Il precedente con Kazakistan e Canada

Il precedente con Kazakistan e Canada

In occasione dei Mondiali riportiamo alla luce antiche battaglie degli uomini che hanno lottato per la maglia Azzurra. Uno spaccato con il quale si vuole narrare la storia della Nazionale e far conoscere ai lettori le gesta di campioni e accadimenti sconosciuti o dimenticati.

Il 3-0 è il risultato più frequente tra Italia e Kazakistan; quello uscito sulla ruota di Cracovia il 25 aprile 2015 a favore degli Azzurri, in occasione dell’ultima giornata del Mondiale di 1a Divisione Gruppo A, ribadì la superiorità della formazione asiatica, promossa in Top Division a punteggio pieno; la giovane Italia, nel cui roster erano presenti solo tre oriundi, si classificò al penultimo posto, ben lontana dalle posizioni di vertice.

Pur cercando con maggiore insistenza dei kazaki la via del goal, al 6.42 il Blue Team pagò a caro prezzo l’errore di Brian Ihnacak all’altezza della blu d’attacco, Yevgeni Rymarev s’involò verso Andreas Bernard trafiggendolo. Nella frazione centrale gli uomini di coach Stefan Mair sfiorarono più volte il pareggio, Alex Frei poté recriminare per il palo colpito nella prima parte del periodo. Nel terzo tempo un altro calo di concentrazione costò il raddoppio avversario con un’azione identica allo 0-1 finalizzata da Talgat Zhailauov al 45.10. Da una sortita in avanti dell’Italia in penalty killing, scaturì il contropiede di Alexei Vorontsov, il quale fermato irregolarmente da Luca Felicetti, trasformò il rigore concesso dagli arbitri che chiuse una gara gestita con cinismo.

“Non ci voleva quel cambio in difesa sul primo goal, siamo rimasti con un solo terzino e ci hanno puniti – commentò nel post partita coach Mair –. Nel secondo tempo abbiamo avuto tante occasioni, anche nello slot. È lo specchio di questo torneo: se si analizza ogni singola partita, tralasciando gli ultimi dieci minuti col Giappone, caratterizzati da due errori individuali, e i primi dieci minuti con l’Ungheria, abbiamo giocato alla pari con tutti. Abbiamo dominato le prime due partite, poi è subentrata un po’ di stanchezza mentale: in passato c’erano molti oriundi che portavano avanti la squadra togliendo parecchia responsabilità ai nostri, ora non possiamo pensare che, da un momento all’altro, possa essere tutto perfetto per i tanti ragazzi che per la prima volta hanno giocato cinque partite in sette giorni”.

 

Per la Nazionale italiana il Canada è sempre stato un avversario imbattibile; in quattordici incontri ai Mondiali il ruolino di marcia recita 2 pareggi e 12 sconfitte. Tra quest’ultime quella con il minor scarto risale  al 30 aprile 2001.

La IIHF assegnò alla Germania la seconda edizione del nuovo millennio, il Blue Team venne inserito nel raggruppamento di Hannover. Anche sotto la guida di Pat Cortina, l’obiettivo rimaneva la salvezza:

“Il compito mi inorgoglisce”, spiegò il caoch a La Gazzetta dello Sport. “Provo le stesse sensazioni dei giocatori oriundi quando indossano questa maglia. Ci sono valori che vanno al di là dell’aspetto sportivo. La mia famiglia, per esempio (nonno compreso, a Montreal da più di quarant’anni senza conoscere ancora oggi una parola d’inglese, ndr), ha lasciato l’ Italia negli Anni 50, ma continua a parlare la lingua e a vivere come se ancora fosse a Frosinone. Nulla potrebbe renderla più fiera che sapermi alla guida della Nazionale. E così è anche per tutte le famiglie di chi va in campo. Mercenari, “Canada 2″ ? Non scherziamo. Ecco perché essere ricordato come il tecnico che dopo dieci anni ha fatto retrocedere l’Italia in gruppo B mi brucerebbe davvero da morire”.

Sconfitti 7-0 all’esordio dalla Russia, alla seconda giornata sulla loro strada gli Azzurri trovarono il Canada: una partita speciale per il compianto Larry Rucchin, il quale un anno prima lottava contro un cancro all’intestino, in terra teutonica aveva la possibilità di sfidare la Nazionale del paese in cui era nato.
Le Foglie d’Acero scesero sul ghiaccio giocando coi giri del motore al minimo, dal canto suo l’Italia commise pochi errori in difesa, il primo periodo si chiuse a reti inviolate, nonostante i canadesi recriminarono per una rete, realizzata da Derek Morris in superiorità, non convalidata dall’arbitro svedese Thomas Anderson, secondo il quale il disco, spazzato via da Chris Bartolone, non superò la linea di porta. Ai nordamericani servì un altro power play per sbloccare il risultato al 25.58, grazie a Brad Richards. Trascorsero solo 23ʺ e Brad Isbister, aiutato dalla Dea bendata, raddoppiò ʺaiutatoʺ dalla schiena di Mike Rosati sulla quale rotolò il puck prima d’insaccarsi. Nel finale Ryan Smyth portò a tre le marcature canadesi, un minuto più tardi Lino De Toni fissò il risultato sul 1-3. In apparenza il goal dell’agordino poteva sembrare utile solo ai fini statistici, in realtà pose il Blue Team in situazione di vantaggio nei confronti della Norvegia, successiva avversaria nella sfida per non retrocedere, nel computo delle reti all’attivo.

Malgrado la sconfitta, coach Cortina espresse soddisfazione a La Gazzetta dello Sport:

“Abbiamo rotto il ghiaccio; adesso sappiamo che giocando così, con disciplina in difesa, le occasioni arrivano e possiamo segnare. Invece se non fai mai gol, tendi ad attaccare troppo e gli avversari, “patapan”, ti bastonano”.

Gli fece eco Wayne Fleming, allenatore dei canadesi che si sbilanciò senza filtri:

“Sembrava di giocare contro i Minnesota Wild, una squadra nuova della Nhl che difende molto bene e ti mette sempre in difficoltà”

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