L’Italia e l’obiettivo salvezza – 2a parte

L’Italia e l’obiettivo salvezza – 2a parte

La Nazionale italiana, ferita, ripartì da Adolf Insam, assistant coach insieme a Dale McCourt nell’era Lefley: conclusa l’Olimpiade di Nagano al dodicesimo posto, una nuova sfida attendeva il clan Azzurro; i Mondiali svizzeri vennero allargati a sedici partecipanti, suddivise in gruppi da quattro squadre ciascuno. Inserita nel B, le sconfitte contro Slovacchia (2-1) e Canada (5-2) e il successo sull’Austria (5-1) dirottarono l’Italia in quello di piazzamento insieme a Lettonia, Stati Uniti e Germania. Alla vigilia della seconda fase De Angelis venne trovato positivo all’efedrina e squalificato; nonostante l’assenza del terzino, la Nazionale colse un pareggio per 1-1 contro i lettoni. Il medesimo risultato tra USA e Germania lasciò invariate le possibilità di salvezza delle quattro rivali. Il momento complicato venne superato contro gli Stati Uniti, battuti 4-0: le marcature furono aperte da Orlando, il quale rischiò di non giocare per un infortunio ai legamenti subìto 34” dall’ingaggio iniziale contro la Lettonia; seguirono quelle di Roland Ramoser (doppietta) e Maurizio Mansi, mentre Mike Rosati incassò lo shutout. Il successo diede lo strappo alla classifica; contro la Germania, strapazzata dalla Lettonia 5-0, bastava un pareggio per confermare la permanenza nel Gruppo A. E pareggio fu, seppur con qualche brivido, perché raggiunto il momentaneo 2-0 nei primi 2’03” di gioco dai blitz di Orlando e Mansi, i tedeschi ribaltarono il punteggio con la doppietta di Andreas Lupzig e la rete di Sascha Goc in power play. Mario Chitarroni provò a rimettere le cose a posto, ma Peter Draisaitl tentò una nuova fuga, bloccata dallo stesso Chitarroni a 1’50” dalla fine.

“Sono stati sei mesi molto difficili – spiegò coach Insam, soddisfatto, a La Gazzetta dello Sport, riferendosi al periodo durante il quale ha gestito il gruppo in prima persona –. All’Olimpiade abbiamo reso meno del previsto perché ci è venuto a mancare il consueto rendimento dei portieri, da sempre un punto di forza; qui invece, malgrado qualche assenza di rilievo, siamo tornati a esprimerci su quelli che restano i nostri livelli”

Gli spareggi non furono evitati nel 1999 ai Mondiali norvegesi: cancellato nella formula del torneo il Gruppo di piazzamento, l’Italia, senza pedine importanti come Rosati e Zarrillo, si giocò tutto già nel primo incontro che li mise di fronte ai padroni di casa: fatale risultò l’uno-due di Lars Håkon Andersen che fissò il punteggio sul 5-2 nel momento di maggiore pressione del Blue Team. Non andò meglio contro Slovacchia (4-7) e Canada (2-5).
A novembre l’Italia si trasferì ad Amiens dove affrontatò i padroni di casa, la Norvegia, arrivata ultima nel Qualifying Round, e la Danimarca, vincitrice tra le mura amiche del Gruppo B. Sui danesi e sul torneo che si apprestava ad affrontare coach Insam dichiarò a La Gazzetta dello Sport:

“Ho visto qualche cassetta – spiega – e gli ultimi minuti del loro allenamento di oggi (ieri, ndr). Si tratta di una squadra forte fisicamente, con giocatori prestanti e dalla buona pattinata. E siccome il ghiaccio di qui è un po’ bagnato e piuttosto lento, dimenticate le finezze tecniche, prevedo un’aspra battaglia. Noi comunque stiamo bene e anche se il tempo per preparare l’appuntamento è stato davvero limitato, nel gruppo si è subito instaurato l’antico clima. Questa squadra, sin dai tempi di Brian Lefley, ha sempre espresso un gioco superiore alle qualità medie del movimento italiano e, ritrovati un paio di uomini-cardine (Mike Rosati e Bruno Zarrillo, ndr), sono fiducioso anche per questa occasione”.

I timori di Insam divennero realtà: in vantaggio 3-1 a metà gara, la Nazionale italiana gettò la vittoria facendosi rimontare fino al 5-3 finale. Il riscatto, e la rivincita, vennero presi contro la Norvegia piegata 4-1; per completare l’opera bastava ottenere un punto contro la Francia, ne furono conquistati due al termine di una partita in cui venne ritrovato quello spirito che guidò gli Azzurri nei tempi d’oro: ai transalpini non bastò la risposta di Maurice Rozenthal allo 0-1 di Roland Ramoser, Zarrillo e Lucio Topatigh frenarono l’ardore dei Galletti, Chitarroni mise il sigillo finale.

Fallita la qualificazione alle Olimpiadi di Salt Lake City tra le polemiche per una decisione arbitrale dubbia, raccontata da Mansi, c’era da pensare ai Mondiali russi. La Nazionale si presentò a San Pietroburgo con diverse assenze pesanti, tra le quali quella di Larry Rucchin, al quale venne diagnosticato un cancro all’intestino nel mese di marzo; con la reintroduzione del Relegation Round l’obiettivo salvezza passava necessariamente dallo scontro diretto contro l’Austria:

“Faremo di necessità virtù – dice Insam a La Gazzetta dello Sport -, anche perché, da Strazzabosco a Chelodi, ho diversi giocatori acciaccati. Nelle prime due partite, contro Finlandia e Slovacchia, punterò su tre soli blocchi, per quella della verità contro l’Austria spero di poter contare su uomini sani e sul rientro di qualche pezzo importante. Il rischio è di arrivare alla terza sfida alla canna del gas. Ho tanti 20enni, talenti sui quali lavorare, ma al momento fisicamente carenti. Le cariche in balaustra, in un Mondiale, lasciano i segni e alcuni sono arrivati boccheggianti già al termine di un paio di settimane di raduno. Il salto di qualità toccherà alla generazione di mezzo, quella dei Ramoser, dei Chelodi e dei Margoni. E poi conto molto su Andrea Carpano. Già lo scorso anno in Norvegia, assente Rosati, ha dimostrato quanto vale, ora dovrà superarsi”.

Come da pronostico Finlandia (0-6) e Slovacchia (2-6) s’imposero sull’Italia, mentre l’Austria ottenne un punto contro i finnici (3-3), la vittoria era d’obbligo. A poche ore dalla gara, Rucchin inviò un telegramma d’auguro ai suoi compagni che diede una motivazione in più per vincere: da Capitano Zarrillo si caricò la squadra sulle spalle e trascinò i suoi compagni al netto successo per 3-0 realizzando una doppietta intervallata dalla rete di Vezio Sacratini. Chiuse le porte del Purgatorio, si spalancarono quelle del Qualifying che valse il dodicesimo posto finale.

(continua nella 3a e ultima parte)

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