Qualificazioni olimpiche: Estonia sul velluto, Serbia all’ultimo respiro

Qualificazioni olimpiche: Estonia sul velluto, Serbia all’ultimo respiro

Il cammino verso PyeongChang 2018, che ricordiamo qualificherà appena tre squadre ai Giochi Olimpici, ha vissuto in questo weekend il suo primo vero e proprio atto, se non consideriamo la partita di qualifica del 10 ottobre scorso quando la Bulgaria aveva staccato il biglietto per il tabellone principale superando a Sofia 9-1 la Georgia. Per il primo turno, che premia i vincitori dei due gironi con un posto alla fase due, quella che vedrà anche l’Italia al via, si giocava a Tallinn, in Estonia ed a Valdemoro, periferia di Madrid. In pista le nazionali con il quoziente IIHF più basso, riportato tra parentesi: Estonia (28), Messico (31), Israele (32) e Bulgaria (35) per il gruppo K e Serbia (29), Spagna (30), Islanda (33) e Cina (34) nel gruppo L.

Vediamo brevemente cosa è successo. In Estonia qualcuno aveva storto il naso nel vedere il roster dei padroni di casa, senza giocatori fondamentali come Andrei Makrov, Alexander Osipov, Roman Andreev e Alexei Sibirtsev, tutti non liberati dai propri clubs, recuperando però l’ottimismo alla pubblicazione degli altri rosters: Messico e Israele non presentano di certo la miglior formazione e la Bulgaria è comunque un avversario inferiore. E in effetti i tre giorni di gara nella moderna Tondiraba arena si sono rivelati una vera e propria passerella per i padroni di casa, che si sono imposti 19-1 contro Israele, 26-0 con la Bulgaria e 13-3 in quello che doveva essere il match più incerto contro il Messico. Davanti a risultati del genere non c’è molto da dire, se non sottolineare l’abissale differenza che esiste tra una nazione europea comunque di seconda fascia, salvatasi in I Divisione B l’anno scorso ad Eindhoven solo grazie al suicidio dell’Olanda, e paesi che vivacchiano in seconda divisione. Israele potrebbe attingere ad un discreto bacino, quello dei ragazzi che giocano in Nord America e degli immigrati russi, ma paga il fatto di avere pochissimi impianti nel paese – due attualmente – in cui poter allenarsi e giocare. Il Messico, reduce dal clamoroso fallimento del torneo Pan-Americano di casa, in cui è stato sconfitto in finale dalla Colombia in una delle maggiori sorprese hockeistiche dell’anno, sta cercando di ringiovanire il proprio roster puntando su un esteso programma di attività giovanile, ma sconta la cronica mancanza di un vero e proprio campionato senior: la Liga Elite lanciata qualche anno fa con grandi aspettative è sopravvissuta solo per una stagione. Infine la Bulgaria non fa altro che confermare il proprio inarrestabile declino, solo in parte mitigato dai successi del CSKA Sofia in Continental Cup: la base dei giocatori locali è di basso livello, numerico e qualitativo, figlia di un’attività che si riduce ad un campionato a quattro squadre senza alcuna copertura mediatica, nemmeno a livello di web. Infine i vincitori dell’Estonia: nonostante la pochezza degli avversari, il torneo ha confermato il buon lavoro intrapreso dal coach finlandese Jussi Tupamaki, abile a plasmare una squadra che fa decisamente della coesione la sua arma migliore, utilizzando un gruppo di giocatori abbastanza limitato, che ha le sue punte di diamante in Lauri Lahesalu (Ducs d’Angers), da anni uno dei migliori difensori della Magnus Ligue, e Silver Kerna in difesa e Andrei Makrov (HK Almaty), prolifico attaccante nonostante le 35 primavere, assente, come detto in questo torneo, e Mikhel Sinikas (Espoo Blues) in attacco. Tutti a servizio della stella della squadra e dell’hockey estone, il classe ’93 Robert Rooba degli Espoo Blues, non molto prolifico nel club, ma dotato di un livello tecnico decisamente superiore, top scorer del torneo pre-olimpico con 11 goals e 13 assists in 3 gare. Il principale problema per la nazionale di casa non si trova tanto sul ghiaccio, quanto fuori: nel paese l’hockey non è lo sport più popolare, surclassato dallo sci nordico e dal basket, e soprattutto è sempre stato espressione della minoranza russa del paese, molto meno significativa numericamente dopo l’indipendenza, con i suoi centri a Narva e Tartu. Come se non bastasse la federazione è sempre stata il palco di giochi e lotte politiche negli ultimi anni, con continui cambi di presidenza e board, impegnata nell’ultimo anno in un duro confronto con Anatoli Sizov, proprietario dei Vikiing Tallinn, uomo d’affari che ha cercato di costruire una squadra professionale, che ha dominato lo scorso campionato, ma è stata esclusa prima dei playoffs per supposte inadempienze finanziarie e poi impedita di iscriversi quest’anno, decretandone di fatto la chiusura. Una lotta di potere che vede sicuramente uno sconfitto: l hockey.

Molto più equilibrato il girone di Valdemoro, con la sola nazionale cinese, peraltro presentatasi con un roster molto giovane, a fare da figurante, battuta da Spagna (10-1), Serbia (5-1) e Islanda (11-3), mentre le altre tre nazionali hanno dato vita ad un bel duello, apertosi con la vittoria ai rigori della Serbia sulla positiva Islanda, con il nuovo coach, lo svedese Magnus Glarand, al debutto sulla panchina di una nazionale dopo una lunga carriera in patria a livello giovanile, capace di rimontare ben quattro volte i serbi. I nordici hanno dato addio alle speranze di qualificazione perdendo 5-3 con la Spagna del “nostro” Luciano Basile nella seconda giornata, chiudendo poi, come detto, con una goleada contro la Cina. Padroni di casa e serbi che si presentano all’ultima giornata in un clima di decisione e partita molto intensa con gli spagnoli che chiudono avanti 2-0 il primo periodo con il capitano dello Jaca Adrian Betran e l’interessante Patricio Fuetes, ragazzo basco cresciuto nelle minors americane. Ma i serbi rispondono con un ottimo secondo periodo che li riporta in parità con la doppietta di Dimitrije Filipovic, uno dei tanti talenti del Partizan sprecati da anni di dilettantismo. La partita esplode nell’ultimo quarto: serbi avanti con Pavel Popravka, attaccante che era finito a giocare in Russia nella remota penisola di Sakhalin, ripresi da Alejandro Pedraz, giocatore che qualche anno fa era destinato ad un buon futuro, dopo essersi fatto le ossa in Finlandia nelle juniores del KalPa ma che poi ha preferito la pista sotto casa del modestissimo Majadahonda a Madrid perché “l’ hockey non è tutto nella vita” come disse qualche anno fa in un’intervista a Eurohockey ed infine superati da Marko Milovanovic. Al 58:39 sciocchezza serba con la panca che sbaglia un cambio di linea e si vede fischiare una penalità dall’ arbitro francese Bliek e spagnoli che tolgono subito il portiere per il disperato attacco finale, respinto dai serbi che trovano anche l’empty-net goal con Marko Brkusanin, promettente talento qualche anno fa, meno oggi, diventato famoso perché fu uno dei pochissimi atleti in ogni sport che abbia “osato” tradire la Stella Rossa per passare agli odiati rivali del Partizan, convinto quest’anno a ritornare in pista dopo che quest’estate aveva annunciato il ritiro perché stufo del basso livello del campionato. E’ il trionfo della nazionale di Nikola Bera, con il Valpellice Stefan Ilic nel roster, che vola a giocarsi un altro pezzo di sogno a Cortina, senza troppe speranze, ma con l’orgoglio di esserci.

Entrambe le nazionali, però, confermano di vivere un buon momento e se per gli spagnoli può non essere una sorpresa, visto che l’hockey, che vive all’ombra del potente consigliere IIHF Frank Gonzalez, si è ritagliato il suo piccolo ma significativo spazio nel panorama nazionale, con numeri di spettatori per le partite di campionato che arrivano anche a superare le mille unità, per la Serbia il torneo olimpico può essere finalmente la luce alla fine di un tunnel durato qualche anno, in cui l’immobilismo della federazione ha di fatto distrutto il movimento, trascinato dal Partizan Belgrado vincitore per due volte della defunta Slohokej League ed oggi piccola sezione della polisportiva, che lotta per farsi pagare le ore ghiaccio, mentre gli altri club erano di fatto scomparsi (Stella Rossa e Vojvodina) o ridotti a livello amatoriale, Vitez e Spartak Subotica. La nuova leadership ha promesso di rilanciare l’hockey, mandando la Stella Rossa a giocare il nuovo campionato croato-sloveno con un roster che ha visto il ritorno dei big Robert Sabados e Pavel Popravka ed appoggiando la richiesta del Partizan di entrare nella VHL russa il prossimo anno, un po’ sulle orme del Medvescak in Croazia e la bella prestazione della nazionale sembra un buon primo segnale.

Le qualificazioni olimpiche torneranno a Febbraio, con tre tornei, da disputare a Budapest – con Ungheria, Polonia, Lituania e l’Estonia – Cortina – a sfidarsi  Italia, Gran Bretagna, Olanda e Serbia – ed in Giappone a Sapporo, con Giappone, Ucraina, Croazia e Romania. I vincitori dei tre raggruppamenti dovrenno poi affrontare le migliori nazionali non qualificate di diritto negli ultimi gruppi, in programma a settembre del 2016

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