Questa notte in Italia c’era grande attesa per Montreal Canadiens-Pittsburgh Penguins: non tanto per il debutto di Ilya Kovalchuk con la maglia dei canadesi, rinviato, ma per quello con gli statunitensi di Thomas Di Pauli, il primo giocatore cresciuto nel Bel Paese a giocare nella massima Lega nordamericana. L’attaccante altoatesino, chiamato dai Wilkes-Barre/Scranton a causa di diversi infortuni che hanno colpito i Penguins, è stato impiegato 4’16”, sufficienti ad avverare un sogno che ha avuto inizio da bambino e, al tempo stesso, far brillare gli occhi agli appassionati italiani alla vista di un connazionale in NHL.
Merce rarissima alle nostre latitudini; volgendo lo sguardo al basket, altro sport di estrazione americana, i tifosi hanno fatto il callo nel vedere propri rappresentanti di scuola italiana in NBA: la strada è stata aperta nel 1995 da Stefano Rusconi, scelto dai Cleveland Cavaliers al secondo giro (52° totale) al Draft del 1990, finito ai Phoenix Suns nel 1995, seguito un anno più tardi da Vincenzo Esposito ai Toronto Raptors. Attualmente giocano Danilo Gallinari (Oklahoma City Thunder), Nicolò Melli (Orleans Pelicans) e Marco Belinelli (San Antonio Spurs), quest’ultimo l’unico ad essere riuscito a vincere il Larry O’Brien Championship Trophy (la Stanley Cup dell’hockey).
L’hockey italico a confronto è lontano anni luce: in tanti vorrebbero approdare in NHL; c’è chi, come Lucio Topatigh, ha rinunciato ad un ingaggio (quello proposto dai Chicago Wolves, franchigia di AHL, a metà anni ’90 che gli avrebbe potuto spalancare le porte della massima Lega nordamericana) per un contratto già firmato con i Devils Milano e chi quel sogno l’ha sfiorato come capitato nel settembre 2006 a Michele Strazzabosco, grazie all’intercessione di Jason Muzzatti, il quale, per ringraziarlo del goal del 3-3 a 1’39” dalla fine del match contro la Slovenia ai Mondiali lettoni di qualche mese prima che valse la permanenza in Gruppo A, lo mise in contatto con i Rochester Americans per partecipare al loro camp e disputare un’amichevole di preseason con i Buffalo Sabres. C’è andato vicino anche Thomas Larkin, primo italiano ad essere scelto al quinto turno (137° totale) dai Columbus Blue Jackets nel draft del 2009: dopo alcuni anni in AHL con il farm team Springfield Falcons, il destino ha scritto per lui un’altra carriera in KHL prima e in DEL negli ultimi tre anni risultando decisivo nelle finali playoff della scorsa stagione con un goal che ha assegnato il titolo all’Adler Mannheim.
Di Pauli nasce a Bolzano nel 1994 da madre americana e padre italiano; muove le prime pattinate con il Caldaro, società con la quale nel 2005 vince il campionato Under 12. Prima di trasferirsi negli Stati Uniti all’età di 14 anni veste anche la maglia del Bolzano. Nel 2012 è draftato al quarto giro dai Washington Capitals (100° totale); conclusa la trafila nelle Leghe giovanili (nel 2013 vince il titolo NCAA con l’University of Notre Dame), debutta in AHL nel 2016 con il Wilkes-Barre/Scranton Penguins, farm team di Pittsburgh. A livello di Nazionale nella stagione 2010/11 gioca con gli Stati Uniti il World Under 17 Hockey Challenge e nel 2012 e 2014 rispettivamente i Mondiali Under 18, conclusi con la medaglia d’oro al collo, e Under 20.
Il venticinquenne è stato tenuto d’occhio a lungo da Stefan Mair, l’ex coach del Blue Team; come spiegato sulle colonne del quotidiano Alto Adige, lo contattò nel 2015 grazie alla mediazione di Lou Vairo, tuttavia la partecipazione ai suddetti Mondiali giovanili non lo rendevano eleggibile per la Nazionale.
Trascorsi sei anni potrebbe tornare nei progetti Azzurri: c’è da verificare l’interesse della Federazione e, soprattutto, del giocatore che, qualora accettasse di vestire l’Azzurro, in prospettiva diventerebbe una delle punte di diamante della Nazionale italiana alle Olimpiadi del 2026.