Le italiane in Continental Cup (2a parte)

Le italiane in Continental Cup (2a parte)

Dopo tre anni di assenza l’Italia tornò in Continental Cup rappresentata al Bolzano. I Foxes, superato il Girone casalingo del terzo turno con tre successi in altrettante gare (5-2 al Dunaujvaros, 4-2 al Maribor e 1-0 al Coventry) raggiunsero un ragguardevole terzo posto nella Super Final di Rouen.

Enrico Dorigatti

Enrico Dorigatti, ex attaccante biancorosso racconta come andò la spedizione in terra transalpina:

“La trasferta a Rouen fu interessante; approdammo in un Girone finale abbordabile, più di quelli che si disputarono in altri anni. Avevamo piena convinzione ed una squadra che non era per niente male con i vari Jardin, Corupe, Rolly Ramoser. Ci presentammo al completo e vincemmo la prima partita contro i padroni di casa attirandoci le ire dei loro sostenitori, perché, da quel momento, per loro sarebbe diventato difficile conquistare il titolo. Nella seconda partita contro il Martin siamo entrati un po’ “mollicci”, i loro goal in power play ci hanno tagliato le gambe. Abbiamo poi vinto abbastanza agevolmente la partita contro il Keramin Minsk e ci stavamo pregustando il secondo posto. Preparate le valigie siamo tornati al palaghiaccio nel terzo tempo della gara tra Rouen e Martin ed abbiamo visto vincere i francesi 5-4 all’ultimo minuto. Lì per lì sembrava la “biscottata”, non avremo mai le prove, anche perché riguardava l’assegnazione del secondo e terzo posto, però per noi è stato un po’ un dispiacere non tornare a casa con la medaglia d’argento. Al di là del lato sportivo, quella trasferta è stata molto bella, perché le borse sono partite con gli attrezzisti che hanno macinato un chilometraggio incredibile, noi, invece, volammo su un aereo privato con circa quaranta posti, sul quale sono saliti tutti gli atleti, staff e dirigenti, oltre ai giornalisti. E’ stato un piccolo scorcio di professionalità, alla quale l’Italia dell’hockey non è abituata. E’ stato un terzo posto dignitoso, ma abbiamo perso un’occasione, si poteva fare molto di più, perché la squadra ceca non era imbattibile”.

I biancorossi non riuscirono a ripetersi un anno più tardi: organizzatori di uno dei gironi del terzo turno Egger e compagni mancarono la qualificazione eliminati ai rigori (3-4) dallo Sheffield Steelers nell’ultima e decisiva gara, dopo le vittorie contro Maribor (6-2) e La Haye (3-0).

SønderjyskE Vojens

Gli altoatesini lasciarono il posto all’Asiago, tuttavia a distanza di sette anni i vicentini dovettero ingoiare un altro boccone amaro per l’ennesima eliminazione nel torneo di cui erano organizzatori ad opera del SønderjyskE Vojens, allenato dall’ex attaccante giallorosso Mario Simioni, ai tiri di rigore. In precedenza gli Stellati superarono il Sokol Kiev 4-3 ai rigori e i rumeni del Miercurea Ciuc 6-1.
Se un anno prima una rappresentante della Danimarca negò la qualificazione, lo stesso Paese contribuì a sfatare il tabù Super Final: nel terzo turno l’Asiago volò ad Herning dove incassò due vittorie contro lo Sheffield Steelers (4-3 ai rigori) e i magiari Dunaujvaros (3-2). La sconfitta in overtime contro i padroni di casa permise loro di guadagnare il punto necessario per qualificarsi e di eliminare gli ungheresi per effetto dello scontro diretto. A Rouen i giallorossi trovarono i padroni di casa e lo Yunost Minsk già qualificati e il Donbass Donetsk, proveniente dalle qualificazioni. Tre avversari che si dimostrarono superiori che lasciarono l’Asiago a secco di punti. Laconiche le parole di John Tucker, coach dell’Asiago, sulla manifestazione rilasciate a Il Giornale di Vicenza:

“Sarebbe stato bello tornare ad Asiago con almeno una vittoria. Ma per il nostro gruppo di giocatori questa è stata comunque una bella esperienza”.

Niklas Hjalmarsson

Le final Four divennero appuntamento fisso nelle due successive edizioni, nel 2013 toccò al Bolzano, Dorigatti racconta il cammino dei Foxes in quella stagione:

“In quell’anno il Girone finale era veramente proibitivo, di livello altissimo era stato il raggruppamento di semifinale giocato a Bolzano, tant’è che agli occhi degli esperti avevamo poche chance di passare il turno: c’era il Landshut, formazione di DEL2, il Toros, presentatosi con qualche innesto dalla KHL, e il Nottingham. I nostri stranieri si limitavano al portiere Duba, alla prima linea d’attacco composta da Flynn, McCutcheon e Sharp e in difesa il fenomeno Hjalmarsson; il roster era completato da giocatori italiani: la linea giovane dell’’89 Gander-Insam-Bernard e la terza linea formata da “dinosauri”, cioè io, Walcher e Zisser. Da inizio stagione in difesa giocavamo con cinque terzini: Hjalmarsson, Egger, Borgatello, Ambrosi e Fabris. Non c’erano grandi innesti di giovani e non c’era la volontà della società di investire in qualche nuovo giocatore. Arrivò anche Nylander che si fermò per tre allenamenti e venne rispedito in Svezia. Il Girone di semifinale fu tostissimo, riuscimmo a passare il turno all’ultima partita contro il Toros all’overtime con un numero incredibile di Hjalmarsson che beffò l’intera squadra russa mettendo il disco in mezzo per McCutcheon che poté gonfiare la rete a porta praticamente sguarnita. Ci presentammo alle finali senza Hjalmarsson, richiamato dai Chicago Blackhawks, credo per paura di infortuni, e con l’aggiunta di Barnes e Moren del farm team del Pergine. Non ricordo se entrarono in campo per qualche cambio, arrivando dalla Serie B a loro mancava un po’ il ritmo e comunque non sarebbero stati giocatori che potevano sostituire Hjalmarsson. Le partite furono belle: giocammo la prima contro il Rouen, dove sbagliammo tutto e perdemmo 6-1; anche Duba era completamente perso. Dovemmo per forza archiviarla mentalmente per proseguire il torneo sapendo che le altre due squadre erano forti. Il nostro destino era un po’ segnato. La seconda partita fu contro il Donetsk, squadra di metà classifica di KHL, e perdemmo 3-0, ma per noi fu una bellissima partita giocata a ritmi elevati, probabilmente avremmo fatto quindici tiri in porta e loro cinquantacinque, però l’emozione di giocare una partita del genere di fronte ad uno stadio pieno e ad un livello di intensità altissima era grande. Io credo che perdere una partita 3-0 contro una squadra di KHL sia di tutto rispetto, soprattutto per una squadra italiana che in quel momento presentava solo quattro stranieri, più quelli aggregati dal Pergine. Contro il Metallurg Zhlobin perdemmo 1-0 ai rigori difendendoci coraggiosamente. Questo era un girone proibitivo, non avevamo speranza di portare a casa qualcosa di tanto meglio, se non giocarcela meglio con il Rouen che aveva molti stranieri. Da questa esperienza siamo tornati a casa più arricchiti, sia come giocatori che emotivamente. Nel 2009 abbiamo buttato via un’occasione, in questo caso non essendocene abbiamo giocato a viso aperto e con tutta la voglia che può avere un giocatore che affronta una squadra più forte. Proprio per il roster corto e tutte le fatiche in Continental Cup e gli altri eventi della stagione siamo arrivati stanchissimi al termine del Campionato”.

(continua…)

Ultime notizie
error: Content is protected !!