Se ne va un pezzo del “Miracle on Ice”: addio a Bob Suter

Se ne va un pezzo del “Miracle on Ice”: addio a Bob Suter

Agli attuali tifosi di hockey su ghiaccio, soprattutto in NHL, dirà molto di più il nome di suo figlio Ryan, medaglia d’argento alle Olimpiadi Invernali di Vancouver 2010 e vicecapitano dei Minnesota Wild, ma per tutti gli appassionati di hockey con qualche anno in più, al di qua ed al di là dell’ oceano, il nome di Bob Suter è indissolubilmente legato a quello che per la IIHF così come per “Sports Illustrated“, la più famosa rivista sportiva d’oltreoceano, è stato l’evento sportivo più importante del XX secolo: quello che ad ogni latitudine hockeystica è ricordato come il “Miracle On Ice“. Per chi non sapesse di cosa stiamo parlando bisogna tornare indietro a Venerdì 22 Febbraio 1980 a Lake Placid (New York) dove nel Medal Round dei XIII giochi invernali si trovano di fronte l’armata sovietica, ancora sotto la bandiera dell’ USSR, e gli Stati Uniti,  una squadra di giocatori di college allenata da Herb Brooks, allenatore non molto simpatico anche all’interno della sua stessa federazione, che però è stato in grado di portare i suoi giocatori (tutti dilettanti come nello spirito originale delle Olimpiadi dettato da Messier De Coubertin) a battere nei gironi precedenti delle potenze dell’ epoca quali Cecoslovacchia e Germania Est. I media americani sono talmente “sicuri” della sconfitta da mandare la gara in differita con il commento di Ken Dryden ed Al Michaels e il celeberrimo conto alla rovescia finale chiuso con la frase “Do you believe in Miracles? Yes!“. Ebbene di quella squadra era parte proprio Bob Suter che se ne è andato ieri, Martedì 09 Settembre, all’ età di 57 anni per un’attacco cardiaco mentre si trovava a Middleton nella Capitol Ice Arena di cui era comproprietario. Suter, draftato nel 1977 dai Los Angeles Kings, come molti dei protagonisti della cavalcata Olimpica di Lake Placid, ha solo sfiorato la NHL (le uniche apparizioni da Pro per Suter sono state in CHL con i Tulsa Oilers ed i Nashville South Stars)ed era attualmente impegnato come scout per i Minnesota Wild in cui gioca il figlio Ryan. Nativo di Madison (Wisconsin), Suter è il primo dei giocatori del team USA a scomparire; prima di lui, nel 2003, era scomparso il coach Herb Brooks. Prendendo a prestito la frase finale del film,dedicata alla memoria proprio di Brooks, morto poco prima dell’uscita del film con cui la disney ha raccontato l’impresa della compagine USA – “He never saw it. He lived it”/Non lo ha mai visto (il film). Lo ha vissuto – potremmo dire che Bob Suter lo ha visto raccontato al cinema e lo ha vissuto.

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