Gli avversari dell’Italia: la Slovenia

Gli avversari dell’Italia: la Slovenia

Anno pari e Slovenia in I Divisione: questo curioso dato illustra bene la posizione degli sloveni nel contesto mondiale dell’hockey, una forza a cavallo costante tra Elite Division ed il gradino più basso: con un record di 9 partite vinte e solamente una persa nelle ultime due edizioni della I Divisione disputate (corrispondenti, appunto, agli anni pari) appare chiaro che la Nazionale di coach Nik Zupancic, al suo primo mondiale da capo allenatore,  non appartiene a questa “famiglia” del mondo hockeistico, ma d’altra parte, il 13° posto – ottenuto due volte, nel 2002 e nel 2005 – come miglior risultato in Elite Division rende la Slovenia il cugino povero che ogni tanto trova posto al ricco banchetto dell’ hockey a livello top.  Stato faro e culla dell’hockey ai tempi della Jugoslavia – i clubs sloveni, cioè Jesenice e Olimpija hanno vinto 36 delle 49 edizioni del campionato yugoslavo – la Slovenia indipendente non ha avuto la rapida ascesa di altre nuove nazioni, pensiamo ad esempio alla Slovacchia, rimanendo addirittura 5 anni nell’allora Pool C, dovendo cedere il passo a tutte quelle nuove nazioni, Kazakistan, Ucraina, Bielorussia, Slovacchia, che risalivano in fretta il ranking mondiale. Ma, a partire dagli anni 2000, la Nazionale, con una nuova generazione di talentuosi giocatori e mentre anche il paese si avviava ad un’integrazione europea a tutti gli effetti, ha raggiunto lo status di “prima tra le seconde”.  Oggi, in modo molto simile alla realtà della Lettonia, l’hockey nel paese si divide sostanzialmente in 3 fasce: la Nazionale, i “Risi” (le linci) che richiama gli orgogliosi sloveni come simbolo del paese e che ha vissuto il suo momento più alto con la qualificazione, una vera e propria impresa, alle Olimpiadi di Sochi e poi con l’incredibile avventura ai Giochi, con Kopitar e compagni capaci di superare il girone battendo la Slovacchia e poi il primo turno del tabellone, superando l’Austria, prima di cedere ai quarti contro la Svezia, poi finalista, mentre il paese restava incollato agli schermi ed il parlamento decretava giorni di ferie quelli corrispondenti alle partite.  Se le Linci hanno un seguito quasi unanime, l’hockey di alto livello si concentra nelle due hockey-towns di Lubiana e Jesenice, divise da una rivalità feroce, annacquatasi però negli ultimi anni in parte per l’appartenenza a leghe differenti – EBEL per l’Olimpija e INL per Jesenice – in parte per i grossi problemi economici che entrambi i clubs hanno affrontato e che continuano a minacciarne l’esistenza. Lo storico Acroni Jesenice è addirittura fallito nel 2012, con la pista comprata all’asta da un’impresa che voleva demolirla per fare un supermercato, dopo un primo progetto che prevedeva una pista di go-kart, rimpiazzato da un nuovo team, ora chiamato HDD Jesenice, voluto da ex-giocatori ed appassionati. Infine il livello più basso comprende il campionato nazionale, con scarsissimo seguito, e livello tecnico conseguente, che si anima solo per le finali, che vedono sempre affrontarsi Jesenice e Olimpija, che entrano nella competizione solo nei playoffs. Clubs semi-professionistici e con budget molto risicati, le squadre slovene partecipano con scarsi risultati alla INL, chiamandosi fuori da una stagione all’altra a seconda del budget disponibile.  La creazione qualche stagione fa della Slohokej Liga come lega multi-nazionale ha restituito qualche interesse, ma il progetto è naufragato dopo 3 edizioni, di cui 2 vinte beffardamente dal Partizan Belgrado. Quest’anno si è tentato di riaprire il campionato a squadre croate e serbe, ma per evitare una beffa stile Slohokej Liga, si è optato per la formula, non molto sportiva, di riservare l’accesso alla seconda fase alle sole squadre slovene, col risultato di avere una serie di partite non giocate, perché inutili, ed una classifica totalmente senza capo né coda. La mancanza di un torneo nazionale competitivo preoccupa la federazione, che manda le squadre U16, U18 e U20 dei clubs a competere nei campionati giovanili austriaci, per aumentare il livello di difficoltà. Apparentemente il piano ha funzionato fino ad ora, perché negli anni la Nazionale ha sempre avuto un certo ricambio, ma l’età media sta salendo costantemente e non solo all’orizzonte non si vede un erede dell’eroe nazionale Anze Kopitar, assente a Katowice, ma nemmeno ricambi di buona qualità, tramontata la generazione dei Rodman e dei Razingar, a parte un paio di nomi. Ma per ora i buoni giocatori, soprattutto in attacco, non mancano. Out per infortunio il capitano Jan Mursak, il miglior giocatore sloveno tra gli “umani”, quindi alle spalle di Kopitar, le alternative migliori per Zupancic sono i “soliti” Ziga JeglicRok Ticar  dello Slovan Bratislava, il sempre puntuale realizzatore Jan Urbas che gioca in Allsvenskan col VIK Vasteras,  la pattuglia dei “francesi” Andrej Hebar (Grenoble) assente in Nazionale dal 2012, Anze Kuralt (Epinal) e Ken Ograjensek (Epinal) e l’ex Bolzano Ziga Pance, oggi al Villach. In difesa, reparto meno ricco di alternative,  lo sceriffo è Sabahudin Kovacevic (Graz 99ers), in porta le garanzie Robert Kristan (Chomutov), Gasper Kroselj (Medvescak Zagreb), che ha giocato da titolare nell’ultima amichevole e l’ex Pontebba Andrej Hocevar (Epinal), eletto miglior portiere delle Ligue Magnus, ma che dovrebbe partire da back-up. Tagliati dal roster all’ultimo giro Nik Simsic (Södertälje) e Andrej Tavzelj (Olimpija) e sarà un peccato non vedere il giovane classe 1997 del Sodertalje, indicato come il miglior nuovo talento.

La Slovenia, che proverà a qualificarsi anche per i prossimi Giochi nel difficile girone di Minsk a settembre, ha disputato fino ad ora 3 amichevoli e concluderà il programma a Budapest il 20 aprile.

I risultati

08.aprile, Zagreb (CRO): Croazia – Slovenia 3-8

12. aprile, Bled: Slovenia – Croazia 9-1

16. aprile, Jesenice: Slovenia – Giappone 4-0

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