Pat Lefebvre: tante soddisfazioni nella carriera di un grande giocatore

Pat Lefebvre: tante soddisfazioni nella carriera di un grande giocatore

di Andrea Valla

Patrice Lefebvre canadese di nascita, italiano di adozione tanti anni passati in giro per il mondo tra Europa e Nord America con una piccola parentesi anche in NHL

Partiamo dagli esordi, come sei arrivato a giocare in Europa prima a Parigi e poi in Ajoie?

Dopo tutto il percorso fatto nelle giovanili e con le formazioni junior in Canada ho partecipato ad un camp con il Team Canada, dove però non venni selezionato in quanto mi dissero che ero troppo basso per giocare a quei livelli. Fortunatamente venni contattato dalla squadra di Parigi che mi offrì un contratto che accettai immediatamente e iniziò cosi la mia avventura europea in Francia e in Svizzera prima di fare ritorno in Nordamerica

Che ricordi hai dei molti anni passati a Las Vegas con i Thunder, avevi molto tempo per i divertimenti che offre una città come Las Vegas o c’era un ambiente professionale?

In quegli anni con i Thunder giocavamo in IHL ed era un campionato lungo e duro con la stagione regolare da oltre 80 partite. Se conti i playoff arrivavi a giocare circa 100 partite  all’anno a cui andavano aggiunti gli allenamenti e le trasferte, era tutto (o quasi) molto professionale e non c’era molto spazio per i divertimenti

Tutti dicono che per giocare in NHL si debba avere un fisico imponente. Eppure tu ci hai giocato. Come li hai “convinti” a darti un’opportunità?

Io personalmente ci ho sempre messo tanta, tanta determinazione, questo è il mio unico segreto che mi ha permesso di raggiungere i risultati che ho ottenuto

Qual è il compagno di squadra con cui ti sei trovato meglio a giocare e quale avversario ti ha dato più problemi?

I compagni di squadra con cui mi sono trovato meglio sono stati Ken Quinney e Jessie Belanger, sull’avversario non saprei risponderti, io ho sempre badato al mio gioco

Qui sei ricordato con l’epopea Vipers. Come sei arrivato in Italia chi ti ha cercato per portarti a Milano?

Non ricordo da chi fui contattato, mi pare direttamente da coach Adolf Insam che, dopo che giocai due anni nella DEL in Germania con buoni risultati, mi contattò e mi propose un contratto che accettai volentieri perché mi aveva illustrato un bel progetto. I risultati bisogna ammettere che gli hanno dato ragione

Busillo, Muzzatti, Beattie.. nei Vipers ci sono stati tanti leader dal carattere forte. Nonostante le vittorie ci sono mai stati momenti difficili in spogliatoio?

Assolutamente No! Era uno spogliatoio molto unito e sebbene ci fossero tanti buoni giocatori avevamo formato un ottimo gruppo

Qual è la soddisfazione più grande con la maglia dei Vipers?

Sicuramente il secondo posto conquistato in Continental Cup e non posso dimenticare che in tre anni che ho giocato a Milano, ho conquistato tre scudetti, anche queste sono grandi soddisfazioni

Cosa ti manca di Milano, sia come squadra che come città?

Della squadra mi manca il gruppo, l’amicizia con alcuni compagni, della città non mi manca nulla perche ci vivo ogni anno nella stagione estiva

Il ricordo più bello a Torre Pellice e quello più bello a Pontebba?

In entrambi i posti ho bei ricordi riguardo ad alcune persone che ho conosciuto e con cui ho legato e con cui sono ancora in contatto

Sei mai stato contattato dal Milano per un incarico di allenatore?

No, nessun dirigente in questi anni mi hai mai contattato per un incarico

Segui ancora l’hockey italiano? Cosa ne pensi del progetto russo che vorrebbe Milano tra le candidate per la KHL?

Si certo seguo ancora l’hockey italiano leggendo proprio HockeyTime, circa il discorso della KHL conosco poco, quindi è tutto da vedere non so dare un giudizio preciso finchè non saranno resi noti i dettagli di questo ambizioso progetto

Che esperienza è stata allenare le ragazze di Lugano? C’era qualcosa che non ti aspettavi? Quanto è diverso allenare un team femminile?

C’è una forte componente psicologica ad allenare un team femminile, ho accettato questo lavoro per poter entrare nella realtà dell’hockey svizzero, e sono soddisfatto della scelta, devo dire che ne è valsa la pena

Cosa ci puoi dire delle due ragazze italiane che facevano parte del team, Agnese Tartaglione e Anneke Orlandini?

Sono due giovani ragazze che hanno tanto da imparare, ma con tanto impegno e sacrificio possono sicuramente migliorare

Ora la nuova avventura a Sierre in qualità di assistant coach, quali sono i vostri obbiettivi per questa stagione?

Dobbiamo assolutamente qualificarci per i playoff, questo è fondamentale, inoltre dobbiamo cercare di far crescere i giovani del settore giovanile di cui mi occuperò in prima persona. Inoltre dobbiamo riportare in una piazza storica dell’hockey svizzero come Sierre la gioia di andare a palazzo sia ai giocatori, sia ai tifosi

Si ringrazia Pat Lefebvre per la cortese disponibilità

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