LA SQUADRA: con una pausa forzata di due anni, in cui la nazionale ha giocato appena alcune amichevoli estive contro la Corea del Sud ed un torneo casalingo lo scorso febbraio, vinto contro Bielorussia e Russia B, è difficile dire quale sia oggi lo stato di forma e la forza del Kazakistan. Basandosi sulla performance del Barys in KHL, si può dire che sia stata un’annata non troppo positiva: la squadra ha concluso la regular season al sesto posto nella Eastern Conference ed è subito uscita al primo turno dei playoffs contro il Metallurg Magnitogorsk, con Darren Dietz miglior marcatore della squadra, con 36 punti (17+19). Roman Starchenko e Nikita Mikhailis sono gli unici altri giocatori presenti nelle parti alte della classifica marcatori della lega. Henrik Karlsson si è alternato con il finlandese Jani Ortio a guardia della gabbia, chiudendo con un buon 0.927%, tuttavia, seppur convocato come portiere titolare, ha deciso all’ultimo giorno prima di volare a Riga, di abbandonare il ritiro dopo non aver trovato un accordo salariale per il rinnovo del contratto col Barys, anche se ufficialmente la Federazione ha parlato di motivi famigliari. Karlsson ha poi dichiarato che non avrebbe giocato i Mondiali in quanto, essendo senza contratto, non voleva correre il rischio di infortunarsi in una fase di ricerca di una nuova squadra. Al suo posto è stato convocato Demid Eremeev del HK Temirtau.
Quest’anno le squadre kazake che normalmente prendono parte alla seconda lega russa: Saryarka Karaganda, Torpedo Ust-Kamenogorsk e Nomad Nur-Sultan, non hanno potuto partecipare a causa delle restrizioni Covid, concentrandosi sul campionato nazionale, ma con budget ben ridotti. Ha vinto il Saryarka, che fornisce alla nazionale appena il portiere di riserva Nikita Boyarkin. Gli altri sei giocatori non KHL vengono tutti della Torpedo Ust-Kamenogorsk, tranne il difensore del Beybarys Atyrau Ivan Stepanenko.
Il gioco del Kazakistan si basa sulle solide coppie difensive formate tutte da uno “straniero” e da un kazako: Darren Dietz e Alexei Maklyukov, Jesse Blacker e Yegor Shalapov e Viktor Svedberg e Samat Daniyar, quest’ultimo interessante giovane al suo primo anno in KHL. In attacco la linea migliore è quella Rymarev – Shin – Starchenko, ma attenzione alla velocità di Kirill Panyukov che potrebbe essere la carta a sorpresa in questo mondiale.
LA STELLA: detto di Darren Dietz, il miglior giocatore di questa squadra è certamente Nikita Mikhailis. Attaccante 25enne, figlio del coach Yuri, è cresciuto nel Barys, dove è esploso nel 2018 e da allora si mantiene su livelli elevati. Veloce e dotato di una tecnica fuori dal comune, avrebbe potuto tentare l’avventura in Nord America, ma il fatto di essere considerato da sempre il gioiello del club ha finito per intrappolarlo nel ruolo di bandiera. E’ uno di quei giocatori che uniscono il senso del gol all’intelligenza tattica, come dimostrano le sue statistiche in cui quasi sempre reti ed assists si equivalgono
Il COACH: Yuri Mikhailis, 52enne di Karaganda, è un altro prodotto del sistema Barys. Chiusa la carriera da giocatore, è entrato nello staff tecnico del Barys, facendo tutta la trafila, dalle giovanile al farm team Nomad, che ha guidato al titolo kazako nel 2017 e alle final four di Continental Cup. Da quest’anno è capo allenatore del Barys e della nazionale, di cui era già assistant coach. Pratica un gioco piuttosto classico, di derivazione russa, con grande attenzione alla difesa, in cui la disciplina è l’elemento cardine.
Che cosa succede al Canada dunque? Probabilmente la spiegazione più plausibile è quella della non eccelsa qualità del roster: quello in pista a Riga è un Canada B o forse addirittura C: con gli NHlers presenti – Dillon Dubé e Andrew Mangiapane dei Calgary Flames, Jacob Bernard-Docker, Connor Brown e Nick Paul degli Ottawa Senators, Cole Perfetti dei Winnipeg Jets e Michael DiPietro dei Vancouver Canucks – che nelle loro squadre non sono certo le stelle più luminose. Aggiungendo che tra questi il solo portiere DiPietro aveva già giocato in un mondiale, peraltro nemmeno da titolare, si può capire come fossero legittime le preoccupazioni di tifosi e giornalisti, ancora prima che il campionato iniziasse. Al di là dei demeriti o della poca qualità dei canadesi, va sottolineata anche la crescita degli avversari: oggi un giocatore di KHL o i migliori della DEL valgono un NHLer di terza o quarta linea (come nel caso dei canadesi). E’ quindi tutto da buttare? La tentazione di rispondere affermativamente è forte e onestamente sarà molto difficile vedere qualcuno dei 25 del roster presenti a Riga in un futuro Team Canada a Beijing, prossimo appuntamento da non fallire per gli uomini con la foglia d’acero sul petto.