Le avversarie dell’Italia: la Slovacchia

Le avversarie dell’Italia: la Slovacchia

La nazionale slovacca che oggi affronta l’Italia rappresenta un movimento che ha vissuto molte turbolenze negli ultimi anni, fuori e dentro il ghiaccio. L’uscita di scena della generazione d’oro, probabilmente la miglior leva in assoluto dell’hockey slovacco, indipendente dal 1992, capace del miracolo sportivo della vittoria ai Mondiali del 2002 quando gli slovacchi eliminarono in successione Canada e Svezia prima di superare nella finale di Göteborg la Russia e che ha avuto in pratica il suo canto del cigno 10 anni dopo ad Helsinki quando i russi si presero la rivincita battendo la Slovacchia 6-2 in una finale con poca storia, ha lasciato un vuoto ad oggi non ancora colmato. Il declino del campionato locale, l’Extraliga, diventato palcoscenico per giocatori a fine carriera o giovanissimi che non trovano un ingaggio precoce in Nord-America, si è acuito con la decisione dello Slovan Bratislava di lasciare i confini per scegliere la più ricca e visibile Kontinental Hockey League che ha avuto come conseguenza il venir meno della storica rivalità tra i clubs della “provincia”, Kosice e Dukla Trencin su tutti, e il potere della capitale. La crisi del movimento è ben esemplificata da un dato: per la prima volta al draft dell’anno scorso, non c’erano giocatori slovacchi tra le scelte dei clubs NHL – ed appena cinque l’anno precedente. Quest’anno le ultime previsioni danno una ventina di possibili candidati ma solo uno, Adam Ruzicka, autore di una buona stagione ai Sarnia Sting in OHL, praticamente certo di essere scelto.

Ma è soprattutto fuori dal ghiaccio che l’hockey slovacco ha vissuto due anni che chiamare turbolenti è poco: tutto è iniziato nel 2015, con la contestatissima elezione a presidente della Federazione di Igor Nemecek, già membro del Comitato Esecutivo, ottenuta per appena 13 voti sul rivale, ed ex giocatore, Richard Lintner, supportato dai clubs e dai giocatori, che non votavano, ma che hanno espresso chiaramente il loro appoggio al programma di rinnovamento di Lintner che dava molto spazio ad una nuova generazione di dirigenti, tra i quali alcuni nomi della generazione d’oro come Miroslav Satan, Peter Bondra o Rastislav Pavlikovsky. Alla proclamazione dei risultati, mentre una folla si radunava fuori dalla sede della Federazione per protestare, cinquanta giocatori, in pratica tutta la nazionale e gli NHLers, diramavano un comunicato nel quale criticavano duramente l’esito della votazione, determinato, secondo loro, dalla possibilità per i membri e i dipendenti della Federazione di votare singolarmente, contro ad esempio un solo voto per l’Associazione dei giocatori, annunciando contestualmente il rifiuto ad indossare in futuro la maglia della nazionale. Da questo comunicato è cominciata una battaglia di dichiarazioni sempre più aspre da entrambe le parti, culminata nella mancata partecipazione dei giocatori alla cerimonia per i premi annuali di fine stagione, lasciando il palco desolatamente vuoto ed i dirigenti della Federazione tra l’imbarazzato ed il furioso. Ma la posizione intransigente degli atleti, che hanno nel frattempo fondato la Associazione dei giocatori ed eletto Michal Handzuš come portavoce, ha portato i frutti sperati quando nella primavera dell’anno scorso Nemecek ha annunciato una riforma del regolamento per le elezioni ed un congresso straordinario in luglio per eleggere il nuovo Presidente, precisando che non si sarebbe ricandidato, rinuncia confermata anche da Lintner, divenuto nel frattempo GM della ProHokej, l’associazione dei clubs che governa l’Extraliga.  L’assemblea ha eletto nuovo presidente Martin Kohut, ex membro del Comitato Esecutivo, che ha presentato un ambizioso progetto di riforma dal basso dell’hockey slovacco, con l’appoggio dei clubs, creando delle Accademie in 8 differenti città per preparare fin da piccoli i futuri giocatori ed offrendo la possibilità anche ai piccoli paesi di avere una pista di hockey, di dimensioni ridotte, ma che permetta di iniziare alla pratica sportiva i bambini. Fino ad ora già 117 tra cittadine e paesi hanno richiesto l’installazione di queste piste.

Sul fronte sportivo l’elezione di Kohut ha significato la fine del conflitto con i giocatori l’inserimento di alcuni dei grandi ex – come da programma di Lintner – nei quadri della Federazione. Uno di loro, Zdeno Cíger, è dal 2016 sulla panca della nazionale, col difficile compito di gestire la nuova fase dell’hockey slovacco. Il roster scelto per i Mondiali che affronterà l’Italia è composto sostanzialmente da giocatori esperti, il più giovane è il 22 Pavol Skalicky del Banska Bystrica che quest’anno ha vinto il suo primo titolo in assoluto, la maggior parte dei quali gioca nella Extraliga della Repubblica Ceca, mentre nessuno, almeno nelle scelte iniziali proviene dal Nord America. Il carismatico portiere Julius Hudacek, idolo dei fans dell’Orebro HK per i suoi balletti nei dopo-gara ribattezzati “Huda dance” che giocherà l’anno prossimo in KHL con il Severstal, il roccioso difensore Michal Cajkovsky dell’Avtomobilist Yekaterinburg e gli attaccanti Marcel Hascak (Kometa Brno) e Lukas Cingel (Sparta Praga) sono gli elementi di spicco del roster. Siamo ben lontani dai tempi di Zdeno Chara, Miroslav Satan, Peter Bondra o Zigmund Pallfy.

 

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