Le avversarie dell’Italia: la Polonia

Le avversarie dell’Italia: la Polonia

La Polonia, primo avversario del Blue Team sul ghiaccio di Budapest, è ormai una presenza stabile, suo malgrado, in 1a Divisione, nonostante gli sforzi e gli investimenti compiuti negli anni dalla Federazione per tentare la risalita in un gruppo Elite da cui manca dalla fugace apparizione di Goteborg/Karlstad/Jönköping 2002, in cui retrocesse insieme all’Italia dopo l’ultimo posto nel girone che comprendeva Finlandia, Slovacchia e Ucraina, con una poco onorevole statistica di nessun gol segnato in 3 partite, e un Relegation Round giocato meglio, compreso un 5-1 all’Italia, ma non abbastanza per evitare il ritorno in a1 Divisione. Da allora un costante posizionamento tra il secondo ed il quarto posto, a testimonianza di un livello sempre competitivo, ma senza mai riuscire a fare quel salto di qualità che permetta di insidiare il posto di quelle Nazionali “ascensore”, come Italia, Austria, Kazakistan o Slovenia, abituate a passare alternativamente un anno in Top Division e quello successivo, da favorite, in 1a Divisione.

Questo assestamento alla periferia dell’hockey che conta è il frutto di un declino cominciato in pratica alla fine degli anni ’70, quando la Nazionale polacca non seppe più sfornare un numero sufficiente di giocatori di buon livello da consentirle di competere con le grandi dell’hockey. I grossi investimenti fatti dallo Stato, grazie ai proventi soprattutto dell’industria mineraria,  che permisero alla Nazionale di raggiungere il sesto posto nel ranking IIHF, si spostarono verso il calcio e così la Nazionale, che nel 1976 ai Mondiali casalinghi di Katowice, sconfisse gli imbattibili sovietici per 6-4 in quello che è ricordato come “il miracolo di Katowice”,  ebbe il suo canto del cigno alle Olimpiadi del 1980 a Lake Placid quando riuscì a sconfiggere 5-4 la Finlandia, prima di incassare la vendetta sovietica, vittoria 8-1,  per l’affronto di 4 anni prima e chiudere il torneo con un’altra sola vittoria contro il Giappone. Quella Polonia aveva il suo punto di forza nella linea d’attacco composta da Wieslaw Jobczyk, che rimarrà per sempre nella memoria dei polacchi per l’hattrick realizzato durante il miracolo di Katowice, Andrzej Zabawa e Leszek Kokoszki, quest’ultimo con un passaggio anche al Cortina nella stagione 1981-82. Come detto, dopo Lake Placid il ricambio generazionale e le mutate priorità del Governo centrale relegarono la Polonia ad un ruolo di comprimario, nonostante negli anni ’90 l’hockey polacco seppe esprimere ben due giocatori, Mariusz Czerkawski draftato nel  1991 dai Boston Bruins e Krzysztof Oliwa, scelto nel 1993 dai New Jersey Devils, capaci di approdare in NHL. Assente dalle Olimpiadi di Albertville ’92, dopo aver partecipato a 10 delle 12 edizioni precedenti con il quarto posto – per dire il vero su appena 4 partecipanti – di Lake Placid 1932 come miglior risultato.

Il coach

Per provare l’ennesimo assalto alla promozione la Federazione si è affidata, da luglio del 2017, all’esperienza del canadese Ted Nolan, coach a più riprese dei Buffalo Sabres e protagonista dal 2012 al 2014 sulla panca della Lettonia con risultati ottimi, inclusi i quarti di finale raggiunti a Sochi, miglior risultato di sempre della Nazionale baltica. Nolan, 60enne nativo della tribù Ojibwe nell’Ontario, è un coach che ha dimostrato negli anni di saper usare molto bene il materiale umano che ha avuto a disposizione, anche quando non era eccelso tecnicamente.  Nato nella riserva indiana di Garden River, in Ontario, Nolan ha sempre raccontato con orgoglio di essere cresciuto in una casa senza acqua né elettricità e che da bambino doveva scongelare l’acqua del pozzo per poterla utilizzare per poi ghiacciare la piccola pista da hockey vicino casa. Buon giocatore con un’ottantina di partite in NHL, è oggi conosciuto soprattutto per essere il padre del centro dei Sabres Jordan Nolan, vincitore di due Stanley Cup con Los Angeles e per il suo rapporto di amore/odio con i Buffalo Sabres, che ha allenato a varie riprese. Celebri i suoi scontri con la stella della squadra Dominik Hasek – i due non si sopportavano – culminati in un audio reso pubblico e diventato immediatamente virale,  appena dopo la cerimonia degli awards del 1997 in cui il portierone ceco  dichiarava che non sarebbe rimasto a Buffalo con Nolan in panca. Il GM John Muckler venne licenziato per questo episodio e il successore Darcy Regier offrì un prolungamento annuale di  “appena” 500mila dollari a Nolan, il quale, appena votato Coach of the Year, rifiutò sdegnosamente lasciando la franchigia, per tornarvi solo per un breve periodo nel novembre 2013 dopo l’esperienza positiva con la Lettonia.

Il roster

Le settimane precedenti il Mondiale sono state tutt’altro che tranquille per la Nazionale polacca. Il caos è iniziato quando Nolan non si è presentato nel ritiro di Nowy Targ alla data prestabilita con voci riguardanti questo ritardo a causa di un contenzioso economico sugli stipendi arretrati del coach canadese e dello staff. La Federazione si è affrettata  ad emanare un comunicato in cui si chiariva che il problema era stato risolto e in effetti il giorno dopo coach Nolan era regolarmente sul ghiaccio. Ma i problemi erano lungi dall’essersi risolti: è iniziata infatti una serie impressionante di rinunce di giocatori chiave, quasi tutti per problemi fisici, anche se una parte della stampa polacca ha insinuato ci fossero motivi legati a molti contratti in scadenza con la relativa preoccupazione di non infortunarsi prima di aver trovato una nuova squadra. In ogni caso fra i giocatori che sicuramente avremmo visto a Budapest mancheranno Maciej Kruczek, Damian Tomasik, Bartosz Dabkowski e Patryk Wronka, tutti out per infortunio, Kamil Kalinowski  e Radoslaw Galant che hanno rinunciato per motivi famigliari (entrambi diventeranno padri nei giorni del Mondiale) e il portiere Rafal Radziszewski

Tra le assenze di peso, sicuramente quelle dell’americano di passaporto polacco Michael Cichy, Top Scorer delle ultime due stagioni, soprannominato “il killer silenzioso” per il suo opportunismo, rientrato negli USA per motivi famigliari dopo un’eccellente stagione nel Tychy vincitore di campionato e coppa. Così come mancheranno i punti di Grzegorz Pasiut che ha appena rivinto il campionato in Bielorussia col Neman Grodno, ma che ha confermato una lesione ai legamenti del ginocchio, problema che lo ha tormentato anche durante la stagione col club.

Ci sarà invece, per la prima volta, il portiere John Murray, fresco di passaporto polacco, postato orgogliosamente qualche giorno fa sul suo profilo social, mentre, a parte il difensore Pawel Dronia (Lowen Frankfurt), gli altri giocatori che militano all’estero non hanno ancora confermato la loro presenza. Molta attesa soprattutto per Alan Lyszczarczyk, la giovane stella degli Owen Sound Attack, che, se confermato, sarà il miglior giocatore su cui potrà contare coach Nolan.

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