Varese, autopsia della stagione giallonera

Varese, autopsia della stagione giallonera

di Gianluca Vapi

Varese termina al quarto posto una stagione per gran parte anonima, stabilizzata a metà classifica, una stagione caratterizzata da alti e bassi, ma che è andata crescendo e ha avuto l’apogeo nelle semifinali di IHL con il Caldaro, serie decisa in una gara 5 thriller. Proviamo ad analizzare i singoli pezzi del puzzle di questa stagione giallonera.
 
GIOCATORI: nulla da dire a tutti i giocatori che in questa stagione hanno indossato la maglia giallonera, che hanno avuto l’onore di sentirla sulla pelle. Probabilmente è mancata la continuità più che di risultati (striscia di 11 vittorie di fila a parte) di prestazioni, in quanto i Mastini si sono resi capaci di imprese epiche (la serie di semifinale con i Lucci rappresenta l’apogeo dei gialloneri) alle quali hanno alternato disfatte clamorose (l’onta del 7-1 in casa in semifinale di Coppa sempre con il Caldaro rappresenta un punto bassissimo) legate forse alla mancata alchimia tra vecchia guardia e nuovi arrivi, che non è mai sembrata esistesse. Ma nessuno mette in dubbio, sia chiaro, il fatto che i giocatori siano usciti dal ghiaccio di ogni gara senza essersi impegnati o senza aver gettato sul ghiaccio ogni piccola energia disponibile. E anche alla fine di questa stagione un altro pezzo “made in Varese” se ne va: il “vecchio” Capitano Edo Raimondi pone fine alla sua carriera lasciando un vuoto di professionalità e carisma sia sul ghiaccio sia nello spogliatoio incolmabile.
 
STAFF TECNICO: coach Glavic purtroppo ha, durante il corso della stagione, gestito in modo pessimo il gruppo, creando dissidi all’interno dello spogliatoio, cambiando linee di continuo, senza veramente una logica, “scomunicando” le stesse linee che hanno portato Varese a diventare grande; e tutto questo tuorbillon non ha portato a raggiungere i risultati che a inizio stagione si prospettavano. La rottura piano piano diventata cronica con il gruppo storico varesino è stata un harakiri che ha penalizzato tutto e tutti, lasciando intatto il pensiero dello sloveno nell’essere sempre dalla parte della ragione, che il suo “modus operandi” rappresentava un dogma indiscutibile e di conseguenza non inserendosi nella realtà varesina (a differenza di quanto fatto dal santone Devèze, soprattutto nella sua seconda esperienza varesina, che tutti rimpiangono). Obiettivo “zero tituli” raggiunto.
 
SOCIETA: la società ha dimostrato ancora una volta di non aver le idee molto chiare e di pensare, dopo la conquista del double di due anni fa (legata anche a fattori mistici e di congiunture astrali magiche) di poter cambiare gran parte del roster come fatto lo scorso anno; non si può ogni stagione continuare a girare giocatori come fossero figurine della Panini perché non è così che si costruiscono dei team vincenti e la storia lo dimostra (il Caldaro è un esempio). Sarebbero bastati due o tre innesti nel roster dello scorso anno per sognare in grande (la conferma di Pietroniro era così impossibile?); oltretutto le scelte fatte negli ultimi anni hanno sempre lasciato dei dubbi e le spiegazioni su certe scelte hanno latitato e non sono mai state rese pubbliche per motivi sconosciuti: come dimenticare il ritorno del fantasma Desautels e la sua fuga verso l’ignoto o il non voler avvalersi in questi anni della carta jolly ucraina se non solo negli ultimi mesi di questa stagione (delle due a disposizione si salva solo il portiere ma arrivato in seguito alla partenza di Perla) o l’arrivo di un giocatore addirittura dal campionato spagnolo (Basile) o la casella straniero occupata da Kuronen che, come già scritto in precedenza, non poteva contribuire alla carenza di un bomber vero viste le sue statistiche (se non possiedi l’imprinting dello sniper, non lo avrai mai). Ricordiamo anche a fine stagione scorsa, e a inizio di quella nuova, le dichiarazioni della dirigenza presagivano a una stagione diversa come risultati dei gialloneri, dichiarazioni piano piano adeguate all’andamento della squadra; ormai il gruppo storico di varesini si sta sgretolando soprattutto per gli anni che avanzano inesorabili, come verranno sostituiti le leggende bosine desta preoccupazione anche perché di difficile soluzione. Le scelte dei coaches negli ultimi due anni sono state chiaramente negative: affidare la panchina dei Mastini ad allenatori che vengo da mondi hockeystici totalmente agli antipodi del campionato IHL si è verificata una soluzione non ottimale (è vero che Czarnecki è arrivato in finale ma più per merito dell’autogestione dei giocatori). Come si può pensare che chi ha avuto sempre a disposizione giocatori professionistici avrebbe potuto adattare la propria metodologia del lavoro a uomini che hanno una doppia vita, lavorativa e sportiva, e che fanno enormi, e sottolineo, enormi sacrifici per indossare la casacca giallonera? Non sarebbe meglio far accomodare sulla panca giallonera un coach che conosce la IHL e le dinamiche di questa Lega? Va comunque dato un grande merito alla società di aver creato un ambiente splendido e spettacolare, di avere avuto una gestione ottimale della stagione dal punto di vista organizzativo, di aver attirato sempre più sponsor per dar linfa alla crescita dell’hockey su ghiaccio all’ombra del Sacro Monte e di aver rivitalizzato il settore giovanile in modo eccellente.
 
PUBBLICO: come sempre il tifo giallonero ha dimostrato un attaccamento alla squadra viscerale, veramente da premio Nobel; l’Acinque Ice Arena è sempre stata gremita, raggiungendo più volte il sold out e sostenendo i giocatori anche nei momenti più difficili e complicati della stagione. Un pubblico del genere avrebbe meritato, merita e meriterà sempre qualcosa in più in ogni stagione perché un pubblico splendido come quello varesino va custodito gelosamente come un diamante grezzo in modo da non far perdere la sua bellissima luminosità. Impossibile dimenticare anche in questa stagione gli esodi verso Caldaro, come prova d’amore eterno verso questi colori. Loro ci saranno sempre, sempre e sempre su quelle gradinate che non vedono l’ora di essere riempite.

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