PyeongChang 2018: la Slovacchia

PyeongChang 2018: la Slovacchia

Sarà una Slovacchia in cerca di riscatto quella che si presenterà ai nastri di partenza a PyeongChang: se nel 2014 a Sochi fu la delusione del torneo hockeistico (un solo punto nella fase a gruppi, eliminata nella gara di qualificazione ai play off dai cugini della Repubblica Ceca), non è andata meglio negli anni successivi ai Mondiali di Top Division, dove si è classificata per tre volte al nono posto e al quattordicesimo posto alla rassegna iridata di Colonia e Parigi, rischiando di capitolare di fronte alla “piccola” Italia.

Ombra di quella Nazionale capace di conquistare il Mondiale nel 2002, la Federazione slovacca, dopo l’ultima magra figura e guerre interne, ha deciso di ripartire da Miroslav Satan, uno degli uomini più rappresentativi della Slovacchia hockeistica, nel ruolo di General Manager, e dal canadese Craig Ramsay: allenatore che vanta notevole esperienza in NHL, dove ha ricoperto ruoli che vanno dallo scouting all’head coach in 10 diverse franchigie, e una Stanley Cup vinta coi Tampa Bay Lightning nel 2004 in qualità di associated coach di John Tortorella.

Il primo obiettivo del sessantaseienne è stato quello di implementare lo stile di gioco nordamericano; per raggiungere lo scopo ha osservato i suoi giocatori nelle partite di club, li ha testati alla Deutschland Cup a novembre e nella tappa di dicembre dell’Euro Ice Hockey Challenge ottenendo le risposte che cercava; il risultato è stato quello di creare un roster composto da uomini d’esperienza  e giovani come Ladislav Granak, 38 anni, e il prospetto Matus Sukel, 21 anni, passando per volti nuovi con poche presenze in Nazionale come Milos Bubela, Michal Kristof, Patrik Lamper e Matej Paulovic.

Curiosità: il 21 aprile 1995 la Slovacchia ottenne la promozione nel Gruppo A, terminando la trafila imposta dalla IIHF, che collocò la nascente Nazionale nel Gruppo D, dopo la scissione dalla Repubblica Ceca, datata 1° gennaio 1993, e la conseguente sparizione politica e geografica della Cecoslovacchia. La bandiera di quella squadra era, senza ombra di dubbio, il capitano 39enne Peter Stastny. L’attaccante, che aveva alle spalle una rocambolesca fuga che portò lui e la sua famiglia in Quebec nell’agosto del 1980, divenne uomo simbolo della Slovacchia in occasione delle Olimpiadi del 1994 di Lillehammer, quando venne designato portabandiera. Un onere e un onore che seppe valorizzare contribuendo con 5 goal e 4 assist in otto partite a conquistare il sesto posto finale.

Roster

Portieri
Jan Laco (Sparta Praga – CZE)
Branislav Konrad (HC Olomouc  – CZE)
Patrik Rybar (Mountfield Hradec Kralove – CZE)

Difensori
Ivan Baranka (Vitkovice Ostrava – CZE)
Michal Cajkovsky (Avtomobilist Yekaterinburg  – RUS)
Peter Ceresnak (Plzen – CZE)
Dominik Granak (Mountfield Hradec Kralove – CZE)
Marek Daloga (Sparta Praga – CZE)
Juraj Mikus (Sparta Praga – CZE)
Tomas Starosta (Dukla Trencin – SVK)
Juraj Valach (Pirati Chomutov – CZE)

Attaccanti
Martin Bakos (Bili Tygri Liberec – CZE)
Milos Bubela (HC ’05 Banska Bystrica – SVK)
Lukas Cingel (Mountfield Hradec Kralove – CZE)
Marcel Hascak (Kometa Brno – CZE)
Marek Hovorka (HC Kosice – SVK)
Michal Kristof,(HK Nitra – SVK)
Andrej Kudrna (Sparta Praga – CZE)
Patrik Lamper (HC ’05 Banska Bystrica – SVK)
Tomas Marcinko (Ocelari Trinec – CZE)
Ladislav Nagy (HC Kosice – SVK)
Peter Olvecky (Dukla Trencin – SVK)
Tomas Surovy (HC ’05 Banska Bystrica – SVK)
Matej Paulovic (HK Nitra – SVK)
Matus Sukel (MHK 32 Liptovsky Mikulas – SVK)

Head Coach
Craig Ramsay

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