Doug Baran: «Quei 5 anni ad Auronzo ed Alleghe»

Doug Baran: «Quei 5 anni ad Auronzo ed Alleghe»

a. te.

Doug Baran, terzino di Winnipeg, Manitoba, è stato uno dei migliori difensori visti nei palaghiaccio italiani negli anni ’80. Dopo una buona carriera, a livello Major Junior, in QMJHL, con le casacche di Verdun/Sorel, Sherbrooke e Laval, e un contratto con i NY Rangers, con due stagioni tra Peoria e Tulsa, l’arrivo in Europa, come giocatore/allenatore del Den Haag e quindi il trasferimento in Italia ad Auronzo.

“Dopo un anno in Olanda, parlai con Tony Fiore, che giocava ad Auronzo – ricorda Doug – e mi disse che stavano cercando un terzino. Ottenni così un tryout e poi venni ingaggiato”.

Un’esperienza che poi è continuata per cinque stagioni, alternando le maglie di Auronzo e Alleghe:

“E’ stato un periodo davvero speciale della mia carriera e della mia vita. Ho trovato molti amici e mi sono sentito realmente come a casa mia. L’hockey in Italia era di ottimo livello. Ho avuto modo di giocare contro gente come Kent Nilsson, Mark Pavelich, Cliff Ronning, David Bell, Steve Stoyanovich e tanti altri. Tra gli italiani ricordo Martin Pavlu, Gino Pasqualotto, Gigi Zandegiacomo e Pierangelo Cibien”.

Quattro anni in Serie A e poi una stagione in B, sempre ad Auronzo, quindi il ritiro:

“Avrei probabilmente potuto continuare a giocare ancora. Sono comunque contento del fatto di aver fatto cinque anni di buon livello in Italia, dove, di solito, i giocatori si fermavano solo per poche stagioni. Ho avuto poi dei contatti per allenare e giocare a Fiemme, ma non se ne fece nulla”.

Il ritorno in Nord America e l’inizio di una nuova fase della propria vita:

“Sono stato per un po’ manager di un gruppo sportivo che aveva tre palazzi del ghiaccio nel New Jersey, allenando anche le varie squadre che ci giocavano, prima di trasferirmi in California, dove mi sono occupato dei rapporti con le franchigie NHL della west coast, per conto della CCM. Ora lavoro per una compagnia di prodotti medicali e vivo in Pennsylvania”.

Pur dopo molti anni, Doug segue ancora le vicende dell’hockey italiano:

“Purtroppo, vedo che non è ai livelli che, secondo me, gli competono. Negli ultimi anni, molti imports di grande talento si sono trasferiti in Germania, Svizzera e in altri paesi dove pagano meglio. Così il livello è andato peggiorando. Inoltre, non ci sono più gli Orlando, i Manno, i Corsi…”.

Grazie a Doug Baran per la sua collaborazione

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