Le avversarie dell’Italia: la Slovenia

Le avversarie dell’Italia: la Slovenia

La Slovenia, ultimo avversario dell’Italia a Budapest, vive un momento particolare della propria storia hockeistica: la generazione di giocatori protagonista del miracolo “Slovenderella”, termine coniato dopo l’eccezionale risultato di Sochi 2014, sembra ormai aver speso la maggior parte delle energie mentali, soprattutto dopo aver centrato la seconda qualificazione consecutiva ai Giochi Olimpici, mentre l’età media si alza sempre più e poche giovani leve si affacciano alla ribalta: in un paese di appena 2 milioni di abitanti, con una campionato nazionale di basso livello ed interesse e la concorrenza di basket e sci, l’hockey su  ghiaccio deve sgomitare per trovare spazio ed adepti.

Indipendente dal 1991, anche ai tempi della Jugoslavia era il piccolo stato della Slovenia a rappresentare quasi per intero il movimento hockeistico: da una ricerca fatta poco dopo la scissione, risultò come in tutta la storia della nazionale jugoslava, dal 1939 al 1991, il 91% dei giocatori che hanno indossato la maglia dei plavi fossero sloveni, con un roster 100% sloveno alle Olimpiadi casalinghe di Sarajevo 1984. Maribor, Jesenice e Ljubljana sono da sempre le culle di questo sport, queste ultime divise da una fiera rivalità, dominatrici dello scomparso campionato jugoslavo, con 23 titoli vinti dallo Jesenice, 15 dei quali consecutivi tra gli anni 50 e 60, e 13 dall’Olimpija e vincitrici di tutti i campionati nazionali disputati fino ad ora – l’ultimo qualche settimana fa vinto dallo Jesenice – nonostante la crisi economica che ha colpito negli ultimi due anni entrambi club, falliti e ricostituiti con un nuovo assetto societario. Alla spalle dei due giganti, il movimento stenta a trovare spazio e soldi per altri club professionistici di buon livello: Triglav Kranj e HK Celje sono le squadre eterne piazzate dopo gli irraggiungibili top club con il Celje finalista, battuto dalla seconda squadra del Medvescak Zagabria, della nuova International Hockey League, il campionato che riunisce club sloveni (ma non Olimpija e Jesenice), croati e serbi.

La Nazionale, che debuttò ai mondiali di Gruppo C, ospitati in casa, nel 1993 perdendo 5-1 con la Lettonia in semifinale, con la leggenda Rudi Hiti in panca, ottenne la promozione al Gruppo B nel 1997 e si affacciò per la prima volta in Gruppo A nel 2002 ai Mondiali di Gothenburg/Karlstad/Jönköping con un terrificante 2-8 subito dalla Russia all’esordio. Finita nel Relegation Round, la Slovenia rimase in Gruppo A battendo e condannando alla retrocessione Italia e Polonia. Da allora, così come succede per il Kazakistan, gli sloveni hanno cominciato un saliscendi tra i primi due livelli dell’hockey mondiale, diventato annuale dal 2008: una stagione in Top Division, la successiva in 1a Divisione. L’anno scorso la Slovenia ha raccolto solo un punto in Francia/Germania, retrocedendo insieme all’Italia.  In mezzo, come detto, le sorprendenti qualificazioni a due Olimpiadi consecutive, con addirittura i quarti di finale raggiunti a Sochi e un buonissimo girone eliminatorio a PyeongChang, senza la stella Anze Kopitar, con vittorie contro USA e Slovacchia, prima di una sconfitta un po’ inaspettata contro la Norvegia nei playoffs di qualificazione

Il coach

Il finlandese Kari Savolainen, 62 anni, è ormai quasi sloveno di adozione: coach della Nazionale per la prima volta nel 2003, ha sempre ricoperto ruoli tecnici all’interno dello staff, salvo una parentesi di due anni, dal 2015 al 2017 quando fu chiamato come team manager dalla Finlandia. E’ tornato come Head coach in occasione dei Giochi Olimpici, ed è stato confermato per questi Mondiali, con l’obiettivo di riportare la Slovenia in Elite. Completano lo staff due assistenti di buon valore: Nik Zupancic, capo allenatore agli ultimi due mondiali ed Edo Terglav, coach del Grenoble vice-campione di Francia, entrambi ex giocatori della prima generazione di grandi talenti post-Jugoslavia

Il roster

Detto dell’età piuttosto elevata del roster sloveno, con nomi ormai famigliari anche per i tifosi italiani come Matic Podlipnik, Sabahudin Kovacevic, Ziga Pavlic, tutti passati da squadre italiane, i punti di forza sono ancora gli attaccanti Jan Urbas, Rok Ticar e Bostjan Golicic. La grande speranza è il 19enne Jan Drozd, draftato dai Penguins l’anno scorso dopo due buone stagioni in Svezia e quest’anno autore di un buon campionato nella competitiva QMJHL con i Shawinigan Cataractes. Tra i convocati meritano attenzione le storie del portiere Rok Stojanovic, arrivato a Lione durante la stagione come rimpiazzo temporaneo del titolare Maris Jucers, infortunato, ma capace di guadagnarsi, a suon di prestazioni positive, la maglia di titolare, la sua prima convocazione in Nazionale a 27 anni e la riconferma in Francia per l’anno prossimo. L’attaccante Anze Ropret, una lunga carriera con l’Olimpija alle spalle, è emigrato in Ungheria due stagioni fa per giocare col modesto Ujpest Budapest, trascinato ai playoffs  in entrambe le stagioni dai suoi goal che ne hanno fatto uno dei migliori giocatori dell’Erste Liga, facendogli riguadagnare la Nazionale.

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