Dalla polvere agli altari

Dalla polvere agli altari

di Fabrizio Bombarda

Dalla polvere agli altari. Potrebbe essere questa l’estrema sintesi della stagione appena conclusa dall’Hockey Club Bolzano Interspar. Il primo allenamento di settembre riserva già la prima brutta sorpresa ai tifosi biancorossi: il coach canadese Doug McKay “licenzia” in tronco, e senza nessun apparente motivo, uno dei beniamini della curva, Enrico Dorigatti. Lo shock è tremendo e la società, anche se solo per un attimo, pensa addirittura di silurare l’allenatore, ma poi ci ripensa e il numero 19 biancorosso è costretto a fare le valigie, destinazione Renon. La seconda tegola arriva dopo le visite mediche che sentenziano la non idoneità di Matt Koalska, centro che avrebbe dovuto essere il vero faro dell’attacco bolzanino. Finalmente inizia il campionato e si capisce subito che la squadra non ha una sua identità precisa. Il gioco latita, e l’unico “schema” che si ammira al Palaonda è il classico disco gettato dietro la porta avversaria, vedere due passaggi in fila sembra una chimera. Il livello del campionato però non è eccelso, e ciò consente ai biancorossi, che annoverano tra le loro fila parecchi giocatori esperti, di vivacchiare tra alti e bassi, senza infamia e senza lode. Il pubblico però non apprezza, e in alcune occasioni le bordate di fischi sono più numerose degli applausi. Tutti i tifosi vogliono vincere, è logico, ma a Bolzano bisogna farlo giocando bene, perché i palati dei supporters biancorossi sono difficili da accontentare, dopo anni di “vacche grasse” con i vari Vostrikov, Maslennikov, Zarrillo a offrire spettacolo allo stato puro. E’ gennaio il mese terribile ma anche decisivo: dopo due pesantissime sconfitte esterne (6-1 ad Asiago e 7-1 a Canazei) arriva la serata dell’incubo: i foxes vengono umiliati 8-1 in casa dall’Alleghe. E’ l’otto di gennaio, data che sarà difficile da dimenticare per il popolo biancorosso. A questo punto il presidente Knoll non può far altro che esonerare un frastornato McKay, affidando la squadra all’allenatore delle giovanili Jamie Dumont. Il giovane tecnico canadese è bravo a riportare la tranquillità nello spogliatoio e i giocatori sembrano rinascere: come per incanto la squadra infila 7 risultati utili consecutivi, sciorinando anche un paio di prestazioni finalmente convincenti e piacevoli da vedere. La società decide quindi di confermare la fiducia a Dumont, affiancandogli però, come assistant coach Jari Helle, finlandese che conosce già il campionato italiano. E’ lui lo stratega che mancava alla pattuglia biancorossa. Sia la regola season che il seguente Master Round, vedono il Bolzano finire al terzo posto. E’ ora di play off, adesso non si scherza più, chi sbaglia è fuori. Ai quarti è l’Alleghe l’avversario, ma dopo aver perso inopinatamente gara 1 in casa, i biancorossi vincono le tre sfide successive, anche grazie alla freddezza di Leo Insam che in gara 2 segna il rigore che permette al Bolzano di non andare sullo 0-2 nella serie. È Arpad Mihaly, gigante rumeno già diventato idolo dei tifosi, a segnare il rigore decisivo. In semifinale è la volta del Milano, squadra ringiovanita rispetto allo scorso anno, ma sempre ostica e difficile da eliminare. In questo caso la prima partita si gioca al Palagorà e i foxes rimediano un secco 5-0 che sembra preannunciare un’altra prematura eliminazione. Invece squadra e allenatori stringono i denti e riescono a ribaltare la serie, vincendo le tre sfide successive. Questa volta è capitan Ramoser l’uomo decisivo: siamo in gara 3, con le volpi sotto di un gol, senza portiere e con soli 90 secondi per sperare: il numero 11 biancorosso pareggia colpendo il disco al volo dopo una corta respinta del portiere. Il successivo overtime è fatale ai Vipers, è Kenny Corupe a mandare in paradiso i suoi dopo una deliziosa discesa solitaria. Siamo alla finale, che è anche un derby tutto altoatesino: Bolzano e Renon si contendono il tricolore. Gara 1 vede la netta affermazione dei ragazzi di Adey, ma ancora una volta i bolzanini si dimostrano un gruppo con un grande carattere e spinti da un pubblico meraviglioso, riescono dapprima a pareggiare e poi a spostare l’inerzia della serie a proprio favore espugnando Collalbo in gara 3, circostanza che non si verificava da oltre due anni. Gara 4 è quindi decisiva. Il Palaonda è stracolmo, sono quasi 7.500 gli spettatori, con i tifosi biancorossi che sognano uno scudetto che manca ormai da otto lunghissimi anni. La squadra non tradisce, e spinta da un Borgatello monumentale, un Corupe lucidissimo e un Mihaly freddo e concreto sotto porta, battono il Renon per 5 a 1, scatenando l’apoteosi. La speranza dei tifosi è quella che l’ossatura della squadra venga ora riconfermata, operando solo due o tre cambi mirati in modo da poter contare, per la prossima stagione, su un gruppo già rodato e in grado di offrire un gioco piacevole. Il pienone delle finali ha dimostrato che a Bolzano la voglia di hockey non è mai morta, covava solo sotto le ceneri, in attesa di divampare forte e alta come negli anni novanta quando gli scudetti arrivavano in serie.

Miglior giocatore della stagione: Mihaly – MVP dei play off: Borgatello – Miglior attaccante: Corupe

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