ALPS oppure IHL ? E’ questo il dilemma?

ALPS oppure IHL ? E’ questo il dilemma?

Parafrasando il grande commediografo inglese William Shakespeare, e giocando un po’ con le parole, poniamo a voi tutti lo stesso quesito…. Per la salvaguardia del movimento Hockeystico Nazionale ed il miglioramento dello “Spaghetti Hockey”, è meglio che le nostre formazioni continuino ad aderire all’ALPSHL, oppure è preferibile che, tutte, lascino la Lega interfrontaliera e diano vigore alla IHL, facendola diventare la prima Lega Nazionale ?

Le recenti affermazioni di Roberto Rampoldi, presidente del Rittner Buam SkyAlps e della Federazione Italiana Hockey su Ghiaccio, riaprono il caso a, pochi giorni dalla dichiarazione dell’Unterland riguardo alla sua, prossima, uscita dalla Lega transfrontaliera. Il Presidente dice, in modo chiaro ed inequivocabile, che – al momento attuale – per giocare ad un certo livello, non c’è una possibilità diversa da quella di mantenere in piedi la situazione attuale – soprattutto – “per mancanza di alternative concrete”. Inoltre, se – come dicono ad Egna – la decisione di non iscriversi al prossimo Campionato di ALPSHL, è motivata da problemi economici, non mi pare che la defezione dei CAVS sia una buona notizia. Da un punto di vista tecnico, si deve ammettere che i Cavaliers faranno “un passo indietro” perchè credo sia difficile negare che il livello tecnico della ALPSHL sia superiore a quello della IHL e dare la colpa di certe carenze di spettatori allo “scarso potere attrattivo” della ALPSHL è di certo una risposta troppo “superficiale”. Lo scorso anno, peraltro, fu il FASSA a salutare l’ALPSHL adducendo la stessa motivazione che, oggi, emerge dalle dichiarazioni dell’Unterland. Eppure, che allo Scola, le presenze fossero sempre state piuttosto basse, è cosa ben risaputa, sin dai tempi della “vecchia serie A”. Inoltre se ad Alba di Canazei la media di presenze in ALPS era di 350 (nel 2022/23) e 337 (nel 2023/24) ed in questo anno, al match – clou contro l’Aosta, hanno assistito appena 230 spettatori, si capisce che i risultati della scelta fatta dai Falcons non abbia prodotto effetti esaltanti …

Per meglio comprendere quello che diciamo, alleghiamo i grafici “ufficiali” delle presenze degli spettatori nelle edizioni 2022-2023 e 2023-2024 nella ALPS Hockey League. L’analisi dei numeri, vede crescere dal Campionato 2022-23 a quello dell’anno successivo, le presenze in (quasi) tutti i palaghiaccio. Tra le formazioni italiane, il Merano fa il salto maggiore passando da una media di 337 a 680 spettatori ed anche il Val Gardena sale da 500 a 619 spettatori per partita. Stessa cosa fanno il Renon (da 445 a 531) ed il Cortina (da 313 a 489). Le uniche squadre che fanno registrare una (lieve) flessione nelle presenze sono l’Unterland (da 398 a 341) ed il Fassa (da – circa – 350 a 337). E’ innegabile che – nei numeri –  i progressi maggiori li fanno le formazioni Austriache, In questa particolare classifica, lo Zell am See è davanti a tutti, con una media di 1689 presenze nel 2022/23; un numero che sale a 1799 per quanto riguarda la media dei biglietti per gara venduti nell’anno successivo. Va bene anche al Kitzbühel che sale da 603 a 793 paganti/gara ed al Bregenzerwald che passa da 619 a 772. Di certo, il minimo comune denominatore delle tre società austriache è il tentativo di allestire Roster sempre più competitivi, investendo nell’arrivo di importanti giocatori. La prova che una squadra forte richiama un grande pubblico, viene esaminando l’aumento verticale della media degli spettatori ad Jesenice. Il palaghiaccio della cittadina dell’Alta Carniola – nell’ultimo biennio, ha visto passare il numero delle presenze, da 390 a 728.

Da questi numeri, emerge che l’interesse per l’ ALPSHL è tutt’altro che in discesa e che, investendo sulla qualità della squadra e dello spettacolo, si raccolgono buoni/ottimi risultati di presenze allo stadio. Concludendo, siamo ben certi che questa discussione non si concluderà oggi, e che, ad ogni alito di vento, ci sarà chi la penserà in un modo e chi, di contro, difenderà, a spada tratta, il pensiero opposto. In tutto ciò l’unica cosa che – personalmente – auspichiamo è la crescita del movimento hockeystico nazionale, una crescita sia numerica che qualitativa di giocatori “autoctoni”. Una opzione che consenta a – tutte – le formazioni italiane di potersi, nel tempo, affrancare il più possibile dalla massiccia presenza di “legionari” con la conseguente diminuzione di costi ed un miglioramento del livello hockeystico della nostra squadra nazionale.

Nella foto in evidenza (foto credit MAX PATTIS) è ritratta la festa scudetto del Renon nello scorso gennaio.

 

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