di Daniele Gobbi
HOCKEYTIME: Un pensiero al Vostro passato… Ci potete parlare della storia della Vostra squadra in breve? Ci potete descrivere l’ambiente milanese che sta intorno alla squadra brevemente?
FILIPPO BIANCHI: Nel 1995 3 studenti dell’Università Bocconi di Milano (Filippo Bianchi, Alfredo Franceschini e Stefano Leopardi) hanno iniziato a giocare sulla pista del GEAS di Sesto San Giovanni appassionandosi al punto di decidere di fondare una vera squadra.
Il loro sogno si è realizzato, nonostante molte difficoltà, grazie al CUS Milano (che coordina e gestisce tutte le attività sportive delle università milanesi).
La squadra è partita con 12 persone, reclutate attraverso volantinaggi e pubblicità nelle varie università milanesi,tra le quali anche l’allenatore: Pavel Lazarov, studente della Bocconi ed ex giocatore della nazionale della Bulgaria.
Nel 1996, cause di forza maggiore ci hanno costretto ad "emigrare" a Zanica (Bg). Nonostante la distanza c’era comunque un numero sufficiente di atleti per partecipare al Campionato Amatoriale Interlega. Abbiamo tenuto duro e il gruppo ha continuato a crescere e l’attività agonistica è proseguita con la partecipazione al campionato Interlega e al Torneo Città di Milano fino al 1998, quando si è potuto trovare spazio presso il Forum di Assago. Questo ha permesso alla squadra di incrementare il numero degli atleti.
MATTEO RESTELLI: Nel 1999 abbiamo partecipato al Campionato Nazionale UISP (solo una contestata sconfitta a tavolino ci ha escluso dalla finale) e alla Coppa Italia UISP, nel 2000 abbiamo esordito nel Campionato di Serie C, tra giocatori con esperienze agonistiche importanti. Nel 2002, una svolta importante: Walter Manni diventa coach del CUS. Nel 2005 la FISG ha sdoppiato il campionato di serie C e il CUS milita attualmente nella seconda divisione.
HT: Uno sguardo al presente… Ci potete dare un commento della Vostra stagione in corso?
MR: Anche quest’anno partecipiamo alla seconda divisione del campionato di Serie C ma con una novità importante. Infatti, a seguito della mancata iscrizione alla prima divisione dei Diavoli Rossoneri di Milano, un gruppo di giocatori di quella squadra è arrivato a rinforzare la nostra squadra e attualmente siamo al terzo posto della classifica, una delle migliori prestazioni in assoluto nella nostra carriera agonistica. La collaborazione con i Diavoli non si limita alla partnership per la prima squadra, ma si espleta anche attraverso l’organizzazione di corsi per adulti e per bambini.
HT: Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate quest’anno? Se ci sono, quali sono gli aspetti positivi rispetto agli anni passati? E quali sono le maggiori voci di costo tra ghiaccio, trasferte, attrezzature ed eventuali rimborsi al roster?
MR: praticare il nostro sport è certamente oneroso dal punto di vista finanziario: la parte principale dei costi è rappresentata senz’altro dal ghiaccio, il cui costo (relativo al Palasesto) si aggira attorno ai 120 euro/ora. Grazie ad uno sponsor che ci supporta da 3 stagioni, riusciamo a coprire i costi di una parte della stagione, mentre per il resto sono i giocatori che finanziano la squadra, che non prevede alcun rimborso ai roster.
Purtroppo reperire sostegni economici è difficilissimo, bisognerebbe trovare qualche sponsor che creda in questo sport e nella sua promozione attraverso un bacino vasto e giovane qual è il mondo universitario italiano.
HT: Guardando avanti… Ci potete illustrare le ambizioni e i progetti del CUS Milano Hockey a breve termine?
MR: l’obiettivo per la stagione attuale è quello di partecipare alla seconda fase, quella finale, del campionato, e non escludiamo di ottenere un ottimo piazzamento, nonostante Bormio e Bergamo siano due squadre molto forti.
HT: E a medio/lungo termine?
MR: il progetto del CUS rimane quello di promuovere l’hockey tra i giovani, tra chi vuole imparare a giocare e vuole divertirsi, assicurando spazio in partita anche per i meno bravi che non ne avrebbero la possibilità in altre squadre, a più alto tasso agonistico, che non li farebbero scendere in campo.
Inoltre, il CUS vuole rappresentare anche una valvola di sfogo e una farm-team per le giovanili di Serie A, per quei ragazzi che non hanno le capacità tecniche o l’interesse a proseguire un’attività agonistica "professionistica" in prima squadra, ma vogliono dedicarsi allo studio, o ad altro, senza dover per questo abbandonare l’hockey.
Tutto ciò viene già perseguito attraverso numerose attività collaterali quali la scuola di pattinaggio, i corsi di avviamento per principianti,la partecipazione a tornei amatoriali in Italia e all’estero, l’organizzazione di tornei ai quali vengono invitate squadre universitarie e amatoriali di tutto il mondo, attività che servono anche in parte a sovvenzionare la squadra.
Vorrei citare, a pochi giorni dall’inizio delle Universiadi di Torino, il nostro torneo universitario – ICE PERIOD – che organizziamo ogni anno a fine aprile e che vede la partecipazione di squadre universitarie di tutta Europa. Ne siamo molto orgogliosi ed è l’unico in Italia di questo genere.
HT: Ora… chiudendo gli occhi… Nella Vostra regione quali sono le Vostre speranze per il futuro dell’hockey su ghiaccio?
FB: La nostra speranza è che le squadre di vertice offrano sempre più spettacolo, aumentando l’interesse per il nostro sport. Speriamo anche che ci sia una crescita dello sport di base, praticato sia dai bambini che dagli amatori. La vera linfa sono loro.
HT: Per quale motivo consiglierebbe di giocare e/o seguire l’hockey-ghiaccio?
FB: Perché è lo sport più veloce e con maggior adrenalina che ci sia! Fisicità, tattica, velocità e rispetto per l’avversario ne fanno uno sport unico nel suo genere.
HT: Se foste al comando dell’hockey nazionale, cosa fareste Voi per ridare vigore al movimento?
FB: Sicuramente un piano d’azione. Finora non è esistito un vero e proprio organo a capo dell’hockey nostrano. Con l’avvento della Lega speriamo che sia possibile una programmazione certa e duratura del movimento di vertice che a sua volta possa “trascinare” la base.
Successivamente la Federazione dovrebbe investire con decisione sulle infrastrutture. In Italia ci sono pochi palazzi del ghiaccio e senza di essi non è possibile fare attività ed ampliare il bacino d’utenza. Purtroppo per praticare gli sport del ghiaccio serve… il ghiaccio! Non siamo il Canada o la Svezia dove basta uscire di casa e trovare il primo laghetto su cui poter pattinare. Certo, non è necessario – e non è fattibile – aprire piste ovunque, ma basterebbe incominciare a spostare il baricentro degli sport del ghiaccio dal Nord Est a tutto il Nord Italia, Emilia Romagna compresa.
La Fisg non deve necessariamente intervenire economicamente, ma deve sicuramente mettere a disposizione il suo know-how, e fare informazione verso gli enti locali e gli imprenditori, spiegando il perché sarebbe utile aprire delle piste, magari suggerendo il modo per farlo al meglio (ottimizzando i costi), dovrebbe anche istruire chi deve gestire gli impianti ed aiutare nel lancio del “prodotto ghiaccio”.
La Fisg ha gli strumenti per promuovere le attività nelle nuove location e far appassionare il nuovo pubblico. Non è pensabile che la gente si avvicini ad uno sport senza un’adeguata comunicazione. L’esempio di Catania è lampante: un imprenditore e gli enti locali hanno scommesso sull’apertura di un moderno impianto nella regione più a sud d’Italia. Mi sarei aspettato che ad esempio la Nazionale di Hockey vi avesse almeno fatto un’amichevole se non addirittura un Euro Hockey Challenge. Questo dovrebbe essere il ruolo della Fisg, poco impegno economico e tanto utilizzo delle leve che possiede. Invece è quasi sembrato che Catania desse fastidio.
Per fare un altro esempio: un nuovo impianto verrà inaugurato a breve a Biella. Location ottima per la tipologia di città e l’inserimento della struttura (accanto ad un centro commerciale e al futuro nuovo palazzo del basket). Purtroppo ci sarà solo una pista da curling e un 20×30 per il pattinaggio. Perché la Fisg non è intervenuta spiegando che con gli stessi costi si sarebbe potuto fare qualcosa di ben più utile? Perché non ha proposto un format di progetto da adattare alle esigenze locali?
Si ringrazia Filippo Bianchi, Matteo Restelli e il CUS Milano Hockey per la disponibilità.