Il Giappone si riprende la 1a Divisione A

Il Giappone si riprende la 1a Divisione A

di Tony Puma

Dopo sei anni in 1a Divisione B il Giappone guadagna la promozione nel Gruppo A chiudendo la kermesse di Tallin con cinque successi in altrettanti incontri.

Guidati da tre coach differenti (Takahito Suzuki, Yuji Iwamoto e Richard Carriere) nei precedenti quattro tornei iridati la Nazionale del Sol Levante si era dovuta accontentare delle medaglie di consolazione chiudendo per tre volte al secondo posto (2017, 2018 e 2022) e una al terzo (2019). Sotto la guida di Perry Pearn la cavalcata verso la meta finale è stata trionfale. Sulla carta l’unico avversario che poteva impensierire i nipponici era l’Ucraina; alla vigilia dell’ultimo decisivo incontro si è presentata con due punti di distacco in classifica (fatale è stata la falsa partenza contro la Cina, vittoriosa all’overtime 5-4) e una vittoria nei tempi regolamentari avrebbe permesso di beffarli. Invece la partita è stata di tutt’altro tenore: la formazione asiatica ha raggiunto il momentaneo 5-0 in 40’46” con le marcature di Kento Suzuki, Yushiroh Hirano (doppietta), Kenta Takagi e Kosuke Otsu, successivamente ha gestito il tentativo di rimonta ucraina tentata da Olexi Vorona, Vitali Lialka e Illia Korenchuk.
Retrocede la Serbia: nel match salvezza contro l’Olanda agli ex jugoslavi servivano i tre punti in palio, invece la vittoria è matura solo ai rigori.

Risultati: Olanda – Giappone 1-8 (0-2; 0-2; 1-4); Cina – Ucraina 5-4 ot (0-2; 4-0; 0-2; 1-0); Serbia – Estonia 1-2 rig. (0-0; 0-1; 1-0; 0-0; 0-1); Giappone – Cina 5-2 (1-2; 2-0; 2-0); Ucraina – Serbia 7-0 (0-0; 2-0; 5-0); Estonia – Olanda 4-2 (1-1; 0-0; 3-1); Olanda – Cina 7-2 (3-0; 3-2; 1-0); Giappone – Serbia 8-3 (2-0; 1-2; 5-1); Ucraina – Estonia 7-4 (1-1; 4-1; 2-2); Cina – Serbia 5-0 (2-0; 2-0; 1-0); Ucraina – Olanda 14-2 (4-1; 6-1; 4-0); Estonia – Giappone 1-3 (0-1; 1-2; 0-0); Serbia – Olanda 3-2 rig. (1-1; 0-1; 1-0; 0-0; 1-0); Estonia – Cina 2-5 (0-3; 1-0; 1-2); Giappone – Ucraina 5-3 (2-0; 2-0; 1-3)
Classifica: Giappone p.ti 15; Ucraina p.ti 10; Cina p.ti 8; Estonia p.ti 5; Olanda p.ti 4; Serbia p.ti 3

L’approfondimento di Davide Tuniz

Nel giorno in cui si è aperto il Mondiale di I divisione A a Nottingham, c’è stato un ideale passaggio di consegne con la conclusione di quello di Divisione B che si è giocato a Tallinn, in Estonia, nella moderna Tondiroba Arena. Protagonisti sul ghiaccio, oltre alla Nazionale di casa, Serbia, Olanda, Ucraina, Giappone e Cina. Prima dell’inizio del torneo, i favori del pronostico venivano divisi tra Cina, Giappone ed Ucraina, con la Serbia ed i neo-promossi olandesi a lottare per evitare la retrocessione, tornata quest’anno dopo il congelamento delle posizioni della scorsa stagione a seguito della sospensione di Russia e Bielorussia. Intorno alla partecipazione della Cina non sono mancate le stesse polemiche che avevano accompagnato agli ultimi Giochi Invernali la nazionale guidata per l’occasione da una vecchia conoscenza dell’hockey italiano come Greg Ireland riguardo alla massiccia naturalizzazione di nordamericani, soprattutto canadesi, per sopperire al basso livello ed allo scarso numero di giocatori locali. Il roster dei cinesi si basa in pratica sull’intera rosa, compresa di staff tecnico, del Red Star Kunlun, il club creato qualche anno fa a Pechino, che gioca in KHL. La vittoria 5-4 all’overtime al debutto contro l’Ucraina, in una gara molto tirata che ha messo in mostra la grande efficienza del power play della nazionale di Kiev, sembrava confermare il favoritismo della Cina, che è invece poi incappata in una sconfitta contro il Giappone, in un derby asiatico combattuto, ma mai sfuggito di mano ai giapponesi, e soprattutto in una clamorosa, anche per il punteggio finale 7-2, contro i modestissimi olandesi, che hanno segnato in pratica un goal ogni due tiri in porta, in una giornataccia per il goalie cinese Paris O’Brien ed in generale per tutta la squadra. Per rendere l’idea di quanto inaspettata sia stata questa vittoria, al momento degli inni nazionali ci sono voluti quasi 5 minuti prima di far suonare quello olandese, evidentemente nemmeno incluso nella playlist dagli organizzatori. Una sconfitta che da un lato ha estromesso definitivamente i cinesi dalla corsa alla promozione, dall’altra ha regalato all’Olanda tre preziosissimi quanto inaspettati punti che hanno alla fine fatto la differenza per la conquista della salvezza. Gli oranje hanno infatti strappato la permanenza in I Divisione alla Serbia, altra squadra dalla caratura molto modesta, salvatasi la stagione scorsa solo per il blocco delle retrocessioni, che aveva cominciato il torneo in modo promettente, cedendo solo ai rigori nell’esordio contro l’Estonia e perdendo poi contro i forti giapponesi solo nel terzo periodo, dopo aver recuperato per tre volte lo svantaggio contro una squadra a cui tutti gli avversari hanno faticato a segnare. Ma la sterilità offensiva, con in pratica il solo Marko Djumic a lasciare il segno sul tabellino, ed un livello complessivo piuttosto basso hanno portato, come prevedibile, i serbi a giocarsi la permanenza nell’ultima gara contro l’Olanda, segnata da un errore del portiere Arsenj Rankovic a regalare il secondo goal agli olandesi e recuperata fino al 2-2 nei regolamentari, un pareggio inutile, seguito dall’altrettanto inutile vittoria ai rigori che ha sancito la retrocessione in Divisione II. I padroni di casa dell’Estonia, sostenuti sempre da un bel tifo colorato e allegro, hanno probabilmente ottenuto il massimo possibile, visto il livello della rosa, in cui spicca il capitano Robert Rooba, che gioca in Finlandia nell’JYP, vero trascinatore della squadra e idolo dei tanti ragazzini che hanno fatto la file per chiedere un autografo. Le vittorie contro Serbia ed Olanda hanno assicurato in anticipo la tranquilla salvezza agli estoni, che hanno ceduto a Giappone, Ucraina e Cina, nell’ultima gara che valeva il platonico bronzo, squadre certamente più superiori. Curiosità: il difensore Lauri Lahesalu, arrivato al suo 25esimo (!) mondiale non gioca da anni in nessun club, dopo una lunga carriera soprattutto in Francia, ma viene regolarmente convocato in nazionale.

“Mi alleno sempre con una squadra qui a Tallinn (il Panter ndr), ma non ho più voglia di giocare tutta la stagione, mi preparo per queste 5 partite all’anno e mi basta” ha raccontato.

L’Ucraina si è presentata a Tallinn con una squadra sicuramente competitiva e già questo è da considerarsi un successo, vista la situazione nel paese: il campionato locale, vinto dal Sokol Kyiv, è stato giocato interamente senza pubblico per motivi di sicurezza, con partite interrotte o rimandate per gli allarmi aerei. Il roster, imperniato sui giocatori di Sokol e Kremenchuk e con ottimi giocatori come il difensore Igor Merezhko, premiato come migliore del suo ruolo e soprattutto il piccolo ma veloce Danil Trakht, che gioca in Finlandia  nel Lukko Rauma, si è dimostrato solido e, come detto, con un ottimo power play, capace quasi sempre di portare reti: ne sa qualcosa l’Olanda, seppellita sotto 14 goals, e la Cina, colpita sempre dalla superiorità numerica gialloblu. La sconfitta all’overtime nell’esordio ha segnato il campionato degli ucraini, vittoriosi nelle altre gare, ma arrivati all’ultima decisiva sfida col Giappone, con l’obbligo di vincere per conquistare la promozione. La partita però non ha avuto storia, con i giapponesi avanti 5-0 all’inizio del terzo periodo, parzialmente rimontati fino al 5-3 finale che condanna l’Ucraina, sempre seguita da molti tifosi sulle tribune, la maggior parte dei quali rifugiati dalla guerra ai quali è stato offerto l’ingresso gratuito e omaggiati alla fine delle gare dai propri giocatori, ad un altro anno in Divisione B.

Proprio il Giappone merita la copertina: la squadra guidata dal canadese Perry, coach con lunga esperienza in NHL e KHL, si è dimostrata nettamente più forte di tutte le avversarie, chiudendo a punteggio pieno, giocando un hockey molto efficace, fisico in difesa e decisamente tecnico negli uomini di attacco, tra i quali spiccano l’attaccante Yushiroh Hirano, nominato miglior attaccante, da anni in Nordamerica tra ECHL e AHL, carismatico sul ghiaccio e dotato di un tiro davvero potente e preciso, il capitano Shoga Nakajima, il portiere Yuto Narisawa, anche egli eletto migliore nel suo ruolo, che ha raccolto l’eredità del monumento Yuta Fukufuji, primo giapponese a giocare in NHL, oggi back up del giocane erede, e la rivelazione del torneo, il 21enne attaccante Teruto Nakajima, convocato a sorpresa pur militando ancora nel campionato universitario con la Toyo University, ma capace di lasciare il segno sul torneo con 6 reti e due assist. I giapponesi tornano in Prima Divisione A dopo 7 anni ed un numero impressionante di secondi posti, ma sbarcano nella serie superiore con un roster decisamente competitivo che darà filo da torcere ai rivali.

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