Daniel Alfredsson appende i pattini al chiodo…da Senators

Daniel Alfredsson appende i pattini al chiodo…da Senators

Un altro bel pezzo di storia recente sul ghiaccio decide di lasciare l’hockey giocato, salutando familiari, amici, tifosi e conoscenti dalla città che lo ha adottato, abbracciato e diventata col tempo la sua casa dove ebbe inizio la sua strepitosa carriera: Ottawa.

Dopo una stagione lontana “da casa” in quel di Detroit, ed i ben noti problemi alla schiena che hanno afflitto il leggendario Capitano di mille e più battaglie lasciandolo in panca per questa stagione, Daniel Alfredsson ha firmato un one-day-contract per tornare a vestire per un giorno ancora la sua gloriosa #11 dei Senators che per 17 stagioni ad altissimo livello ha indossato, col sacrificio onorato ed i tifosi osannato (continua ancora al minuto 11 del terzo drittel il coro “Alfie,Alfie,Alfie”,ndr) ed innalzato tra gli immortali nella gelida ma ospitale Capitale Canadese con l’annuncio del ritiro definitivo.

La Lega ha concesso alla 41enne superstar svedese di scender sul ghiaccio per un’ultima volta durante il warm-up nella sfida di stasera contro gli Islanders in programma al Canadian Tire Centre di Kanata per un’ultimo abbraccio simbolico a questo campionissimo ed altro pezzo di storia hockeystica che ci saluta.

La storia di Alfie con i Senators inizia al lontanissimo 1994 ed ancor di più dalla sesta(!) chiamata al draft della NHL dopo che la franchigia capitolina aveva pescato al terzo assoluto Radek Bonk ed il difensore Stas Neckar per cercare di rinverdire i fasti di un team che, tornato da qualche annetto nella NHL, raccoglieva solo figuraccie sul ghiaccio (23 W nei primi tre annetti!), tra girandole di giocatori, staff societario e persino di Arene dove giocare.

In mezzo a tanta burrasca, Daniel arriverà in punta di pattini solo nell’autunno del ’95 ad Ottawa (“non sarò di certo il migliore madarò solo il meglio di me” diceva) e dal primissimo training-camp si iniziano ad intuire le potenzialità di questo incredibile svedesino: la prima stagione è da incorniciare e nonostante Ottawa raccolga solo 18 successi in RS (col padre al telefono a non dar il suo manforto al ragazzo lontano da casa) , con 26 reti e 35 assist (61 punti) arriva per Alfredsson il premio quale Rookie dell’Anno (Calder Trophy).
I Senatori puntano fortissimo sulla nuova star e l’anno dopo centrano per la prima volta la post-season in un crescendo (finalmente) di risultati e buone prestazioni in un team guidato in panca da Jacques Martin che annovera tra i suoi Alexei Yashin, l’ex enfant-prodige Daigle ed i vari McEachern,Dackell e Rhodes in gabbia con i capitolini finalmente vincenti.

Passato in tutti i sensi il ciclone Yashin (trasferito agli Isles a suon di dollari) nel’99 arrivano per Alfie i gradi di Capitano della franchigia dell’Ontario che vestirà cucita per altre 13 incredibili stagioni, con i Senators vincitori della stagione regolare nel 2003 (con teammate quali Marian Hossa, Chara ed Havlat) ad un passo dalla Stanley Cup invece nei Play-Off del 2007 (Ducks vincenti 4-1 in finale) coi vari Spezza, Heatley ed Emery
In 17 mirabolanti stagioni Daniel detiene pressoché ogni record di franchigia con 1178 uscite, 426 reti e 682 assistenze, ritoccando lo score in quel di Detroit la stagione passata con 49 punti (18+31) in 61 match prima che i dolori alla schiena costringano Alfie a salutare il ghiaccio giocato: non da meno è stata la carriera con la casacca delle Tre Corone con la vittoria Olimpica di Torino 2006, l’argento conquistato a Sochi nell’ultima rassegna a Cinque Cerchi, un doppio argento/bronzo mondiale ed il titolo svedese conquistato nella stagione del lockout del 2004/5.

Di Daniel Alfredsson ancor prima delle sue 13 stagioni da Capitano dei Sens, del suo ottimo score personale, ancor prima dei vari premi e riconoscimenti individuali (6 partecipazioni agli All Star Game, il Calder del ’96, il King Clancy del 2012 ed il Messier Leaderships Award l’anno seguente), va ricordato l’immenso aspetto umano e caratteriale da vero leader sia sul ghiaccio per dedizione e costanza (dagli allenamenti, ai ritiri, alle preparazioni ed alle partite specialmente) sia fuori dalle piste quale ambasciatore dei Senators nella comunità di Ottawa, presente ad iniziative benefiche (anche senza il clamore di stampa e giornali) , propositivo e disponibile on-ice da vero team leader per i più giovani ed ammirato da più di una generazione di fans non solo dei Senators che (come citato prima) ancora lo osannano al minuto 11 di ogni terzo finale e sapran di certo salutare e tributare il dovutissimo omaggio per un ultima volta il grande, grandissimo Alfie.

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