Mondiali TD: il precedente con la Germania e la Slovacchia

Mondiali TD: il precedente con la Germania e la Slovacchia

In occasione dei Mondiali riportiamo alla luce antiche battaglie degli uomini che hanno lottato per la maglia Azzurra. Uno spaccato con cui vogliamo narrare la storia della Nazionale e far conoscere ai lettori le gesta di campioni e accadimenti sconosciuti o dimenticati.

Italia e Germania incroceranno le stecche a Helsinki dopo quarant’anni: era il 18 aprile 1982, l’Italia tornava nel Gotha mondiale dopo ventitre anni di assenza, l’obiettivo non poteva che essere quello della salvezza.
Il Presidente Luciano Rimoldi, alla vigilia del Mondiale, era convinto delle potenzialità della Nazionale Italiana:

“Partiamo per questa grande avventura fiduciosi di poter fare una discreta figura e di raggiungere l’obiettivo che ci siamo prefissati in questa stagione, cioè di restare nel gruppo A”.

L’impatto con la massima divisione mondiale fu tutt’altro che facile: all’esordio l’Unione Sovietica della celebre linea KLM (Vladimir Krutov, Igor Larionov, Sergei Makarov) e di Vladislav Tretiak s’impose con il largo punteggio di 9-2. Un risultato che avrebbe potuto sfiancare chiunque, ma non gli Azzurri di coach David Chambers, i quali si riscattarono battendo 7-5 quegli Stati Uniti che ancora presentavano a roster alcuni protagonisti alle Olimpiadi di Lake Placid del 1980 del “Miracle On Ice”, come Mark Johnson, transitato sui ghiacci italiani nella Saima Milano, e John Harrington, ex coach dell’Asiago tra il 2009 e il 2011.

“Ero convinto del risultato ottenuto con gli USA e credo in questa squadra che, con il lungo allenamento, ho portato a questi livelli – affermò il coach –. Sono sicuro che resterà nel Gruppo A”.

Ma all’interno dello spogliatoio non era tutto rose e fiori: le note stonate giunsero da un deluso Gino Pasqualotto, tenuto fuori nelle prime due partite:

“Proprio le prime due partite – dice – e poi me l’hanno detto quando stavo già per cambiarmi, non è il modo di fare”.

Tra gli amareggiati c’era anche l’assistant coach Alberto Da Rin, il quale sempre più spesso vedeva disattesi i consigli dati all’allenatore canadese a favore di quelli del suo pari ruolo Ron Ivany. Le fatiche della gara precedente si rifletterono su quella con la Germania Ovest: mai in partita il Blue Team e sempre in balìa del forechecking tedesco, si difese con affanno  e in maniera confusionaria sul primo goal subìto da Franz Reindl e in occasione dell’azione avversaria che portò Gerry Ciarcia a spostare la porta favorendo il 2-0 di Markus Kuhl in powerplay. Riaperta la partita da Bert Di Fazio, nel terzo tempo Erich Kühnhackl e Kuhl misero in ghiaccio i due punti, mentre nel finale il punteggio di 5-2 fu fissato da Richard Bragnalo e Udo Kieβling, quest’ultimo realizzato in situazione di tre contro tre, a causa di una rissa, a cui si aggregarono diversi giocatori della panchina, innescata da un colpo al viso ricevuto da Bob Manno, costretto in balaustra da due avversari.
La Nazionale conquistò un altro punto contro il Canada, storia già raccontata, e rimase nel Gruppo A. A fine torneo coach Chambers si complimentò con i suoi ragazzi per il risultato conseguito:

“La squadra ha reagito molto bene e tutti i ragazzi si sono battuti con impegno. Sapevo di avere una grande difesa ed abbiamo giocato sul contropiede. Soltanto con la Germania è stata sbagliata la tattica di gara. Però il risultato finale ci dà ragione ed ora dovremo impostare la squadra per Monaco”.

 

Tra le big del gotha mondiale, ci sono Nazionali contro le quali l’Italia ha sempre perso e altre a cui ha strappato dei punti. Nel primo caso, tra le prime la più ostica è sempre stata la Cecoslovacchia; dopo la sua dissoluzione avvenuta nel 1993, la Repubblica Ceca ha proseguito la striscia di vittorie ottenute nei 60’ regolamentari, mentre la Slovacchia ha ceduto un punto ai Mondiali di Colonia nel 2017.

Sotto la guida di coach Stefan Mair, gli Azzurri tornavano in Top Division dopo due anni di assenza; l’intensa preparazione contava ventinove allenamenti sul ghiaccio affiancato al lavoro svolto a secco e cinque amichevoli. L’obiettivo salvezza era il minimo sindacabile. Alla vigilia del debutto contro gli slovacchi il coach  espresse soddisfazione:

“Abbiamo fatto due allenamenti da quando siamo arrivati a Colonia. Quello di oggi è stato sicuramente migliore di quello di giovedì. Ma la squadra ora è pronta. C’è una giusta tensione ed un po’ anche di attesa per il debutto. La squadra ora è conscia della grande opportunità che ha e del grande evento a cui partecipa. Abbiamo fatto tutto il necessario ed oltre per preparare la squadra. Ora ci vuole concentrazione massima.”

Gli fece eco il terzino Thomas Larkin presentando gli avversari:

“La Slovacchia è una squadra che ha raccolto buoni successi. Personalmente conosco alcuni dei loro giocatori per averli incrociati nella KHL e posso dire che se l’Italia saprà reggere tutto l’arco della gara, può avere qualche chance. Siamo una squadra molto unita e punteremo a giocare come abbiamo fatto nel terzo tempo dell’ultima amichevole contro gli Stati Uniti, cioè convinti ed aggressivi.”

La carica della Nazionale si riflesse il giorno successivo: gli slovacchi imposero sin da subito il proprio gioco, un rebound concesso da Andreas Bernard fu preda di Michel Miklík; il canovaccio si ripeté nella frazione centrale, aumentarono le penalità, ma il penalty killing resistette strenuamente. Nel finale di periodo il Blue Team trovò coraggio pareggiando, Giovanni Morini insaccò il disco approfittando di un’indecisione di Julius Hudacek sul tentativo di Luca Frigo. Nel terzo tempo l’Italia fu più sbarazzina e cercò con maggiore insistenza la via del goal: Giulio Scandella mancò clamorosamente il vantaggio a tu per tu con il portiere, poco più tardi Frigo deviò quanto bastò la sassata dalla blu dell’italocanadese e regalò un insperato vantaggio. La Slovacchia accusò il colpo, mentre gli Azzurri, liberi mentalmente, pattinarono e giocarono che fu un piacere per gli occhi. Nel finale coach Zdeno Ciger inserì l’uomo di movimento in più, mossa rivelatasi successivamente azzeccata: tornati sul ghiaccio, la Slovacchia vinse l’ingaggio, Andreas Bernard respinse il tiro di Miklik, Libor Hudacek raccolse il puck e, libero da marcature, beffò il goalie Azzurro sul suo palo.
In overtime Scandella avrebbe potuto chiudere la partita: lanciato da un compagno, nell’uno contro zero, fu ipnotizzato da Julius Hudacek. Dalla parte opposta, al primo tentativo gli slovacchi chiusero la partita con il fendente dalla blu di Ceresnak.

“Dopo una prestazione in cui abbiamo dato tanto e abbiamo perso per dettagli, è davvero pesante da digerire. Cercheremo di farne tesoro”, commentò nel post partita Morini, al debutto in un Mondiale di Top Division.

Il punto conquistato fu l’unico in tutto il torneo e decretò il ritorno in 1a Divisione A; la Slovacchia chiuse al penultimo posto a quota 4 punti. Il rammarico per la mancata impresa nei 60’ regolamentari non poté che aumentare.

Ultime notizie
error: Content is protected !!