KHL, al via le finali di Conference

KHL, al via le finali di Conference

Sono iniziate ieri le finali di Conference della Kontinental Hockey League 2015. Nella partita inaugurale del penultimo step della stagione, il CSKA ha regolato per tre reti a zero i colleghi dello SKA San Pietroburgo. Oggi pomeriggio si accendono le luci anche sulla finale dell Eastern Conference, quando il Sibir farà visita al Bars Kazan.

In una stagione che ha fatto vedere di tutto e di più, sia in positivo che in negativo, c’è sempre stata una netta distinzione tra le prime quattro di ciascuna Conference e il resto delle squadre. Tale disparità di forze è stata confermata in toto dai playoffs, con le semifinali di Conference che hanno visto la partecipazione delle prime quattro squadre di ciascun gruppo e, ora, le finali di Conference, che vedono incrociare le stecche le squadre vincitrici di ciascuna Division, ovvero le prime due di ciascuna graduatoria. Finora, quindi, non c’è stata nessuna sorpresa sul piano dei risultati. E, almeno nella Conference Ovest, ci sono tutti gli indizi per poter affermare che non ci saranno ribaltoni nemmeno in questa fase, e che alla finalissima accederà il CSKA di Mosca, dominatore in lungo e in largo di tutta la stagione. Diverso, ma solo in parte, il discorso per quanto riguarda la Conference orientale. I leopardi del Bars Kazan hanno sì ottenuto il primo posto al termine della regular season, ma gli snowmen di Novosibirsk sono arrivati a tanto così dal clamoroso sorpasso. I livelli di esperienza dei due club sono molto diversi, è vero, ma forse ci troviamo di fronte all’unica serie dell’intera postseason in cui non saremmo pronti a scommettere sulla squadra col seeding migliore.

Finale Western Conference: CSKA Mosca (1) – SKA San Pietroburgo (2) 1:0 [3:0]
La partita di ieri non ha fatto che confermare quanto già si sapeva: il CSKA è una spanna sopra a tutti e, come si usa dire in questi casi, i loro peggiori nemici possono essere loro stessi. Se i capitolini dovessero continuare a giocare a questo livello d’intensità e il treno Radulov – Mursak – Da Costa non dovesse deragliare, non ce ne sarà per nessuno. Ora che anche la difesa ha trovato quel livello di confidenza necessario a giocare partite di questi livelli senza ricorrere ad inutili penalità, e ora che Stanislav Galimov ha trovato quella determinazione tale per cui può tornare ad essere quel muro che i tifosi capitolini speravano, per lo SKA sembra davvero un’impresa impossibile. Tanto più se la difesa stellata dovesse ripetere gli svarioni visti ieri sera, col puck vagante nello slot e l’uomo libero davanti alla porta. A complicare le cose per coach Bykov, l’infortunio di Dimitry Kalinin, caduto rovinosamente su caviglia e ginocchio destro durante la partita di ieri sera e con tutta probabilità a riposo per almeno una partita. Ciliegina sulla torta, la penalizzazione che gravita, come una spada di Damocle, sulla testa del capitano Ilya Kovalchuk, resosi ingenuamente protagonista di una bastonata a disco lontano ai danni del suo omologo Alexander Radulov, nel finale di gara-1. Il gesto è costato solo una penalità minore nel corso della partita, ma con tutta probabilità il giudice sportivo affibbierà all’ex New Jersey almeno un turno di squalifica.

Finale Eastern Conference: Bars Kazan (1) – Sibir Novosibirsk (2) 0:0
Dodici, anzi, tredici mesi fa, il Sibir eliminava al primo turno un irriconoscibile Bars Kazan. Oggi, le stesse due squadre si ritrovano nella finale di Conference, tra l’altro come vincitrici delle rispettiva Divisions. Gli snowmen di Novosibirsk hanno ampiamente superato le aspettative più rosee per questa stagione, e non vogliono smettere di stupire. La favola della Cenerentola, un po’ come l’Atlant tempo fa oppure il Lev Praga la scorsa stagione, sappiamo non avere sempre un lieto fine. Ma i bianco azzurri non ci vogliono pensare, e hanno tutte le carte in regola per regalare ai propri tifosi e a noi, appassionati non schierati, un’altra gioia. Dall’altra parte, i leopardi biancorossi sono a secco di trofei dalle prime due stagioni della KHL, quando si imposero per due anni filati. Alla loro guida c’è Zinetula Bilyaletdinov, ritenuto ancora oggi il primo responsabile della disfatta russa alle recenti Olimpiadi di Sochi e in cerca di una vittoria che possa redimere immediatamente la sua figura.

A noi appassionati piace tuttavia pensare che l’hockey non sia un’equazione matematica, e che se alle finali di Conference hanno avuto accesso le prime quattro della stagione, è solo perché effettivamente sono le squadre più forti. Ora però vogliamo la sorpresa, e se il Sibir non può rappresentare l’essenza della squadra “operaia”, contando su un roster di indiscusso valore, almeno sarebbe un nome “nuovo” accanto alle solite, ricchissime franchigie di Mosca, San Pietroburgo e Kazan.

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