1a Divisione Gr. A: il precedente con Ungheria e Giappone

ungheria federazioneNell’hockey su ghiaccio il risultato di 0-0 è un punteggio quanto mai insolito; dal 1930, anno in cui si disputò il primo Mondiale, ad oggi, in ambito iridato se ne contano sedici (la IIHF include anche Svizzera-Francia del 2011 risolta ai rigori dagli elvetici). Nella particolare classifica, Svezia e Cecoslovacchia detengono il primato con cinque incontri (di cui uno nello scontro diretto nel 1938), le due Nazionali sono seguite dall’Italia, protagonista di tre incontri senza marcature. Il primo di questi maturò al Mondiale del 1934 disputatosi a Milano. Gli Azzurri, freschi di qualificazione, furono inseriti nel girone di semifinale con Svizzera e Ungheria; proprio contro i magiari la Nazionale italiana aprì la seconda fase davanti a quattromila spettatori accorsi al Piranesi. I ragazzi guidati da Giorgio Baroni si gettarono subito all’attacco; al 3’ Carlo de Mazzeri segnò di prepotenza, tuttavia il goal fu annullato per fuorigioco. Nel primo periodo il gioco elettrizzante non fu tecnicamente pregevole. Nella frazione centrale le azioni di attacco si alternarono senza che nessuna delle due formazioni riuscisse a segnare. Alla fine del terzo periodo l’Italia provò a forzare l’andatura, a dieci secondi dalla fine gli Azzurri rischiarono di capitolare, gli interventi di Francesco Roncarelli e Augusto Gerosa evitarono un goal sicuro. La partita proseguì con la disputa dei supplementari, durante i quali l’Italia si dimostrò tanto impetuosa quanto disordinata, mentre i magiari curarono più l’uomo che il disco. Dopo tre tempi regolari da 15 minuti e tre supplementari da 10 minuti, all’1.15 le squadre rientrano negli spogliatoi senza essere riuscite a violare le gabbie avversarie.

giapponeCom’è possibile avere in pugno la salvezza e farsela sfuggire nel terzo periodo di gioco dell’ultima partita? La risposta potrebbero darla i giocatori della Nazionale che, nel 1973, fecero parte della spedizione che disputò i Mondiali di Gruppo B a Graz. Quella Azzurra era una Nazionale senza oriundi, il cui utilizzo era stato vietato dal CONI nel 1962, e gli effetti di questa decisione si rifletterono anche sulle prestazioni del Blue Team che per diverse stagioni fu costretto ad un continuo saliscendi tra il Gruppo B e il C: troppo deboli con i più forti, troppo forti con i più deboli.
In Stiria la formazione capitanata da Alberto Da Rin si presentò all’ultima gara con zero punti in classifica; se con Svizzera e Austria gli Azzurri persero di misura (rispettivamente 4-3 e 6-5) andando vicino all’obiettivo di conquistare dei punti, contro Romania, Stati Uniti (ebbene sì, l’onta del campionato mondiale cadetto toccò anche a loro), Jugoslavia e Germania Est il crollo fu verticale. Rimaneva un’ultima chance: battere il Giappone, a due lunghezze di distacco in classifica, e condannarlo al Gruppo C per effetto del successo nello scontro diretto. Gianfranco Rudatis approfittò della scarsa vena dei nipponici aprendo le marcature all’8.04, annullato in avvio di secondo periodo da Takao Hikigi; il Blue Team non si scompose e, in meno di due minuti e mezzo, si portò sul doppio vantaggio con Renato De Toni (in penalty killing al 28.43) e Alberto Da Rin (al 31.05). In apparenza la gara sembrava in discesa e la salvezza a portata di mano, tuttavia uno sgambetto di Giulio Constantini (31.25) e un’ostruzione di Thomas Mair (31.44) costrinsero l’Italia a giocare in doppia inferiorità dando inizio allo show di Hideaki Kurokawa che prontamente accorciò le distanze al 32.56 tenendo la formazione del Sol Levante in corsa. Nell’ultima frazione di gioco l’ala destra prese per mano la sua squadra e a metà periodo compì il sorpasso con due rapidi goal (47.54 e 49.02); la Nazionale italiana, stordita e affaticata, cedette l’onore delle armi al 59.06, quando, in power play, Kurokawa si dimostrò implacabile realizzando il quarto goal personale condannando gli Azzurri al ritorno nel Gruppo C a distanza di un anno.

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