Milano in KHL: il parere di Marco Depaoli

Milano in KHL: il parere di Marco Depaoli

Senza ombra di dubbio l’approdo del Milano Rossoblu in KHL è la notizia dell’anno; giunta come un fulmine a ciel sereno, tra tifosi e addetti ai lavori, ha suscitato pareri differenti che vanno dalla cautela all’ottimismo.
Marco Depaoli, collaboratore di Hockeytime.net, è stato contattato da Alessandro Seren Rosso, corrispondente dall’Italia per il magazine Ledovaya Arena e il sito
www.allhockey.ru (entrambi russi) esponendogli il suo pensiero sul nuovo progetto che coinvolge la formazione meneghina.

Quale sarà la problematica principale della squadra di Milano in KHL? Il pubblico?

A parte una pista adeguata che va costruita, la sfida sarà la risposta del pubblico, che non sarà di soli milanesi. Il pubblico arriva se gli si offre uno spettacolo (cosa che il campionato russo sa dare) ma soprattutto se viene imboccato dall’informazione quotidianamente. E’ un grande problema per tutti gli sport che non sono calcio e che in Italia vengono comunemente definiti addirittura “minori”. La visibilità sui mezzi d’informazione è proprio poca. L’avere il Milan e l’Inter in questa città poi non aiuta nemmeno in ambito locale, figuriamoci nei mass media nazionali. L’hockey ha attecchito ovunque portando le grandi masse visto è uno sport spettacolare, il più di tutti, bisogna però “coltivarlo” nella quotidianità delle persone. Bisogna che se ne parli al lavoro, a scuola, creare l’attesa. Soprattutto nei primi anni, sfruttando il fattore novità e quello di poter vedere finalmente un hockey di grande livello, raccogliere un buon pubblico non sarà cosa impossibile. I miei dubbi sono legati a come giornali e televisioni gestiranno la cosa, per non far perdere il pubblico per strada. Il Milano “russo” più che un ottimo procuratore per i giocatori dovrà avere uno straordinario ufficio stampa. Abile a fare pressing ai grandi giornali, inserirsi nelle fiere e nelle feste di piazza, comunicare con le istituzioni.

Pensi che questo progetto possa avere un futuro?

Il tramonto dell’hockey nazionale è ormai una realtà e la tendenza è quella di organizzarsi internazionalmente tra squadre di stesso livello (penso all’EBEL ma anche all’Ungheria che ospita squadre rumene e alla Slohokej balcanica). Sono tuttavia molto scettico su tornei internazionali così a lunga distanza. Dopo aver assistito al fallimento della Coppa Europa, dell’EHL, Supersix e Champions League (partita proprio grazie ai russi) temo che questa sfida, che ha come obiettivo il diffondersi nell’Europa occidentale, sia davvero titanica. Troppe distanze e troppe realtà diversissime tra loro. Qui in Italia ad esempio non conosciamo nulla della cultura russa (hockeistica e non solo), così indottrinati fin da piccoli dalla televisione e dal modello di vita americano. Un qualcosa che funziona in Russia o in Lettonia potrebbe non funzionare in Italia. Se si lavorerà bene, e verrà tutto gestito da veri professionisti, credo però che questo progetto possa creare buone basi di partenza per il futuro.

Prevedi il coinvolgimento di altre città italiane?

In Italia deve esserci sempre un apripista, criticato all’inizio dagli altri e imitato poi quando le cose funzionano. Anche Bolzano, capoluogo della zona più “hockeistica” d’Italia, sta cercando come Milano da tanti anni di “evadere” dall’hockey nazionale. Se ne avesse l’opportunità, avendo anche un impianto sportivo degno, non se la farebbe scappare. L’ideale sarebbe portare questo grande hockey nelle grandi città come Roma e Torino. Lì sarebbe un po’ un partire proprio da zero, ma il bacino di utenza sarebbe davvero senza confronti. L’hockey se presentato come si conviene può appassionare tutti. Riuscisse, la Russia avrebbe il merito più che l’aver portato grandi squadre in Italia, quello di aver “educato” la sportività italiana schiava del calcio.

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