Dall’anonimato al record sfiorato: Andrew “Hamburglar” Hammond

Dall’anonimato al record sfiorato: Andrew “Hamburglar” Hammond

Una delle storie più belle di questa stagione, ce l’ha regalata il semisconosciuto Andrew Hammond, uscito dal nulla per caricarsi sul groppone i suoi Ottawa Senators ed arresosi solamente alla furia dei Rangers, ad un niente dal record storico di Patrick Lalime, quale miglior record per un esordiente in porta.

Andrew Robert Hammond nasce l’11 febbraio 1988 a White Rock, British Columbia, Canada e come la stragrande maggioranza dei canadesi inizia a giocare ad hockey.
Il ruolo scelto è quello del portiere, un ruolo difficile e molto importante, ed inizia a muovere i primi passi nelle categorie minori. Arrivato a diplomarsi, non sceglie la via della CHL, l’insieme delle tre leghe giovanili principali del Canada e Stati Uniti, che funziona come una vera e propria rampa di lancio per i giovani talenti, bensì decide di iscriversi alla Bowling Green State University, in Ohio. Nei Falcons rimane per quattro stagioni, venendo nominato MVP della squadra per le annate 2011 e 2012, nonostante il record di 30-68-13, dovuto principalmente dalla scarsa competitività della squadra.
In questa sua permanenza nel “Buckeye State” il giovane Andrew si guadagna il soprannome “The Hamburglar”, dovuto al gioco di parole col suo cognome e la famosa mascotte di McDonald’s, che diventerà celebre qualche anno più tardi.
Nel frattempo Hammond si rende eleggibile per vari draft, ma nessuna delle 30 franchigie della sognata NHL pronuncia il suo nome, rendendolo di fatto Unrestricted Free Agent. La sua carriera hockeystica sembra già arrivata al capolinea, ma ecco che nella stagione 2012-2013 gli Ottawa Senators gli offrono un contratto di due anni, assegnandolo immediatamente all’affiliata dei Sens in AHL, i Binghamton Senators, non giocando però nessun match.
La stagione successiva Andrew riesce finalmente a giocare con continuità, scendendo sul ghiaccio 48 volte, vincendo 25 partite, con una media di 2.81 gol subiti a partita. Nella stessa annata, a causa dell’indisponibilità di Craig Anderson per una partita, riunitosi con la moglie per la nascita del secondo figlio, ad Andrew viene comunicato che sarà lui il back-up di Robin Lehner in una sfida contro Detroit. Per fortuna di Andrew, Lehner è in una pessima serata, e dopo aver concesso ben 6 gol, coach MacLean decide che è il momento di una sostituzione. Ecco che dunque il nostro Hammond riesce finalmente a debuttare nella National Hockey League, parando 11 tiri su 11 in 35 minuti di gioco, non riuscendo ad evitare la sconfitta dei suoi. Dopo questa piccola parentesi, viene rispedito in AHL, ma la speranza di Andrew per la stagione successiva è ancora più rafforzata.
Dopo aver iniziato la stagione 2014-2015 nuovamente tra le fila dei Binghamton Senators, il 18 febbraio 2015 arriva la chiamata dall’alto; dopo l’infortunio patito da Lehner, tocca a lui scendere sul ghiaccio per affrontare i Montreal Canadiens. Il debutto da titolare è sorprendente; 42 tiri parati e 2 gol concessi per una vittoria contro una delle squadre più in forma del campionato non sono certo il debutto che Andrew aveva lontanamente pensato, ma il mito di “The Hamburglar” è ormai iniziato. Dopo una vittoria contro Florida, arriva l’incredibile statistica di 2 shutout in 2 giorni contro Anaheim e Los Angeles, che permette ai Senators di iniziare una formidabile cavalcata verso i playoffs, oltreche fregiarsi del premio “First Star of the Week” conseguito il 2 marzo dopo le sue grandi prestazioni.
Il giorno seguente arriva la sua prima sconfitta, un match perso ai rigori contro Minnesota, in cui Hammond concede 2 gol, parando 36 tiri su 38. Dopodichè arrivano la bellezza di 9 vittorie consecutive, e in occasione del successo contro Carolina, Andrew diventa il secondo goalie nella storia della NHL ad aver concesso 2 o meno gol nelle sue prime 12 partite da titolare, un record pazzesco per un ragazzo che ha rischiato di appendere i pattini al chiodo fino a qualche anno prima. Ma la favola del ventisettenne di White Rock non finisce qui, poiché ad Ottawa è trapelato il suo soprannome, e in occasione della vittoria ai rigori contro i Philadelphia Flyers, il pubblico di casa, per omaggiare il suo nuovo idolo, ha lanciato sul ghiaccio un hamburger, prontamente raccolto da Andrew, che mai e poi mai si sarebbe immaginato di essere celebrato come ai tempi di Bowling Green State.
L’incredibile striscia di Hamburglar termina però poco dopo la metà di gara tra i suoi Senators ed i New York Rangers di giovedì scorso, con le blueshirts a spedire anzitempo Andrew sotto la doccia con cinque puck raccolti nel proprio slot.
Sfuma così per Hammond (14-0-1 sino alla nottata Rangers), il tentativo di migliorare il record della Lega quale striscia vincente per un goalie dal debutto, ancora sulle spalle di Patrick Lalime che, nella stagione 1996/97 si ritrovò come lo stesso Andrew, quasi per caso a difendere la porta dei Pittsburgh Penguins ritagliandosi un pezzo di storia.

Hamburglar e Masked Man

Negli anni dei vari Mario Lemieux, Ron Francis e dell’eterno Jaromir Jagr, il formidabile duo dei pinguini in gabbia iniziava a scricchiolare pesantemente: Tom Barrasso, vera icona yankee dello slot, venne messo quasi subito KO da un bruttissimo infortunio ad inizio stagione con la dirigenza ad affidare al navigato Ken Wregget la difesa della porta di Steel City.
Chiamato in fretta e furia dall’allora farm team dei Cleveland Lumberjacks (IHL), il giovane Patrick iniziò a farsi conoscere al mondo hockeystico per la stravaganza delle proprie maschere; fu il pioniere nel trasporre i cartoni animati dalla TV al ghiaccio adottando simpaticamente Marvin The Martian quale proprio porta fortuna con occhi sempre rivolti al ghiaccio poco sopra la griglia protettiva, diventando fenomeno colorito precursore di intere generazioni di portieri nella ricerca dalla maschera perfetta.
Con Wregget a vacillare sul ghiaccio nonostante l’infinito potenziale dei propri scorer, la sera del 6 dicembre in quel di Washington ha inizio l’incredibile striscia vincente del giovane quebecois che solo lontanamente avrebbe sognato il debutto tra i pro (addirittura backup in IHL!). Dal doppio shutouts contro San Jose ed Hartford (ora Carolina) alle 45 e passa parate contro Calgary ed Isles, il nuovo fenomeno dello slot si arrenderà solamente nella serata del 23 Gennaio (17ma partita da partente) cadendo in OT contro un certo Kamensky con striscia vincente ferma a 14-0-2 (2 pareggi) spodestando dal trono dei partenti perfetti quale  Bob Froese (Phila) e l’Hall of famer Ken Dryden (Montréal) di qualche decade passata.
Lalime, dopo una discreta carriera durata sino al 2011 vestendo le jersey di Ottawa, St.Louis, Chicago e Buffalo (oltreché quella di Pittsburgh) è ora color analyst della TVA Sports, richiamato in causa dopo quasi un ventennio da quell’impresa, spende parole preziose e di consiglio al collega Hammond in vista della volata ai playoffs:

“I always felt like it was the greatest record in the world because it was good for the individual to make a name for yourself to start your career, but it’s also great for your team because you’re winning and it’s great for the city as well.”

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