Le avversarie dell’Italia: l’Ungheria

Le avversarie dell’Italia: l’Ungheria

L’Ungheria torna ad ospitare un Campionato del Mondo a distanza di 5 anni e per la terza volta negli ultimi otto, su una pista che porta decisamente bene all’Italia, che in entrambi i casi (2011 e 2013) ha guadagnato la promozione in Top Division. Quest’anno l’imperativo per la Nazionale di casa è riscattare il pessimo Mondiale dell’anno passato a Kyev, quando gli ungheresi, freschi  di retrocessione dalla loro seconda avventura in Top Division, chiusero con un deludentissimo 5° posto, vincendo solo la gara di apertura con la poi retrocessa Ucraina.

A differenza di altri paesi del blocco ex-sovietico, l’Ungheria non è stata una nazione dominante, o comunque stabilmente tra l’élite dell’hockey; salvo il periodo degli anni ’30, dal dopoguerra i magiari non hanno mai partecipato ad un Campionato del Mondo di Élite, vivacchiando tra pool B e C e poi, dalla sua istituzione nel 2001, in 1° Divisione A, fino alla storica promozione del 2008, quando a Sapporo diedero spettacolo completando il girone con 5 vittorie su altrettante gare, mettendo in fila la più quotata Ucraina e i padroni di casa, entrambi battuti 4-2. Ma pochi fans ungheresi ricordano con gioia quella circostanza, perché a poche settimane da quella che doveva essere la festa collettiva dei mondiali in Svizzera, il 25 marzo, moriva improvvisamente a 33 anni, per un attacco cardiaco, Gábor Ocskay, il capitano della squadra votata in quell’anno Team of the Year in patria.  Uno shock che ha fatto sentire le sue conseguenze sull’hockey ungherese negli anni a venire. L’Ungheria retrocesse subito, nonostante le buone prove contro avversari oggettivamente più forti, ma quel Mondiale e il desiderio di onorare la memoria di Ocksay, il cui numero 19 è stato ritirato dalla Federazione, sono stati la molla per moltiplicare gli investimenti nell’hockey, che, un po’ come accade col rugby in Italia, diventa un fenomeno di massa solo in occasione delle partite della Nazionale. Le tradizionali “hockey towns” in Ungheria sono Miskolc, Dunaujvaros e Székesfehérvar, mentre la capitale Budapest, nonostante allinei tre squadre – Ferencvaros, Ujpest e MAC – in Erste Liga, il campionato nato sul modello delle EBEL austriaca che raccoglie squadre ungheresi, romene e saltuariamente di altre nazioni vicine (Austria, Slovacchia e Serbia nel corso degli anni), non riesce a raccogliere la passione dei tifosi. Quest’anno il titolo è andato al MAC Budapest, ma che nelle gare casalinghe fa raramente più di 1000 spettatori, e lo stesso derby Ferencvaros – Ujpest, sentitissimo in altri sport come calcio o pallanuoto, non scalda troppo gli animi dei sostenitori delle due squadre. Ma, come detto, quando gioca la Nazionale, il pubblico ungherese risponde sempre presente e le partite della “valogatott” sono quasi sempre sold-out.

Il coach

Il 62enne finlandese Jarmo Tolvanen siede sulla panchina della Nazionale ungherese dall’anno scorso: dopo una discreta  carriera come giocatore, con il bronzo ai mondiali U20 come risultato più memorabile, ha iniziato una lunga avventura come coach, quasi sempre nei clubs, salvo un paio di parentesi alla guida della Finlandia U18 e U20, con esperienze in patria, in Germania, Norvegia, Polonia, Danimarca, Svizzera, Francia, dove è stato eletto Allenatore dell’anno alla guida del Dijon portato fino alle semifinali nel 2013-14, e nella stessa Ungheria, alla guida della squadra simbolo del movimento hockeistico magiaro, il Fehervar Székesfehérvár, nella stagione 2009-10, senza particolari acuti, con la squadra eliminata ai quarti di finale dai Vienna Capitals. Dall’anno passato, quando ha ereditato la Nazionale col morale a pezzi dopo il Mondiale, Tolvanen ha vinto 4 partite sulle 7 disputate (2 vittorie sono arrivate contro il Blue Team), un ruolino che non gli ha risparmiato critiche, ma che gli hanno dato fiducia per una sfida che si prospetta difficile ma non impossibile.

Il roster

Ormai quasi interamente pensionata la generazione d’oro del 2008, l’Ungheria è comunque un team molto esperto, con un’età media di quadi 27 anni, che pesca soprattutto, ovviamente, dal Fehervar, ma che presenta giocatori che militano in campionati di buon livello, come l’Allsvenskan la Liiga e la ECHL americana. Il campionato locale contribuisce con giocatori dal DVTK Miskolc, che ha vinto gli ultimi 3 campionati ed ha perso la finale di quest’anno, l’eterno Janos Vas e Balint Magosi, e dei campioni del MAC Budapest il difensore Tamás Pozsgai e l’interessante attaccante canadese di passaporto ungherese Chris Bodo. Un’altra icona dell’hockey ungherese, Andras Benk dell’Ujpest ed il portiere del Dunaujvaros David Duschek completano il roster dei “locali”. Ci si aspettava la convocazione del portierino del DVTK Attila Adorjan, da un paio di stagioni il miglio estremo difensore del campionato, ma Tolvanen ha preferito l’esperienza di Miklós Rajna del Fehérvár che dovrebbe partire titolare di Adam Vay dei Rapid City Rush (ECHL). Il roster è solido ma privo di stelle di prima grandezza, giocatori in grado di decidere una partita: sembrava poterlo essere qualche anno fa Krisztián Nagy, veloce e tecnico attaccante del MAC cresciuto in Finlandia, ma che non ha saputo mantenere le promesse.

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