Amarsi, poi lasciarsi, infine ritrovarsi, anche solo per un giorno

Amarsi, poi lasciarsi, infine ritrovarsi, anche solo per un giorno

di Massimo Magi

Daniel Alfredsson ha trascorso quasi tutta la sua carriera a Ottawa. Qui ha messo su famiglia, ha cresciuto i suoi quattro bimbi, è diventato un dio in terra. Quello coi Senators e coi tifosi sembrava il classico matrimonio finché morte non ci separi, ma poi arrivò il terremoto del 3 luglio 2013, quando invece della notizia di un rinnovo di un altro anno scoppiò la bomba del passaggio a Detroit. Alfie con la maglia dei Red Wings. Strano quanto vedere Chuck Norris in reggiseno.
Per molti fu un tradimento, qualcun altro invece lo capì e lo accettò. Lui voleva la Stanley Cup, prima di appendere pattini a mazza al muro, e Detroit gli sembrava il posto giusto per provarci. Però il divorzio non portò bene a nessuno. Sens fuori dai playoff, Alfie fuori al primo turno. Senza contare che passare con tutta la famiglia dalla pacifica Ottawa alla bellicosa Detroit doveva essere un trauma non da poco…
Ciononostante, il primo amore non si era mai spento, covava silenzioso sotto la brace, e quando Alfie ha deciso di annunciare il proprio ritiro, ha pensato di farlo come uno dei Senators. Ecco allora che il GM Bryan Murray, che a dispetto di un tumore ormai in fase terminale non molla mai per un solo istante il timone, gli fa firmare un contratto di un solo giorno, e tutto d’un tratto quella che doveva essere una normale partita di regular season coi NY Islanders diventa la partita dell’anno.
Stasera, la sera della partita, camminando dalla piazzola degli autobus al Canadian Tire Centre si capisce subito che c’è qualcosa di insolito: nonostante manchi mezz’ora all’esecuzione degli inni, la gente corre verso l’arena, non c’è uno che se la prenda comoda come invece capita sempre. Poi entro e trovo un’altra anomalia: così tanta gente per il warm up delle squadre, qui a Ottawa, non si era mai vista nemmeno durante i playoff. Gli spalti sono già quasi stracolmi. E i tifosi sono tutti in piedi, per vedere bene il numero 11 con la maglia da capitano dei Senators.
Alfie è tornato, solo per oggi, e si scalda sul ghiaccio sfidando uno alla volta tutti i suoi “compagni”. E’ una scena bizzarra, quasi un viaggio indietro nel tempo, e fra il pubblico scende pure qualche lacrima quando Alfie esce dal ghiaccio fra i cori dei tifosi e i saluti della squadra.
Più tardi torna in pista col microfono per dire due parole di ringraziamento e commiato. Lo accompagnano la moglie, con indosso la maglia #11, e i quattro figli, tutti con la maglia # 65 del loro “compagno d’infanzia” Erik Karlsson, per lungo tempo ospite della famiglia Alfredsson e adesso nuovo capitano dei Senators. In fondo è un cerchio che si chiude, ma l’amore no, quello non si chiude per niente, resto vivo e solido a dispetto di un recente ed inatteso arrivederci, e chissà, potrebbe esserci la possibilità di un ingresso di Alfie in società. A Ottawa lo sperano tutti.

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