Gli avversari del Renon: Nottingham Panthers

Gli avversari del Renon: Nottingham Panthers

I Nottingham Panthers, che riportano l’hockey inglese ad una finale di Continental – mai conquistata – dopo sette anni, rappresentano una importante fetta della storia del movimento hockeistico d’oltremanica, unico club ad essere sempre stato ai nastri di partenza delle varie leghe organizzate negli anni, sono titolari di un record che ha dell’incredibile: dal 1994 hanno giocato ben 21 finali di Challenge Cup, la seconda competizione per clubs che affianca il campionato, vincendone però solo otto; se a questo si sommano 9 finali di playoffs giocate, di cui solo 3 vinte, si può dire che il club è il primo al mondo per collezione di secondi posti! Il palmarès è comunque ricco: alle otto Challenge Cup vanno aggiunti sei titoli nazionali e sei edizioni della defunta Autumn Cup.

La storia del club si divide in due netti periodi: fondato nel 1940 ma realmente attivo solo dopo la guerra per iniziativa di Alexander “Sandy” Archer, un londinese emigrato a Winnipeg, medaglia d’oro con la Gran Bretagna alle Olimpiadi del 1936, costretto a lasciare la carriera da giocatore dopo una terribile frattura al cranio in una partita contro la Svezia che comunque portò a termine, reinventatosi primo coach dei Panthers, che però non riuscì a portare al successo nei suoi anni, ma che ebbe il grande merito di portare a Nottingham da Winnipeg uno sconosciuto ragazzino canadese, 13simo figlio di una coppia di ebrei russi fuggiti in Canada, che si presentò al club con una valigia e pochi soldi, entrambi presi in prestito per il viaggio, ma che diventerà il miglior giocatore della storia del club: Victor “Chick” Zamick: in 11 stagioni al club solo due volte mise a segno meno di 100 punti, una delle quali, il 1952, giocata a mezzo servizio per una frattura al braccio, chiudendo con 1423 in 778 caps, prima di tornare ai Panthers come allenatore, conquistando uno storico treble nel 1955-56: campionato, Autumn Cup e Ahearne Cup. Scomparso nel 2007, una targa lo ricorda allo stadio ed ancora oggi per tutti i tifosi è il simbolo del club. Con Zamick in attacco e un altro medagliato del 1936 al comando,  Archibald “Archie” Stinchcombe, finalmente i Panthers conquistano il primo campionato, nella trionfale stagione 50-51, ricordata anche per una trionfale tournée in Svezia, dove gli inglesi diedero spettacolo contro i maestri europei dell’hockey vincendo contro Djurgårdens e Södertälje e addirittura contro la Nazionale delle tre corone. Dieci anni dopo i Panthers sono protagonisti, loro malgrado, di un altro momento storico: perdendo 6-5 all’overtime la finale contro i Brighton Tigers, il club gioca la sua ultima partita ufficiale; nell’estate del 1960, infatti, la British National League chiude i battenti sommersa dai debiti, lasciando il paese senza un vero campionato di hockey per quasi venti anni, e di conseguenza i Panthers vanno in letargo fino al 1980, anno in cui il businessman Gary Keward convince la città a reinvestire nell’arena e nell’hockey, portando a Nottingham la squadra da lui fondata, i Sheffield Lancers, subito ribattezzati Panthers: comincia la seconda vita del club e soprattutto la rivalità accesissima con gli Sheffield Steelers, una delle maggiori “inimicizie” dello sport britannico, fatta di duelli all’ultimo sangue sul ghiaccio e clamorosi dispetti al di fuori, a cominciare dal clamoroso “scippo” da parte degli Steelers del coach canadese Alex Dampier, che aveva riportato Nottingham al successo dopo la rinascita e che passò dall’altra parte della barricata, tra lo sconcerto e la rabbia dei tifosi, nel 1993 per vincere titoli con gli odiati rivali, per tre stagioni di seguito e sempre battendo i Panthers, in campionato come nelle diverse coppe. Gli anni ’90 sono il decennio di Paul Adey: veloce attaccante quebecoise arrivato dal Briançon, rimane 11 stagioni a Nottingham battendo il record di reti, che sembrava eterno, di Zamick: 1609 punti in 609 partite, prima di trasferirsi a Milano nel 1999, per poi tornare in Gran Bretagna con gli Steelers, per vincere tutto nell’unica stagione al club. Tornerà poi a Nottingham come coach (con Dampier come GM!), per poi costruire soprattutto in Italia la sua carriera da allenatore. Nel 2000 il club trasloca dallo storico Ice Stadium all’attuale casa, Il National Ice Centre, bella arena da 7.500 posti, quasi sempre piena. Gli anni 2000 sono contrassegnati dai successi, prima con Steve Ellis in panca e poi dal 2008 con l’attuale coach Corey Neilson, ex giocatore, capace di un eccezionale triplo Grand Slam, vincendo campionato e Challenge Cup nel 2010-11,2011-12 e 2012-13 e cinque Challenge Cup consecutive: memorabile quella del 2013-14 vinta con un’ eccezionale rimonta in gara 2 dopo aver perso 5-2 la prima finale contro i Belfast Giants, portando all’overtime gara 2, risolta da una rete di Petr Kalus, protagonista anche della prima parte di questa stagione, prima di essere ceduto al Cracovia. Anche l’anno scorso i Panthers hanno festeggiato un double, portando a casa campionato (battendo i campioni uscenti dei Coventry Blaze) e Challenge Cup (1-0 su Cardiff in finale), puntando per questa stagione ad un fantastico treble che comprenda anche il successo europeo in Continental. Manifestazione che Nottingham ha dovuto cominciare fin dal secondo turno, vinto a mani basse in Spagna, prima di affrontare il girone di semifinale ad Odense in novembre, anche questo vinto senza troppi problemi, a conferma di una legittima ambizione europea.

Come nella consolidata tradizione britannica, la squadra ha un gioco molto fisico, di netta impronta canadese, sono nove i giocatori della foglia d’acero in roster, con molti muscoli messi sul ghiaccio a servizio della squadra e a discapito delle tecnica. Detto della perdita di Petr Kalus, giocatore che a Odense si  era rivelato determinante, i Panthers hanno dovuto rinunciare anche ad un altro navigato protagonista delle piste europee, lo slovacco Kristian Kudroc, gigantesco difensore di oltre 2 metri, che ha chiesto in dicembre di rescindere in contratto per tornare in patria ad assistere il padre gravemente malato. A compensare le partenze è arrivato però un pezzo da novanta come Jason Williams, che i tifosi del Renon troveranno da avversario dopo che a novembre aveva contribuito non poco alla qualificazione dei Ritter Baum alle Superfinals e che ha iniziato con un favoloso 4+4 nelle prime cinque partite giocate con la nuova maglia. L’ex Pontebba e Valpe Alex Nikiforuk e David Clarke (ad Alleghe nel 2007) sono gli altri ex “italiani” presenti nel roster che ha una media età di 29 anni e ha i suoi punti di forza nel portiere finlandese Miika Wiikman, attenzione però alla tendenza a concedere rimbalzi, nel trio difensivo Andy Sertich/Dan Spang/Geoff Waugh (quest’ultimo alle prese con problemi fisici e non ancora recuperato al 100% così come David Clarke) mentre in attacco spiccano, oltre ai già citati Williams e Nikiforuk, i nazionali Robert Farmer e Robert Lachowicz, il capitano Brad Moran ed il cattivissimo Brian McGrattan, 300 partite in NHL con 600 minuti passati in panca puniti, quasi il doppio in AHL. Ad abbassare l’età media del roster ci pensano il giovane back-up ceco Jindrich Pacl, che ad Odense ha sostituito l’infortunato Wiikman mostrando buone qualità, ed il nazionale U20 Oliver Betteridge, uno dei più interessanti prospetti dell’hockey britannico.

 

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