontano dal Nordamerica, arrivando a saggiare prima il ghiaccio della EBEL in Ungheria col Székesfehérvár (47 partite, 20+24) dove scopre l’incredibile carica della tifoseria magiara (beniamino sin da subito), per poi fare esperienza addirittura in Giappone con i Nippon Paper Cranes (21+38 in 47 uscite) la scorsa stagione.

Il ritorno poi nel campionato della Mitteleuropa avviene quest’estate con la chiamata dell’Orli Znojmo e per Colton, dall’affinato senso di posizione con un tiro veramente devastante, arrivano i chiari successi col team ceco a veleggiare altissimo in questo primo scorcio di stagione, con pensiero e mente sempre verso il suo popolo:

“Ogni estate provo ad insegnare qualcosa che va oltre ai ragazzi del semplice sport, molti purtroppo non riescono ad inserirsi bene nel mondo esterno per seguire i propri sogni oltre quel recinto (riserva)… un po’ come ho fatto io con l’hockey che mi ha permesso di girare il mondo e di ottenere molto di più della vita”

Chapeu Colton!

Ultime notizie
error: Content is protected !!