EIHC, Mark Demetz: “Le penalità hanno complicato i nostri piani”

EIHC, Mark Demetz: “Le penalità hanno complicato i nostri piani”

(Budapest) – Mark Demetz mancava dalla Nazionale da undici anni. E’ tornato a vestire la maglia Azzurra sfoggiando una prestazione encomiabile che gli è valso il premio come MVP dell’Italia.

Cosa ci fa un “vecchietto” in una banda di giovani prospetti?

Sinceramente non lo so (ride, nda). Non me l’aspettavo, ma sono molto contento e mi fa piacere di esser stato preso in considerazione.

La gara di oggi non è finita secondo pronostico, ma si è complicata a partire dal secondo tempo. Il doppio vantaggio della prima frazione di gioco vi ha illusi?

No. Credo che a complicarci i piani siano state le penalità subite che hanno inciso sul ritmo, giocare in penalty killing costa tanta fatica. In cinque contro cinque ce la siamo giocata, forse siamo stati anche superiori. La Corea del sud è una buona squadra che merita rispetto.

Guardando il rovescio della medaglia, avete lavorato molto sul penalty killing. Su undici penalità fischiate contro i coreani hanno segnato solo una volta.

E’ una nota positiva, ma si gioca sempre per vincere. Prendere troppe penalità non è l’ideale.

Lo staff tecnico chiede intensità ed impegno. Peruzzo, sul secondo goal, ha creduto fino in fondo di poter intercettare il disco e segnare. Può essere questo lo spirito che deve animare questa Nazionale?

In Italia abbiamo diversi talenti, ragazzi che sanno giocare a hockey. Con questo nuovo progetto i giocatori italiani avranno più possibilità di farsi notare all’estero, a giocare ad alti livelli e riportare l’hockey italiano il più in alto possibile.

Quest’anno giochi con il Gherdëina, una squadra considerata da molti la rivelazione del campionato. La società ha sempre preferito valorizzare i giovani a scapito di oriundi e stranieri. Oggi i risultati li stanno ripagando.

Tutti dovrebbero seguire questo esempio; dare la possibilità ai giovani di giocare è l’aspetto più importante se si vuole crescere e dal punto di vista finanziario per le Società. Avere giocatori che provengono dal proprio vivaio attira più gente, perché è un aspetto sentito dai tifosi o da un’intera comunità che si identifica in loro. Quando ad Ortisei giocavano Erwin Kostner, Giorgio Comploi, Leo Insam, Brugnoli o altri, mi ricordo che lo stadio contava 2.000 spettatori. Bisogna andare in quella direzione, quattro stranieri forti o cinque, ma non di più.

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