Gli avversari dell’Italia: la Corea

Gli avversari dell’Italia: la Corea

L’hockey coreano ha davanti a sé l’enorme sfida di non sfigurare sul ghiaccio di Pyeongchang, dove nel 2018, come squadra di casa, si misurerà con le maggiori potenze mondiali di questo sport, sul palcoscenico più prestigioso. Roba da far tremare i polsi a qualsiasi allenatore, ma apparentemente non a Jim Paek, 47 anni, primo coreano a giocare in NHL e non senza lasciare traccia, visto che il suo nome è impresso sulla Stanley Cup, vinta 2 volte con i Pittsburgh Penguins:

“Un miracle on ice alla coreana? Sarebbe una bella storia per gli americani, che vanno matti per queste cose, ma la realtà è un’altra cosa. Cominciamo con piccoli obiettivi, cerchiamo sempre di migliorarci e vediamo cosa arriverà”

filosofeggia Paek, nato a Seul – ha anche un nome coreano, Baek Chi-sun ma non parla una parola della lingua del suo paese di orgine – ma emigrato in Canada con la famiglia – il padre è medico – quando aveva un anno, cresciuto alla periferia di Toronto, ha giocato 127 partite in NHL, con Pittsburgh, Los Angeles e Ottawa. Ha chiuso la carriera ai Nottingham Panthers prima di cominciare ad allenare, soprattutto ai Grand Rapids Griffins in AHL, di cui è stato assistant coach per 9 anni, prima di accettare la sfida coreana.

“Le Olimpiadi sono solo una parte del mio lavoro, abbiamo davanti una sfida molto più grande, quella di far crescere l’hockey nel paese, un obiettivo di cui vedremo i risultati fra 10 o 20 anni. Abbiamo 2000 giocatori registrati in tutto il paese, 1400 sono ragazzini, ecco il materiale su cui bisogna lavorare”

dice Paek, che si è trasferito con la famiglia a Seul, sta imparando il coreano ed ha chiamato ad affiancarlo un altro nord americano dagli occhi a mandorla, quel Richard Park (o Bak Yong-Su alla coreana) che ha chiuso la sua lunga carriera di giocatore ad Ambrì due stagioni orsono. I due, insieme ad un piccolo staff americano-canadese, hanno preso le redini di tutte le squadre nazionali, donne comprese, in un’ impresa apparentemente titanica. Ma con pazienza orientale, Paek ha ottenuto il primo risultato prefissato, il ritorno in I Divisione, da cui la Corea era retrocessa nel 2014, materializzatosi l’anno scorso vincendo il mondiale di Eindhoven, o meglio, approfittando del fatto che la Gran Bretagna lo abbia perso con le proprie mani, sconfitta nell’ultima ininfluente partita contro la Lituania. Ma i coreani hanno comunque lasciato una buona impressione, con tecnica e velocità sul ghiaccio. Certo, non basta vincere in mondiale di II Divisione per pensare di poter fare bene alle Olimpiadi, così la Federazione ha sposato un progetto di naturalizzazioni, diciamo così, aggressivo, “coreanizzando” tutto il “coreaizzabile”! E così, accanto alla schiera infinita di “Kim” e “Park” sono comparsi nomi non proprio tipici di Seul e dintorni: il difensore Bryan Young e gli attaccanti Brock RadunskeMichael SwiftMichael Testwuide, già visti negli ultimi due anni, a cui quest’anno sono stati aggiunti il difensore Eric Regan ed il portiere Matt Dalton, che esordiranno con la maglia coreana a Katowice. Una scelta già adottata da molti altri paesi, nelle sue varianti di naturalizzati, oriundi o discendenti, e perfettamente in regola con i dettami IIHF, ma che certo lascia perplessi dal punto di vista sportivo.  La pattuglia di “nuovi coreani” gioca tutta nell’Anyang Halla, ad eccezione di Swift che veste la maglia dell’High1, la squadra della multinazionale Halla, proprietaria anche dei finlandesi del Kiekko-Vantaa, vincitrice dell’edizione 2015-16 dell’Asia League e fornitrice massima della Nazionale cui presta ben 14 giocatori per la trasferta polacca. Consapevoli che per migliorare occorre scegliere avversari forti, la Federazione ha spedito la Nazionale a giocare in Europa ben due tappe dell’Euro Ice Hockey Challenge quest’anno, proprio a Katowice e a Rodovre in Danimarca, rimediando solo sconfitte, quasi tutte di misure, contro avversari ben superiori nel ranking.

“Dobbiamo pensare a consolidare la nostra posizione nel ranking e rimanere in I Divisione, ecco il nostro prossimo obiettivo”

commenta Paek alla vigilia della trasferta polacca, che la Corea affronta da squadra teoricamente più debole del lotto, ma che non deve essere sottovalutata. Al di là dei naturalizzati, i due attaccanti Sang Wook Kim e Ki Sung Kim sono giocatori da tenere d’occhio, soprattutto il primo ha ben impressionato ad Eindhoven, rapidi e molto tecnici, anche se leggeri dal punto di vista fisico, limite comune a tutto il roster. In difesa Don Ku Lee è un buon blue-liner, ma il resto del pacchetto arretrato non è all’altezza, motivo che ha accelerato la naturalizzazione di Regan.

A Katowice per il training camp, la Corea ha disputato solo un’amichevole di preparazione:

16 Aprile, Katowice: Polonia – Corea 3-0

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