Le avversarie dell’Italia: l’Ucraina

Le avversarie dell’Italia: l’Ucraina

L’Ucraina sarà al via a Cracovia: sembra banale, ma questa è già un’ottima notizia per il disastrato movimento hockeistico nazionale e ovviamente per tutto il paese, considerata la difficile situazione politica interna. Ma la crisi dell’hockey gialloblu va ben oltre la tragica guerra civile che insanguina il paese: squadre di club praticamente amatoriali, un ricambio generazionale che definire difficile è un eufemismo e una federazione volenterosa ma dalle limitatissime capacità finanziarie. Eppure nel 2011, non anni e anni fa, una nuova era sembrava aprirsi per l’hockey ucraino: un gruppo di uomini d’affari, capitanati dal potentissimo e ricchissimo padrone del Donbas Boris Kolesnikov, lancia l’ambiziosa PHL (Professional Hockey League), un campionato teoricamente affiliato alla federazione, ma di fatto indipendente, che vede l’arrivo di stranieri di buon livello, disponibilità economica e addirittura la creazione di Xhockey, un canale televisivo tutto dedicato all’hockey a garantire una copertura giornaliera della lega. Dopo una prima promettente stagione, le ambizioni si allargano col progetto di espandere i partecipanti a 12, dagli otto iniziali, e di creare una lega junior con le stesse caratteristiche. Tutto ciò con il silenzio “obbligato” della federazione, parente povero costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Ma il giocattolo improvvisamente si rompe: nell’estate il Vinnytski Haidamaky, team della città di Vinnytsa che porta il nome del suo egocentrico proprietario, non si iscrive per mancanza di fondi (leggasi: se non vinco, non ci gioco più), l’Akuly Kharkiv (gli squali) falliscono, rimpiazzati dal nostalgico tentativo di resuscitare la gloriosa Dynamo Kharkiv, squadra con ben altre disponibilità economiche e delle candidate –  Ivano-Frankivsk Kalush, Dniprodzerzhynsk, Sevastopol, Simferopol, Kremenchuk, Druzhkivka e Lugansk – al momento di dover aprire i cordoni della borsa, nessuna si fa avanti. Si comincia lo stesso, ma la federazione, approfittando delle difficoltà organizzative ed utilizzando l’unico vero potere rimastole, quello delle sanzioni disciplinari, alza la voce e con una decisione clamorosa (e quanto meno intempestiva) espelle il Berkut Kyiv per mancato rispetto delle scadenze in alcuni pagamenti: dettaglio, la decisione arriva alla fine della regular season, stra-dominata dal club rossoblu, il più serio candidato alla vittoria finale. E’ il colpo di grazia alla PHL, vinta poi dal Donbas. In estate i finanziatori scappano e il campionato torna ad essere gestito direttamente dalla Federazione: risultato, un torneo di modesto livello quello dell’anno passato, vinto dal Companion Kyiv, ancora peggiore quello di quest’anno, in forse fino all’ultimo per mancanza di squadre disposte a partecipare, e disputato in due mesi tra febbraio e marzo, più per non incappare in sanzioni IIHF che altro, con sole quattro squadre, Generals Kyiv, ATEK Kyiv (campione), HC Kremenchuk e Vytyaz Kharkiv, tra le quali non figura, per la prima volta dal 1992, anno dell’indipendenza, il glorioso Sokil Kyiv, club per anni bandiera del movimento hockeistico ucraino, fucina di campioni, strozzato dai debiti da alcuni anni, fino all’inevitabile getto della spugna, anche a livello giovanile. Assente anche il Donbas, la cui meravigliosa “Druzhba Arena” è stata bombardata ed incendiata, ma nell’est del paese hanno ben altri problemi. Triste fine per un club che aspirava solo due anni fa alla vittoria in KHL e che sopravvive oggi solo con un coraggioso gruppo di allenatori e ragazzini che vogliono insegnare e giocare ad hockey nonostante tutto. Pochi giorni fa il boss Kolesnikov, normalmente un megalomane anche nelle dichiarazioni, ha tristemente ammesso in un’intervista che non ci sono possibilità che il Donbas ritorni in KHL nel prossimo futuro: “non abbiamo né un’arena e nemmeno un aeroporto, realisticamente possiamo pensare ad un futuro per l’hockey a Donet’sk da qui a sette anni”. In questo scenario si inserisce, come detto, una preoccupante mancanza di giovani giocatori: da anni il roster della nazionale conta sempre su un blocco di veterani, cresciuti ancora alla vecchia scuola del Sokil. Nazionale affidata da questa stagione ad Alexander Godynyuk, 45 anni, ex buon difensore con 220 partite in NHL, tra Toronto, Calgary e Hartford nel curriculum ed un’esperienza  come allenatore del Sokil e del Molodaya Gvardiya Donet’sk, la squadra junior del Donbas. Una scelta al risparmio dopo le esperienze recenti con il canadese Dave Lewis ed il russo Andrei Nazarov. Con il roster a disposizione, realisticamente si richiede a Godynyuk il mantenimento della divisione, riconquistata due anni fa, e nulla più. L’Ucraina è attualmente 20esima nel ranking IIHF e reduce da un quarto posto, da neo-promossa, ai mondiali dello scorso anno in Corea. L’ultima apparizione nell’elite division risale al 2007 in Russia, quando l’Ucraina retrocedette da ultima in classifica dopo 9 stagioni consecutive nella massima serie, condite da un 9 posto nel 2002 come miglior risultato. A quell’anno risale anche l’unica partecipazione ucraina ai giochi olimpici, con un 10 posto finale a Salt Lake, dove però i gialloblu lasciarono un’ottima impressione.

La Squadra

Alexander Godynyuk ha raccolto davvero il (poco) che passa il convento: le stelle Ruslan Fedotenko e Sergei Varlamov sono ancora incerti se partecipare, anche se Varlamov ha raggiunto il training camp: d’altronde entrambi hanno praticamente saltato tutta la stagione. Tra gli altri, buoni giocatori sono il portiere Sergei Gaiduchenko del Kuban Krasnodar, che dovrebbe essere il titolare in Polonia, gli esperti difensori Nikolai Ladygin, Yuri Navarenko e Aleksandr Pobedonotsev e gli attaccanti  Vitali Donika, top scorer del campionato rumeno con i campioni del Dunarea Galati, il sempre puntuale realizzatore Andrei Mikhnov che quest’anno ha spesso fatto la differenza nella non brillantissima stagione del Metallurg Zhlobin in Bielorussia, e due promesse che stentano a sbocciare: Yuri Petrangovsky dello Yunost Minsk e soprattutto Aleksandr Toryanyk, 25enne che aveva molto impressionato due stagioni fa nel Berkut Kyiv, tanto da guadagnarsi una chiamata in KHL dal Donbas, ma che quest’anno non ha particolarmente brillato tra Sarov e Sary Arka in VHL. Occhi anche per il sempre valido realizzatore Roman Blagoy, altro attaccante con un passato in KHL. Il campionato locale, a parte i vecchi elefanti, ha messo in mostra l’interessante ’94 Vladimir Cherdak del Kremenchuk, immediatamente chiamato in nazionale maggiore.

Focus su:

non c’è dubbio: Pavlo Padakin è il miglior prodotto dell’hockey ucraino degli ultimi tempi ed il giocatore che può raccogliere l’eredità di Ruslan Fedotenko: classe 94, possente ala destra uscito, manco a dirlo, dalla scuola del Sokil ma cresciuto in Nord America, 80 reti e 70 assists in tre stagioni di WHL tra Calgary Hitmen e Regina Pats ed una chiamata per il development camp del Calgary Flames la scorsa estate: “E’ un sogno per ogni ragazzo ucraino che gioca a hockey poter pattinare in NHL. Sono andato in un parco pubblico di Calgary a pattinare per due giorni di seguito per cercare di arrivare preparato al meglio” aveva dichiarato Padakin al momento della chiamata, ricordando poi il suo arrivo agli Hitmen: “E’ stata dura all’inizio, quando sono arrivato mi sono reso conto di essere un ragazzo qualunque in mezzo a coetanei che avevano già un contratto NHL in tasca, ho dovuto lavorare molto”. La sua partecipazione ai mondiali non è ancora certa per un ginocchio ballerino che lo ha fatto penare negli ultimi due anni, ma è il giocatore che può aiutare a fare la differenza.

Pronostico

L’Ucraina sarà un brutto cliente per tutti, nonostante il roster non di assoluto valore ,e diventare l’ago della bilancia per le favorite se dovessero perdere punti contro la truppa di Godynyuk. Non ha le carte per giocarsi la promozione, mentre per rimanere in I divisione sarà probabilmente decisivo il match contro il Giappone.

Avvicinamento

In ritiro a Brovary, vicino a Kyiv, dal 1 aprile, l’Ucraina ha disputato due match di preparazione al modiale di Cracovia, entrambi contro i bielorussi del Gomel: una sconfitta 3-2 nel primo (goals di Mikhnov e Blagoy) ed una vittoria 5-2 nel re-match (hattrick di Blagoy, Bondarev e Zabludovsky). Nell’ultimo impegno internazionale, l’Euro Ice Hockey Challenge di Torun in febbraio, una vittoria 5-0 con la Romania, e due sconfitte per 6-5 contro Ungheria e Polonia, avversari che i gialloblu ritroveranno a Cracovia

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