Intervista ad Adolf Insam

Intervista ad Adolf Insam

di Claudio Merlo:

HockeyTime: In primis, qual è la situazione dell’infermeria: in Ungheria vedremo i Vipers al completo?

Adolf Insam: Faremo la conta domani sera. Eriksson e Adams negli ultimi due giorni sono stati vittima di un’influenza intestinale, Rickmo invece deve smaltire i postumi dello scontro nella partita con l’Alleghe (con Tito Meneghetti n.d.r.). A questi si è aggiunto ieri sera Chitarroni che zoppica dopo aver preso un colpo al ginocchio; Matteo Molteni a parte, che deve ancora riprendersi dall’infortunio subito nell’ultimo incontro di campionato in Svezia, spero di recuperarli tutti.

HT: Quanto potrà influenzare l’economia del risultato finale l’ordine con cui i Vipers affronteranno gli avversari di girone?

AI: Rispetto all’esperienza di Zurigo, dove con una vittoria iniziale ci si trovava già in finale, la formula a girone divide in due il gruppo: Zvolen e Dinamo Mosca lotteranno per l’oro, noi e gli ungheresi per il bronzo. Con russi e slovacchi non perdere sarà già una gran cosa.

HT: L’esordio con lo Zvolen ci riporta indietro con la memoria al 12 gennaio del 2002, quando i Vipers s’imposero sugli slovacchi per 4 a 2. Quale sarà la chiave di lettura dell’incontro?

AI: Non è pensabile fare un paragone tra le due squadre di allora e i roster attuali: sono due team entrambi completamente rivoluzionati. Resta il fatto che non potremo più puntare sul fattore sorpresa: aver perso allora con gli italiani è stata un’onta non da poco per lo Zvolen. Ci vorrà umiltà e disciplina, soprattutto nella gestione dei falli.

HT: Con l’innesto di Di Maio, il roster del Milano è piuttosto profondo nelle linee offensive; d’altro canto c’è da registrare un pacchetto difensivo che ha mostrato spesso troppe amnesie. Dopo il mancato approdo di Ohlund, come mai non è stato aggiunto un ulteriore terzino?

AI: Molto era legato agli esiti dell’operazione di Armin Helfer; quando abbiamo avuto rassicurazioni sulla piena riuscita dell’intervento e sui tempi brevi di recupero (20 giorni invece dei 40 prospettati), non abbiamo più avuto ragione di guardarci intorno. Con Peca possiamo contare sulla rotazione di 7 difensori.

HT: La prima linea incanta, la seconda e la terza segnano. Sino all’incontro di ieri sera questa era il tratto distintivo del ruolino del Milano: è pensabile l’inserimento in pianta stabile di Di Maio a fianco di Sundstrom e Tkaczuk?

AI: La prima linea, per la qualità dei giocatori che la compongono, subisce un’attenzione particolare dalle difese avversarie: spesso la via migliore alla rete è quindi quella di liberare un difensore al tiro, motivo per il quale il pacchetto arretrato ha contribuito sino ad oggi con quasi un terzo delle marcature. Per quel che riguarda il possibile inserimento di Di Maio in prima linea, meditavo dal suo arrivo di provarlo in partita e lo stato influenzale di Adams ha fatto in modo che fossero anticipati i tempi. Non ho ancora deciso se domani sera Adams giocherà in prima o seconda: se Di Maio vede meglio la gabbia, resta il fatto che dovremo essere pronti a cambiare in corsa in base all’andamento dell’incontro.

HT: Delle quattro squadre che si vanno a confrontare, una sola si è guadagnata sul ghiaccio il diritto d’accesso alla finale…

AI: E’ l’anomalia di questa formula. Il nostro presidente, Alvise Di Canossa, aveva proposto in sede di federazione internazionale che, a fronte della nascita della Super Six, la Continental Cup diventasse una vera e propria coppa Uefa dell’hockey, a cui avessero diritto di partecipare solo i campioni delle nazioni dall’ottavo posto in giù della classifica europea. Resta il fatto che i Vipers siano emersi vincitori di una selezione che ha interessato 27 realtà dell’hockey continentale, nonché lo stimolo per una squadra italiana di poter giocare a viso aperto contro i primi della classe.

HT: L’esperienza polacca della passata stagione ha portato Laszkiewicz in dote al roster dei Vipers: nei due gironi già disputati dell’edizione 2004/2005 quali giocatori avversari l’hanno impressionata maggiormente?

AI: Sarà che ho avuto occhi solo per la mia squadra, ma non ho preso nota di nessun nome in particolare. Con l’apertura al mercato comunitario, a maggior ragione se presto entreranno in questo novero anche gli atleti cechi, slovacchi e polacchi, la scelta per le squadre italiane si fa sempre più ampia. Colgo l’occasione per sottolineare come si debba cominciare a pensare ad individuare un punto d’equilibrio tra la presenza di giocatori stranieri ed italiani nei nostri roster, per non danneggiare il movimento hockeystico nazionale.

HT: L’appuntamento ungherese cade a cavallo tra la Spengler Cup e la Super Six: quanto è prossima la prospettiva per i Vipers di poter essere ospiti od organizzatori di queste manifestazioni?

AI: Allo stato delle cose mi sembrano entrambi appuntamenti ben lontani. Nell’ottica di una Continental Cup che rappresenti davvero il movimento hockeystico che gravita intorno alle sette maggiori potenze europee, si potrebbe pensare alla possibilità d’invitare la vincitrice della competizione alla successiva edizione di una Super Eight, che annoveri anche i campioni di Svizzera. L’Alpenliga invece mi sembra una formula che non possa trovare più spazio, vuoi per il calendario fitto dei campionati e delle rappresentative nazionali, vuoi per le diverse strade intraprese dalle singole federazioni che vi aderivano. Prima di pensare a un campionato allargato dobbiamo dare stabilità alla formula del campionato italiano, con una seria programmazione pluriennale.

Si ringrazia l’allenatore dei Vipers Milano e la società.

Ultime notizie
error: Content is protected !!