Tutti i colori dell’hockey a Toronto

Tutti i colori dell’hockey a Toronto

Avere la possbilità di andare a gustarsi una partita di hockey in Canada è già di per se un fatto da raccontare; se poi questa partita riesci ad andarla a vedere all’ Air Canada Center, con in pista i Toronto Maple Leafs è un fatto da ricordare per sempre.
Già perchè sia che si parli di Preseason (quelle che in Italia conosciamo come amichevoli estive ma che qui in nordamerica sono regolamentate anch’esse dalla lega, la NHL), sia che si tratti di Regular Season (i playoff sono un caso ancora a parte e se riuscite a vedere una partita di postseason o addirittura delle Stanley Cup Finals potete scriverlo nel vostro curriculum), trovare un biglietto per gustarsi un match sotto la volta dell’ ACC , come è conosciuto lo stadio di Toronto da tutti gli appassionati dello sport più veloce del mondo, è un evento. Per capirci: I Maple Leafs non alzano la coppa al cielo dall’ormai remotissimo 1967, i tifosi della “Leafs Nation“, cosi si chiama l’armata di fan in White&Blue, non si fanno scoraggiare ed affollano regolarmente lo stadio che è uno dei pochissimi che conta un continuo e regolare “Sold Out”.
Ma torniamo all’atmosfera-gara: in programma c’è Buffalo Sabres-Toronto Maple Leafs (già perché nella notazione americana la squadra ospite viene prima e si legge Buffalo “in casa” di Toronto) e già dalla mattina, la gara è alle 7 pm, girando per Toronto si “respira” hockey con tifosi che vanno in giro con sopra a felpe e giubbotti le maglie di Kadri, Kessel, Lupul, Phaneuf. Entri al negozio della Hockey Hall of Fame e la sezione relativa ai Leafs è stata assaltata dalle cavallette. L’Eaton Centre, il centro commerciale più grande di Toronto (comprende 3 fermate di metropolitana, fate voi…) è un brulicare di maglie Biancoblu con la foglia d’acero sul petto. Ok, si avvicina l’ora del match, andiamo verso l’ ACC che è praticamente agganciato a Union Station, alla CN Tower ed al Roger Center (lo stadio di baseball dei Toronto Blue Jays). La folla è impressionante ma ordinata (scordatevi le file alla ‘viva il parroco’ italiane e non solo). Si passano i controlli di sicurezza e si arriva nell’arena; guardi il soffitto e ci sono i banner (gli stendardi) con i numeri delle maglie ritirate (il #5 di Bill Barilko, il #6 di Ace Bailey ed il #13 di Mats Sundin) ed dei trofei vinti (13 Stanley Cup e 5 vittorie di division); abbassi gli occhi e la grande foglia d’acero blu, il simbolo dei Leafs ti guarda dal cerchio d’ ingaggio; piccola curiosità relativa ai numeri ritirati: sono molti meno rispetto a quelli di altre franchigie pur essendo i Leafs la squadra più “vecchia” della NHL ma c’è un motivo: prima che “a furor di popolo” venisse ritirata la #13 di Mats Sundin, gli unici numeri ad essere ritirati erano quelli dei giocatori che avevano smesso di giocare per gravi motivi/infortuni (Barilko si schianto con un aereo in Ontario dopo una battuta di pesca; Bailey si dovette ritirare dopo una carica alle spalle che gli provocò la frattura del cranio). Tutti gli altri numeri di giocatori che han fatto la storia dei Leafs vengono “onorati” con un banner ma rimangono a disposizione dei giocatori attuali.

Lo speaker chiede di alzarsi in piedi e di togliere il cappello: ci sono gli inni nazionali: prima quello Americano, per dovere di ospitalità (dimenticatevi i fischi, qui non si sognano di fischiare un inno nazionale, anche se non è il proprio) e poi quello canadese. Partono le note di “Oh Canada!” ed il pubblico inizia a cantare mentre una enorme bandiera dei Leafs, un bicolore bianco e blu con l’immancabile foglia d’acero al centro comincia a scivolare lungo le tribune. Ultima nota di colore: non esiste il settore ospiti: qua si guarda la partita tutti assieme.

Ok, finiti gli inni l’arbitro scodella il disco ed inizia il match ma questa è un’altra storia….

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