L’Italia e l’obiettivo salvezza – 1a parte

L’Italia e l’obiettivo salvezza – 1a parte

È trascorso un anno da quando ai rigori contro l’Austria Sean McMonagle in backhand regalò alla Nazionale italiana la desiderata salvezza che non veniva centrata dal 2007. Ma quante volte e come gli Azzurri hanno evitato la retrocessione nelle edizioni precedenti?

Dal ritorno in Gruppo A (o Top Division che dir si voglia) nel 1982 complessivamente sono nove le occasioni in cui il Blue Team è stato chiamato a mantenere la categoria, sia vincendo scontri diretti sia per demeriti dei diretti concorrenti; iniziamo la carrellata da quest’ultimi: dopo ventitré anni di saliscendi tra Gruppo B e C, l’innesto degli oriundi a partire dalla fine anni ’70 diede la spinta al trionfo ai Mondiali di Gruppo B di Ortisei e all’approdo ai piani alti dell’hockey. L’anno successivo, alla partenza verso la Finlandia, il Presidente federale Luciano Rimoldi dalle colonne de La Gazzetta dello Sport mise in guardia i suoi:

“Entriamo in un mondo, quello del Gruppo A, così diverso da quello cui noi siamo abituati da sempre, per cui dobbiamo farci la necessaria esperienza. È un mondo di professionisti autentici, sia chiaro a quel livello il dilettantismo non esiste più, né fra i tecnici ed i giocatori. La posta in gioco è grandissima e tutti si adeguano”.

Dopo il debutto shock contro l’U.R.S.S. (2-9), gli Azzurri si riscattarono contro gli Stati Uniti (7-5), altra Nazionale destinata secondo i pronostici alla lotta retrocessione insieme alla Germania. Il punto della tranquillità fu conquistato contro il Canada (3-3) di un certo Wayne Gretzky. A due giornate dal termine del torneo, disputato con la formula del girone all’italiana, il margine di vantaggio degli uomini di Dave Chambers sugli americani era di tre punti: l’impegno contro la Finlandia si concluse con la sconfitta per 3-7, all’Italia non bastò chiudere il primo tempo in vantaggio 3-2; Canada-USA divenne l’ago della bilancia, gli americani erano obbligati a vincere per mantenere vive le speranze salvezza: terminato il primo tempo sull’1-1, lo schiacciante secondo tempo delle Foglie d’Acero, concluso con il parziale di 4-0, incanalò la parità sui binari del successo; malgrado il tentativo di rimonta della Nazionale a stelle e strisce nell’ultima frazione di gioco, i canadesi s’imposero 5-3.

Coach Chambers sintetizzò così il Mondiale della Nazionale italiana:

“La squadra ha reagito molto bene e tutti i ragazzi si sono battuti con impegno. Sapevo di avere una grande difesa ed abbiamo giocato sul contropiede. Soltanto con la Germania è stata sbagliata la tattica di gara. Però il risultato finale di dà ragione ed ora dovremo impostare la squadra per Monaco”.

Brian Lefley

L’Italia non riuscì a ripetersi nel 1983 in Germania, i tifosi dovettero attendere il 1992 per gustarsi nuove sfide in Gruppo A. La nuova formula prevedeva due raggruppamenti di sei squadre, le ultime di ciascun Girone sarebbero state dirottate agli spareggi. L’entourage Azzurro partì alla volta della Cecoslovacchia con l’intento di cancellare la delusione delle Olimpiadi di Alberville, concluse all’ultimo posto, battuto 4-1 dalla Polonia nella finale per 11°-12° posto. Sotto la direzione di Brian Lefley, nuovo allenatore subentrato a Gene Ubriaco, il Blue Team si presentò in Cecoslovacchia ringiovanito:

“Questo è un collettivo rinnovato – affermò intervistato da La Prealpina –, ho sostituito alcuni giocatori che hanno dato tanto, ma era importante prendere coraggio a fare questo passo. So che si corre un grande rischio a lasciar fuori uomini di enorme valore ma ho pensato a lungo prima di decidere”.

L’allenatore aveva visto bene, la nuova Nazionale perse di misura (0-1) al debutto contro gli Stati Uniti, tuttavia ottenne il primo punto contro la Svezia con il raro risultato nell’hockey di 0-0. La corsa salvezza andava fatta sulla Polonia, alla terza giornata gli uomini capitanati da Robert Oberrauch avevano la possibilità di prendersi la rivincita nello scontro diretto: l’incubo polacco si materializzò nei primi 24’ durante i quali gli avversari raggiunsero il momentaneo 3-1. La rimonta venne suonata da Stefan Figliuzzi, al secondo intervallo il tabellone recitava il risultato di 4-4. La svolta per gli Azzurri prese corpo nel terzo tempo: la doppietta di Bruno Zarrillo e la rete di Santino Pellegrino annullarono il momentaneo 5-4 di Roman Steblecki. A due giornate dal termine l’Italia si ritrovò nella stessa situazione di classifica di dieci anni prima: ad un soffio dalla salvezza, grazie ai tre punti di vantaggio, questa volta sulla Polonia. A questo punto l’incontro con la Germania poteva risultare decisivo: l’Italia resse 40’, Mike De Angelis in power play rispose a Michael Heidt, i teutonici dilagarono nel terzo tempo fermandosi sul 5-1. I polacchi erano chiamati a fare risultato contro gli USA, lo 0-5 subìto li condannò alla serie cadetta.

Dopo quattro edizioni, concluse ai quarti di finale, dal 1997 l’Italia tornò a lottare per la salvezza diventando artefice del proprio destino. Il format della rassegna iridata era stato modificato nuovamente: ai due gironi di sei squadre vennero aggiunti il Final Round, il cui accesso era destinato alle migliori tre di ogni Girone, e il Relegation Round per le altre. Gli avversari dell’Italia erano Canada, Svezia, Stati Uniti, Norvegia e Lettonia, accedere al Girone finale era difficile, tuttavia Lefley non si dava per vinto:

“Abbiamo il 50% di possibilità – dichiarò ad Andrea Buongiovanni, inviato de La Gazzetta dello Sport –: ma con i tre squadroni occorrerà raccogliere un punto, se non due”.

Le aspettative furono disattese, i punti (3) maturarono contro la Lettonia (5-4) e Norvegia (2-2) e furono la base di partenza nel Girone retrocessione che facilitò il cammino verso la salvezza, di fatto bastò vincere contro la Germania per avere la matematica certezza di staccare il biglietto per la Svizzera nel 1998 ed evitare gli spareggi novembrini: le resistenze tedesche furono fiaccate dalla doppietta di Zarrillo e le reti di Dino Felicetti, Bob Nardella e Gates Orlando.

Migliore epilogo non poteva esserci per Lefley, il quale, alla vigilia della partita con i teutonici, si era dimesso dalla guida del Berna, a dimostrazione di quanto tenesse al Blue Team e ai suoi ragazzi, come dichiarato da Oberrauch in un’intervista rilasciata a Hockeytime.net. Il destino beffardo, però, se lo portò via cinque mesi più tardi in un tragico incidente stradale.

(continua nella 2a parte…)

Ultime notizie
error: Content is protected !!