“Della serie… C2 !” presenta l’ H.C. Black Angels Milano

“Della serie… C2 !” presenta l’ H.C. Black Angels Milano

Intervista a Fabio Cambiaghi, presidente dell’ H.C. Black Angels Milano

di Daniele Gobbi

HOCKEYTIME: Un pensiero al Vostro passato… Ci può parlare della storia della Sua squadra in breve?
FABIO CAMBIAGHI: La squadra dei Black Angels nasce direttamente sul ghiaccio della stadio Agorà di Milano, 7 anni fa.
Nasce innanzitutto, da una aggregazione spontanea di amici che frequentavano già i palazzi del ghiaccio del Piranesi e Agorà. Alcuni avevano esperienze giovanili nelle “Civette” o in altre squadre milanesi, altri invece solo la grande passione per l’hockey.
Così è cominciata, tra una partitella e una bicchierata nelle notti del Martedì e del giovedì. Abbiamo poi fatto le prime magliette molto spartane, ma sono ormai per noi storiche. Dalle amichevoli partecipiamo al campionato UISP dove scopriamo con piacere che a Roma esiste l’hockey. Poi il grande salto nella FISG, nuove maglie nuovo logo, sempre col casco e le stecche incrociate, grazie all’arrivo di sponsor che ancora oggi ci sostengono nella nostra iniziativa.

HT: Ci può descrivere l’ambiente milanese che sta intorno alla squadra brevemente?
FC: Noi giochiamo, “viviamo” all’Agorà, ci si incontra sempre al solito posto: il bar dell’Agorà. Chi ci sta intorno?. Tutti i frequentatori del “Palazzo”: giocatori ed ex giocatori, i ragazzi delle giovanili dei Vipers, i tifosi del Milano Vipers, le ragazze dell’artistico.

HT: Uno sguardo al presente… Ci può dare un commento della Vostra stagione in corso?
FC: Dopo la finale persa la scorsa stagione contro il Bologna, nei programmi societari d’inizio stagione c’era quanto meno la conferma, però sin dalle riunioni in federazione di Luglio con l’iscrizione del Bormio (vincitore della C1 lo scorso anno), del Bergamo e la fusione tra Cus e Diavoli, abbiamo capito che la vita sarebbe stata molto difficile. A metà stagione siamo a metà Classifica con qualche rimpianto per qualche punto lasciato per strada, ma abbastanza soddisfatti.

HT: Quali sono le maggiori difficoltà riscontrate quest’anno?
FC: Le maggiori difficoltà sono come sempre di natura organizzativa. Non abbiamo segretarie, magazzinieri o direttori tecnici. L’organizzazione è affidata ad un gruppetto di dirigenti/giocatori che per necessità sono obbligate a fare delle scelte che non possono incontrare sempre il consenso unanime dei giocatori. L’ampio roster formato da ben 35 persone impone delle scelte ad ogni partita questo ovviamente crea delusioni in quelli che non sono convocati. Il problema maggiore però è stato il cambio dell’allenatore. Il Coach precedente dopo due anni di ottimo lavoro (che ci ha raccolto dalle ultime posizione del campionato sino a portarci ai vertici) ha dovuto lasciarci per motivi lavorativi. La ricerca del sostituto è stata difficilissima, gli orari notturni degli allenamenti allontanavano qualsiasi volenteroso. Abbiamo affidato la squadra temporaneamente ad un giocatore di grande esperienza che ci ha preparato fino all’arrivo di Alessandro Benin già tecnico delle giovanili dei Viper, Lugano e Agnau.

HT: Se ci sono, quali sono gli aspetti positivi rispetto agli anni passati?
FC: Con un duro lavoro negli anni siamo riusciti a farci un nome all’interno dell’ Hockey amatoriale Italiano. Molte le squadre in Italia e in Europa che ci invitano a tornei o amichevoli, sicuri di sfidare una squadra corretta, leale e sportiva.

HT: Quali sono le maggiori voci di costo tra ghiaccio, trasferte, attrezzature ed eventuali rimborsi al roster? E come fate a “vincere queste sfide”?
FC: Ovviamente la voce di costo maggiore è l’acquisto delle ore ghiaccio che non sono mai sufficienti per nessuno. La proporzione del nostro bilancio è 2/3 il ghiaccio, 1/3 per il resto. Gli introiti vengono dagli sponsor in maggioranza e dalle quote societarie dei giocatori.

HT: Avete un settore giovanile? A quali campionati/tornei partecipa? Se non l’avete, quali sono le ragioni per cui non avete (ancora) intrapreso iniziative in tal senso?
FC: Non abbiamo un settore giovanile e non possiamo pensare di farlo in questo periodo. Le ore ghiaccio non esistono infatti per trovare il nostro spazio dobbiamo allenarci dalle 22.30 alle 24. Certo ci piacerebbe, essere un’alternativa valida per i giovani che non trovano posto nelle formazioni under 19 e C26 dei Vipers o a quei giovani che per problemi di lavoro o studio non possono dare una continuità agonistica che richiede la partecipazione ai campionati nazionali.

HT: Se ci sono, quali rapporti vi legano ai Vipers Milano?
FC: Noi siamo legati ai vipers, perché siamo tifosi da anni. Dopo le loro partite del martedì o del giovedì scendiamo in pista noi…….è sempre una grande emozione. Non c’è ovviamente nessun legame strategico ed organico ma ci incontriamo sempre nello stesso palazzetto, ce la contiamo su, chissà magari un giorno potrebbe essere qualcosa di più.

HT: Guardando avanti… Ci può illustrare le ambizioni e i progetti dei Black Angels a breve termine?
FC: Il campionato di C1, dove occorre avere una buona selezione di giocatori, non è ancora alla nostra portata (vedi l’esperienza del Bologna, prima nel campionato C2, ultima nel campionato C1). Il campionato di C2 è oggi il nostro riferimento. Un campionato dove è ancora predominante lo spirito di squadra e la voglia di giocare, e non solo per il primato (onore al Giugoma ed al Lecco). Dovremo puntare su una migliore organizzazione e comunicazione interna ed esterna. Un allenatore bravo che sappia far crescere in una squadra amatoriale i giocatori.
Vorremmo creare un roster di 25-30 giocatori sezionato in due gruppi ma che si allenano tutti insieme, che permetta la formazione di una squadra competitiva che partecipi al campionato e un gruppo che principalmente organizzi partite amichevoli e che può allo stesso tempo essere scelto per completare la squadra nelle varie competizioni.

HT: E a medio/lungo termine?
FC: Esistere il più a lungo possibile. Ogni anno i costi aumentano e la fedeltà degli sponsor non è eterna. La speranza è di trovare sempre dei partner che ci aiutino nella nostra sopravvivenza.
HT: Ora… chiudendo gli occhi… Nella Vostra regione quali sono le Sue speranze per il futuro dell’hockey su ghiaccio?
FC: L’hockey su ghiaccio in Italia nasce a Milano e se non ad alti livelli, esisterà sempre. Il vero problema è che oggi c’è un bacino d’utenza che vuole giocare ad hockey, che non riesce a trovare lo spazio dove praticarlo. Mancano le piste. Il presidente dei Vipers Di Canossa ha ammesso in una recente intervista che hanno circa 180 giovani, ma in verità potrebbero averne più di 250 ma mancano le strutture per poterli allenare. Noi abbiamo lo stesso problema. Abbiamo un roster che potrebbe più che raddoppiare ma le poche ore a disposizione ci costringono a rifiutare nuovi appassionati.

HT: Per il suo sviluppo, l’hockey in-line può essere una risorsa aggiuntiva?
FC: L’hockey in-line credo che sia molto utile perché aiuta ad avvicinarsi a questo sport con costi più che dimezzati. Sono comunque due discipline diverse che interagiscono sempre in modo “mammifero”. Mal che vada in in-line ci si può rifugiare in un parchetto a giocare. Però il ghiaccio è tutta un’altra cosa.

HT: Se foste al comando dell’hockey nazionale, cosa fareste Voi per ridare vigore al movimento?
FC: Ricerca di sponsor che aiutino ad aumentare gli investimenti nella televisione e carta stampata. Organizzare un campionato a 10 squadre minimo di serie A con formule semplici e durature nel tempo. Costituzione di una federazione autonoma dalla attuale sport ghiaccio, troppo lontana dalla realtà hockeystica. Riorganizzazione di competizioni come l’Alpen Liga tra squadre Italiane Austriache e Slovene. Organizzazione di un Mondiale in Italia magari da giocarsi a Bolzano, a Milano e a Torino in stadi grandi e confortevoli. La creazione della Lega è il primo grande passo nella giusta direzione. Ora bisogna far seguire una pubblicità adeguata. Allargare la disciplina nelle grandi città, Bologna. Roma, Genova, Catania………ma chi ci va a giocare oltre ai Black Angels? Lo scambio di giocatori tra hockey e in-line è cosa oramai consueta. L’in-line può essere praticato in tutti i parchi se c’è una pista e da lì al ghiaccio il salto è breve.

HT: E come vedete tale movimento nei prossimi 10 anni?
FC: Se i Vipers chiudono prevedo che tutto ciò che oggi a Milano si muove come le giovanili e l’amatoriale rischiano di tornare indietro di anni luce. L’hockey ha sempre avuto un interesse tra alti e bassi, la speranza è che nel futuro ritorni ad essere alto. Qualcuno di sicuro continuerà a giocare: i Black Angels.

Si ringrazia Fabio Cambiaghi e l’ H.C Black Angels Milano per la disponibilità.

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