Il precedente con Romania e Corea del Sud

Il precedente con Romania e Corea del Sud

In occasione dei Mondiali riportiamo alla luce antiche battaglie degli uomini che hanno lottato per la maglia Azzurra. Uno spaccato con cui vogliamo narrare la storia della Nazionale e far conoscere ai lettori le gesta di campioni e accadimenti sconosciuti o dimenticati.

Se oggi contro la Romania i pronostici sono nettamente a favore dell’Italia, in passato, per circa un decennio, la formazione dell’est Europa fu una vera e propria bestia nera. Tutto ebbe inizio con le Olimpiadi invernali del 1964, mentre il 12 dicembre 1965 la striscia negativa proseguì a Bucarest in occasione del torneo di qualificazione ai Mondiali di Gruppo B del 1966.

Nella capitale rumena l’Italia, guidata da coach Bryan Whittal e dal Commissario Tecnico Luigi Bastagini, arrivò senza alcune importanti pedine: il cortinese Ivo Ghezze e il bolzanino Roberto Gamper assenti per motivi lavorativi, Giampietro Marini dell’Alleghe febbricitante, Werner Holzner colpito da tromboflebite e Renato Brivio chiamato al servizio di leva.

Dopo l’amichevole con il Krylia Sovetov, persa 4-2, il Presidente federale Enrico Calcaterra dichiarò alla Gazzetta dello Sport:

“Tutte le speranze non sono perdute di poterci qualificare a Bucarest, anche se il compito, soprattutto contro i rumeni, appare duro. La nostra partecipazione poi ai mondiali in Jugoslavia dipenderà dal comportamento della squadra azzurra a Bucarest. Se essa vincerà militerà nel Gruppo B, a se dovesse portarsi bene, pur qualificandosi, prenderà parte ai mondiali nel gruppo C. Ci incombe questa partecipazione se non vogliamo isolarci da tutto il mondo hockeistico e se vogliamo invece gradualmente reinserirci al fianco dei migliori”.

Guidati ai coaches Mihai Flamarapol e Ion Tiron, gli uomini di punta dei rumeni erano Zoltan Czaka, ritenuto un difensore di talento, cervello e organizzatore della difesa, Dezideriu Varga, temuto per i suoi tiri, Ion Stefan Ionescu celebre per le cariche che sapeva dare, e Geza Szabo, sapiente portatore del disco, e Alexandru Kalamar, sniper che non perdonava gli errori delle difese avversarie.

Superata agevolmente la Francia da ambo le Nazionali (l’Italia con il punteggio di 10-2, la Romania per 11-3), il passaggio del turno, come da pronostico, se lo giocarono Italia e Romania.
Dopo un primo tempo sostanzialmente equilibrato, oltre che nel punteggio, anche nel computo dei tiri (11 per la Romania, 8 per l’Italia), il proseguo della gara fu caratterizzato dal nervosismo che contraddistinse alcuni giocatori, tra cui Gianfranco Da Rin che, a cavallo tra il primo e il secondo tempo fu costretto, diverse volte a sedersi in panca puniti; e fu proprio in questo frangente che i padroni di casa realizzano le prime marcature della gara con un’autorete di Lucio Brugnoli ed un goal di Geza Szabo. Gianfranco Da Rin fu protagonista anche nell’ultimo periodo, quando gli arbitri gli comminano una penalità di dieci minuti per proteste. Con un difensore in meno l’Italia non riuscì a reagire subendo nuovamente gli avversari che portano a casa la vittoria per 6-2 e la qualificazione al Mondiale Gruppo B.

I successi dell’Italia contro la Corea del Sud sono sempre stati larghi ad eccezione dell’incontro giocato a Katowice il 29 aprile 2016, quando gli Azzurri si imposero con il risultato di misura di 2-1.

Meno di due anni più tardi il Paese asiatico avrebbe ospitato le Olimpiadi invernali a PyeongChang; allo scopo di alzare il livello tecnico della propria Nazionale e onorare al meglio l’evento, la Federazione di hockey naturalizzò quanti più giocatori nordamericani possibili: oltre al difensore Bryan Young e gli attaccanti Brock Radunske, Michael Swift e Michael Testwuide, a inizio stagione vennero inseriti a roster il terzino Eric Regan e il portiere Matt Dalton. Insomma, tutti cognomi che di coreano non avevano nulla. La squadra fu affidata a Jim Paek, primo coreano a giocare in NHL e a vincere due Stanley Cup con i Pittsburgh Pinguins. Sul coach c’è una curiosità: nato a Toronto, cresciuto nel quartiere italiano, tra le sue amicizie vanta quella con Ivano Zanatta. Conosce il calabrese, tuttavia quando fu ingaggiato dalla Federazione coreana non capiva una parola del suo Paese d’origine.

L’incontro dell’Italia si mise subito in discesa: alla prima occasione la Nazionale italiana passò in vantaggio, il power play, situazione di gioco che nelle altre gare tanto la fece penare, la premiò al 2.38: Larkin sparò dalla blu, sulla corta respinta di Dalton, Ramoser insaccò eludendo l’intervento del portiere. Gli asiatici reagirono alzando i ritmi, la difesa Azzurra si dimostrò granitica e con il trascorrere dei minuti, la partita si assestò sull’equilibrio. Di diverso tenore la frazione centrale, durante la quale la Corea del Sud guadagnò porzioni di ghiaccio, i protagonisti diventarono Andreas Bernard e le sue parate che lasciarono il punteggio invariato. Nel terzo tempo le due rappresentative non si risparmiarono: ad andare a segno fu il Blue Team con un’azione ispirata da Giulio Scandella, la cui galoppata lungo le balaustre fu finalizzata da Tudin. 2-0, ma non era ancora finita, perché Larkin venne spedito in panca puniti per uno sgambetto, il coach coreano chiamò il timeout ed impartì le istruzioni che portarono, in situazione di quattro contro quattro e con l’uomo di movimento in più al posto del portiere, al goal di Radunske. Il finale fu pura sofferenza, il Blue Team superò anche le ultime pressioni e portò a casa una medaglia.
Poi l’harakiri dell’Austria, sconfitta dalla Slovenia 2-1, regalò la certezza del secondo posto (agli ex asburgici sarebbe bastato non perdere nei 60’ regolamentari), mentre per l’eventuale promozione, oltre al match mittleuropeo, gli uomini di coach Stefan Mair dovettero attendere la conclusione del turno preliminare di Top Division in programma dal 6 maggio in Russia: se Germania e Francia (prossimi organizzatori della massima rassegna iridata per Nazionali) avessero concluso la prima fase al settimo e ottavo posto, sarebbe stata promossa solo la Nazionale classificatasi prima al Mondiale di 1a Divisione Gruppo A, cioè la Slovenia. Fortunatamente non successe e l’Italia tornò nel Gotha Mondiale.

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