Si allontana il progetto di una Super-Liga ceco-slovacca

Si allontana il progetto di una Super-Liga ceco-slovacca

Sin dalla loro istituzione, le due Extraliga ceca e slovacca hanno dovuto fare i conti con il loro scomodo passato comune. La pacifica transizione che separò le due Repubbliche Socialiste, accomunate allora sotto un unico governo per lunghi anni in mano a Mosca, non fu altrettanto indolore per le sorti dello sport nazionale.

All’atto della separazione, avvenuta pacificamente il primo gennaio 1993, la Federazione Internazionale di Hockey su Ghiaccio si ritrovò con due nazionali estremamente competitive nel primo gruppo del ranking mondiale, ponendo un grosso problema sul da farsi. Accettare entrambe le nazionali in Gruppo A per “diritto acquisito”? Ritenere entrambe le rappresentative delle “nuove nazioni” e assegnarle entrambe al Gruppo C?

La nazionale Cecoslovacca nel 1985

Assegnare ad una delle due nazionali il posto della Cecoslovacchia?

Per non stravolgere il ranking internazionale, la IIHF optò per la terza soluzione, individuando nella Repubblica Ceca la “legittima erede” della Nazionale Cecoslovacca. Alla Slovacchia fu invece assegnato lo status di “nuova nazione” e fu così inserita, l’anno successivo, nell’allora Gruppo C. Ai mondiali di Germania del 1993 la Repubblica Ceca vinse il bronzo alla sua prima uscita ufficiale battendo il Canada nella finalina; l’anno dopo, ai mondiali italiani, i nordamericani si vendicarono eliminando i Cechi ai quarti di finale, per poi vincere il torneo.
La Slovacchia disputò il primo Mondiale nel 1994, partendo dal Gruppo C in compagnia di Ucraina e Bielorussia. Alla faticosa promozione del di quell’anno (terminarono infatti il mondiale a pari punti con i Bielorussi), successe l’en-plein del 1995, con cui Stastny e soci riportarono la Slovacchia nel panorama dell’hockey che conta.

Peter Stastny in casacca Cecoslovacca

In Slovacchia le polemiche sulla maniera in cui la Federazione Internazionale aveva gestito la questione furono feroci, tanto che ancora oggi il Presidente della Repubblica Slovacca Ivan Gasparovic ama ripetere che “il maggior danno derivato alla Slovacchia dalla separazione con la Cechia fu la perdita del posto in Gruppo A di hockey su ghiaccio”. Per arrivare a tale decisione la Federazione prese in considerazione i numeri dei tesserati cechi e di quelli slovacchi e la composizione delle nazionali, oltre alle caratteristiche del nuovo Stato (stessa bandiera, stessa capitale…); in più, la nazionale Cecoslovacca era formata in gran parte da giocatori dell’ovest del Paese. La neonata rappresentativa ceca poteva quindi prenderne legittimamente il posto. In realtà, da diverse fonti slovacche emerse uno stretto controllo da parte dei Cechi sulle convocazioni dell’allora nazionale, tanto che Praga isituì addirittura dei limiti alla partecipazione di atleti dell’est alla nazionale, forzandoli quindi ad essere una continua minoranza.

Ad ogni modo, l’ultima Extraliga Cecoslovacca si disputò nel 1993, con la vittoria finale dello Sparta Praga. In quasi sessant’anni di Extraliga, il titolo era arrivato in Slovacchia solo in quattro occasioni: la prima volta, storica, dello Slovan Bratislava nel 1979, la doppietta del Kosice tra 1986 e 1988, e la vittoria del Dukla Trencin dei giovanissimi Zigmund Palffy, Robert Petrovicky e Jaroslav Modry del 1992. La stagione seguente (1993/94), con sullo sfondo le vicende di quanto sopra, si giocarono le prime Extraliga Ceca e Slovacca della storia. Nella Repubblica occidentale prevalse l’Olomouc, alla sua unica vittoria in un campionato nazionale, mentre ad Est il Dukla Trencin bissò il successo del 1992.

La nazionale slovacca festeggia la vittoria in Gruppo C nel 1994

Da quei giorni sono passati quasi vent’anni, ed ora le due Extraliga nazionali convincono molto meno rispetto ai tempi della loro istituzione. In un’epoca di Open Leagues, in cui le distanze fra le città diventano sempre più relative (a meno che non si parli di trasferte transcontinentali come quelle di KHL e NHL), e più che alla quantità si guarda alla qualità del gioco, ecco che due campionati nazionali diventano d’improvviso troppi. Attorno alle due Repubbliche troviamo la SloHokej slovena, l’EBEL austriaca, la MOL ungherese, la KHL russa… e chissà, forse nel prossimo futuro potremmo vedere pattinare anche sulle nostre piste delle squadre non italiane.

Riunire le due Extraliga vorrebbe dire innalzare – di molto o di poco – il livello dello spettacolo. Parliamoci chiaro: tra l’attuale Extraliga ceca e quella slovacca, di strada ne passa. Ad est partecipano al massimo campionato nazionale 14 squadre, di cui almeno otto potrebbero giocarsi il titolo nazionale nel giro di due o tre anni. Ad ovest la situazione è ben diversa, con un campionato che nelle ultime stagioni è stato dominato dal Kosice e solo in quella corrente mostra un po’ più d’incertezza, con un Bratislava redivivo, un Poprad che gode di riflesso della caratura KHL dell’altra squadra cittadina e uno Skalica di nuovo competitivo.
Non bisogna poi dimenticarsi che a Praga (ma anche a Brno, Pardubice o Ceske Budejovice) i salari sono ben diversi rispetto a quelli slovacchi, con le parziali eccezioni di Kosice e Bratislava.

Lo Slovan Bratislava è uno dei motori della reunion hockeystica

Proprio questi due team, vincitori di tredici delle diciotto Extraliga slovacche finora disputate, sono i motori della reunion hockeystica. In nome dello spettacolo e del pubblico, ma con l’occhio ben fisso sul portfoglio, spingono da anni per convicere i “cugini” cechi ad aprire le frontiere della loro Extraliga, ben più lucrosa ed equilibrata. E la richiesta ufficiale è stata depositata lo scorso novembre.

Quest’estate, infatti, la reunion sembrava ormai cosa fatta: dopo l’ennesimo meeting, i presidenti dei club avevano raggiunto un accordo che lasciava intravedere la possibilità di una Extraliga Ceco-Slovacca bis con una decina di squadre partecipanti, indicativamente le prime otto forze del campionato ceco assieme a Bratislava e Kosice. La sponsorship TipSport, che da settembre 2011 accomuna i due campionati, sembrava aver fatto il resto. E invece.

Invece lo scorso novembre, all’ennesimo meeting di Lega, ecco la prima fumata nera. Niente Extraliga comune, almeno per la prossima stagione. Le motivazioni ufficiali, la mancanza di un disegno comune e del tempo necessario per definirne i dettagli; quelle ufficiose, la paura di fare il passo più lungo della gamba. E sì, perché la Extraliga ceca fa gola alle squadre slovacche tanto quanto a quelle locali di 1a Liga (serie B). E, nel caso di un allargamento della Lega, le squadre ceche di “serie B” dovrebbero forse avere la precedenza. Nobili decadute come il Chomoutov, il Dukla Jihlava, l’Usti Nad Laben e perfino il Vsetin avevano espresso interesse per la possibilità di tornare nel panorama hockeystico che conta (e chi non ce l’avrebbe?). A quel punto, conscia del vespaio che stava per suscitare, l’Associazione dei Team aveva deciso di mettere temporaneamente in stand-by il progetto di un campionato comune.

Il Liberec è uno dei team contrari alla chiusura della Lega

Due settimane fa, la bomba: i Presidenti dei club dell’Extraliga ceca si sono nuovamente riuniti e hanno espresso la volontà (10 voti su 14) di rendere l’Extraliga una competizione chiusa. Già, perché finora l’ultima classificata dell’Extraliga ha sempre sfidato, in una serie al meglio delle 7 gare, la vincitrice della 1a Liga, per decidere la partecipante all’Extraliga della stagione successiva. Sebbene il parere dei manager non sia vincolante, in Repubblica Ceca c’è stata una levata di scudi generale contro tale idea. Primi fra tutti, i presidenti delle prime formazioni di 1a Liga, che vedrebbero sfumare in un sol colpo tutti i loro sogni futuri. Apertamente contraria anche la Federazione e, stando ad alcuni sondaggi, anche la stragrande maggioranza dei tifosi. In aperto contrasto col progetto anche Ctibor Jech, Presidente dell’Associazione dei Club nonché proprietario del Liberec. In seguito al voto, Jech ha rassegnato le dimissioni, venendo sostituito da un dirigente dello Slavia Praga (Ladislav Blazek), ovviamente ben favorevole alla chiusura della Lega.
I manager favorevoli argomentano la scelta tirando in ballo (ma guarda tu) le solite questioni economiche, anche se non si capisce bene dove stia il risparmio. Inoltre, nelle ultime stagioni, i teams di Extraliga sono quasi sempre usciti vincitori dagli spareggi contro i vincitori della 1a Liga. E quindi?

E quindi, forse, tale mossa deve essere vista da un’angolazione diversa. Seppur lontanissimo dall’approvazione (serve una maggioranza schiacciante che non c’è, serve un via libera formale dalla Federazione…), il “barba-trucco” della competizione chiusa potrebbe risolvere parte degli ostacoli che impediscono attualmente la formazione di un’Extraliga comune. Impedendo fin d’ora la promozione dei team di 1a Liga, si rendono vane le pretese di precedenza di quest’ultimi sulle squadre slovacche in un’ottica di allargamento della Lega. Un problema in meno.

Le due nazionali alle ultime Olimpiadi

La prossima estate sarà senz’altro decisiva per le prossime stagioni. L’aggravarsi o meno della crisi finanziaria globale fa da sfondo ad una situazione in rapida trasformazione: già il Poprad è emigrato in KHL e lo Znojmo ha fatto lo stesso con la EBEL. Nessuno dei due team sembra essersi pentito di quanto fatto, né sembra sull’orlo di un crac finanziario come prevedevano i detrattori delle “fughe” transfrontaliere. Nessuna delle due Federazioni si può permettere di perdere altri pezzi importanti.

Ma, se da un lato è ormai chiaro che due Extraliga sono troppe, una – forse – è fin troppo poco.

Foto di testa: è il 1984 e i giocatori del Dukla Jihlava festeggiano il terzo titolo Cecoslovacco consecutivo; sarà seguito da un quarto, l’anno successivo.

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