Mondiali: il precedente con Slovacchia e Russia

Mondiali: il precedente con Slovacchia e Russia

In occasione dei Mondiali riportiamo alla luce antiche battaglie degli uomini che hanno lottato per la maglia Azzurra. Uno spaccato con il quale si vuole narrare la storia della Nazionale e far conoscere ai lettori le gesta di campioni e accadimenti sconosciuti o dimenticati.

L’esordio dell’Italia ad un Mondiali di Top Division contro la Slovacchia non sarà una novità assoluta: le due Nazionali si ritrovarono di fronte, nella prima giornata del Gruppo B, anche nel 1998 a Zurigo. Il Blue Team arrivava da un periodo infelice: la perdita di Bryan Lefley, coach stimato da giocatori e staff, in un tragico incidente nell’inverno precedente e il pessimo risultato alle Olimpiadi di Nagano di pochi mesi prima (12mo e ultimo posto), resero l’atmosfera pesante. A ciò si aggiunse la rinuncia alla Nazionale di Martin Pavlu. Le amichevoli premondiali compattarono il gruppo e il successo sulla Germania galvanizzò gli uomini di Adolf Insam alzando il morale della truppa, tuttavia era necessario raggiungere il decimo posto in modo da ottenere la salvezza diretta; l’allenatore italiano, interpellato dalla Gazzetta dello Sport, dichiarò:

“C’è in tutti una gran voglia di far bene e di dimostrare che non siamo finiti. Alcune assenze peseranno, ma chi è subentrato non sfigurerà”.

Gli assenti in questione, oltre al già citato Pavlu erano il portiere David Delfino, il difensore Bob Nardella e gli attaccanti Stephan Figliuzzi, Dino Felicetti e Patrick Brugnoli. Al loro posto furono convocati Andrea Carpano, Giovanni Marchetti, Michele Strazzabosco, Tony Iob, Armando Chelodi e Alexander Gschliesser.
Il Girone preliminare era completato da Canada e Austria: la Slovacchia, guidata da coach Jan Sterback, poteva contare sulla stella dei Florida Panthers Robert Svehla.
L’Italia scese sul ghiaccio dell’Hallenstadion con problemi in difesa: con Chad Biafore a mezzo servizio, in prima linea si alternarono Marchetti e Strazzabosco, le altre coppie erano formate da De Angelis-Rucchin e Insam-Oberrauch. Gara apparentemente in discesa, dopo il vantaggio di Mario Chitarroni in power play al 3.22 e un Mike Rosati in formato saracinesca. Tuttavia i vuoti lasciati dal reparto arretrato vennero riempiti da Jozef Dano e Branislav Janos in poco più di 3’ e, al 10.04, la Slovacchia poté gestire la partita a piacimento, dato che gli uomini di Insam non riuscirono ad impattare il punteggio. Lucio Topatigh, nel secondo tempo, e Chitarroni e Bruno Zarrillo a porta vuota, con l’uomo di movimento in più, sprecarono altrettante occasioni clamorose. Una sconfitta che obbligò gli Azzurri a battere nella partita successiva l’Austria, ma questa è un’altra storia.

Battere la Russia è un’impresa che al clan Azzurro non è mai riuscita; tralasciando l’epoca sovietica, il miglior risultato ottenuto è stato il pareggio per 2-2 ai Mondiali tedeschi del 1993. Di lì in poi sono state incassate solo sconfitte; di queste quella con il minor scarto è quella maturata alla rassegna iridata del 1995 in Svezia. L’Italia dovette rinunciare a David Delfino, fermo per una noiosa pubalgia, la difesa della gabbia se la contesero Mario Brunetta e Bruno Campese. Coach Bryan Lefley non completò le convocazioni in attesa dell’arrivo dagli Stati Uniti di Bob Nardella e Mario Chitarroni.
I russi, seppur senza stelle NHL, su tutti Pavel Bure, rimase sempre temibile: coach Boris Mikhailov si affidò agli “svizzeri” Viatcheslav Bykov e Andrei Khomoutov del Friborgo e Igor Fedulov dell’Ambrì Piotta, giocatori noti a Lefley che in stagione allenò il Berna, e i “nostrani” Sergei Sorokin (Fassa) e Dimitri Frolov (Devils). Ed è proprio il colpo di coda del “diavoletto” a dare il là alle marcature con un tiro deviato sotto porta da Alexei Salomatin che ingannò Brunetta. Nonostante lo svantaggio la Nazionale italiana diede buone risposte in difesa (De Angelis-Circelli, Bartolone-Comploi, Insam-Oberrauch le coppie), l’attacco, fallito un’ottima occasione con Moe Mansi, contò sul feeling della prima linea, la mitica Zarrillo-Orlando-Topatigh che pareggiò con il centro su suggerimento del Falco di Gallio. Gli ex sovietici ribatterono con Stanislav Romanov un minuto più tardi, il botta e risposta proseguì con Figliuzzi che impattò nuovamente. Gli italiani crederono ad una possibile vittoria ed iniziarono a premere, tuttavia ad andare in rete furono gli avversari a segno con Romanov a 3’48” dalla sirena. Tutto da rifare, anzi no, perché la Russia chiuse i conti con la coppia Bykov-Berezin: il primo creò esibendosi in uno slalom tra gli Azzurri, il secondo finalizzò il lavoro del compagno di squadra.

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