Ico Migliore intervistato da Sportitalia

Ico Migliore intervistato da Sportitalia

(Comun. stampa Sportitalia) – Ico Migliore, presidente Hockey Milano: “Il nostro grande problema è l’impiantistica. Strutture da Terzo Mondo, Italia Paese sottosviluppato per quanto riguarda gli sport di base. Bisogna lavorare su impianti e giovani”

Il presidente dell’Hockey Milano Rossoblù, Ico Migliore, è stato ospite stamane a “Sportitalia mattina”, trasmissione di Sportitalia condotta da Marcello Piazzano con la partecipazione di Viviana Pentangelo:

Buongiorno presidente. Deluso per l’eliminazione dell’Italia del calcio?

“Il calcio mi piace, ma ci sarebbe da aprire una voragine di critiche su di loro, per gestione, spese soldi. Noi essendo sempre in bilico sulle gestioni che facciamo col bilancino, vediamo situazioni un po’ così. Ma sicuramente dispiace quando l’Italia va fuori”.

La domenica, a Milano, prima si andava a vedere Inter e Milan e poi a vedere l’hockey.

“Ancora oggi è un po’ così”.

Lo si fa ancora all’Agorà…

“Certo, ancora all’Agorà. Abbiamo un pubblico molto misto tra milanisti e interisti, è una cosa buona. C’è un ottimo pubblico a Milano”.

Com’è il movimento milanese? La città metropolitana riesce a dare noia alle città altoatesine, di montagna?

“Le situazioni sono critiche in molti sensi oggi. Dal nostro punto di vista, il problema reale è l’insufficienza dell’impiantistica di base a Milano. Questo è un tema che io tratto e affronto, era venuta fuori anche questa mia provocazione: porto la squadra a Torino a giocare. Questo aveva sollevato un po’ di scalpore. Gli impianti di base mancano, abbiamo tanti ragazzini e non sappiamo dove farli allenare. I costi di base a Milano sono molto elevati, quindi mi pare che su certe strutture siamo un po’ da Terzo Mondo. Adesso stiamo cercando di trovare una soluzione con la Bisconti, l’Assessore allo Sport e il gestore dello stadio, proprio per lo sviluppo del nostro movimento. Credo sia un problema generale sugli sport, tra virgolette, minori, perchè non sono minori. Il problema dell’impianto è la parte fondamentale. Avendo quello, avendo una struttura per poter sviluppare, il pubblico arrivo e i ragazzini arrivano, perchè il nostro è uno sport bello”.

A Milano i palazzetti dell’hockey sono il Piranesi…

“Che ormai è chiuso dal punto di vista del ghiaccio. Tra l’altro è il primo impianto coperto d’Europa, è stato fatto nel 1923.  Noi abbiamo avuto il primo palazzo del ghiaccio coperto d’Europa e il primo grattacielo d’Europa che è stato il Pirellone. Poi da lì evidentemente ci siamo un pochino fermati”.

Poi ci sono l’Agorà e il Forum. Inotre a Sesto c’è una pista da hockey, che non è da hockey, ma per il pattinaggio artistico…

“E’ una pista da hockey anche quella di Sesto e infatti ci giocano, però il problema vero è che noi abbiamo tante discipline sul ghiaccio, ci sono tutte le discipline della velocità, l’artistico, l’hockey, quindi sono tanti i praticanti che devono avere delle piastre di base su cui allenarsi. Noi abbiamo 120-130 bambini, abbiamo tutti i pomeriggi pieni, giochiamo all’Agorà e grazie a Dio esiste l’Agorà nel quale poter praticare, però il vero problema è lo sviluppo. Noi abbiamo fatto anche una proposta al Comune: le piste di Natale, che sono una cosa interessante. A Natale in tutte le città d’Italia si aprono queste piste che andrebbero secondo me orientate un po’ sull’aspetto sportivo, anche per le scuole. Andrebbero affidate alle società sportive che possono fare un po’ di sviluppo. Ho visto che quando noi abbiamo fatto le piste insieme alla Regione, due anni fa, abbiamo portato nel Palazzo della Regione 25 mila persone a pattinare, 25 mila si sono quindi avvicinate allo sport del ghiaccio e poi alcune sono tornate. Ci sono quindi delle opportunità, ma bisogna realizzarle. Questo discorso delle piste di Natale potrebbe essere esteso come fanno in Germania, Francia, Svizzera. C’è bisogno di far praticare, i ragazzini hanno bisogno, quindi le piste di base sono fondamentali. Poi l’altro argomento è ovviamente la visibilità e ringrazio voi per essere qui ospite, perchè comunque abbiamo un bel pubblico e abbiamo la necessità che arrivino tanti ragazzini, come stanno facendo”.

Ci sono anche piccole realtà in Alto Adige che hanno palazzetti pieni…

“Anche il nostro è pieno. Noi facciamo 3900 spettatori. Il nostro è il primo pubblico d’Italia insieme a Brunico. Ma il vero problema è che in Alto Adige, ad esempio, in quanto Regione a statuto speciale, ricevono delle sovvenzioni, per cui loro non pagano la pista, non pagano il ghiaccio e questo in un budget come il nostro incide: come se noi partecipassimo alla Formula 1, dove uno si paga le gomme e gli altri no; quello che si paga le gomme arriva sempre ultimo. Per noi pagare il ghiaccio significa rinunciare praticamente agli stranieri, come budget, come costi. In un budget come il nostro incide tantissimo, circa il 20%. Mentre le squadre che citava lei,  in Alto Adige hanno zero di costo di ghiaccio, anzi, ricevono dei contributi. Lei capisce che la disparità è incredibile. Vuol dire prendere anche quattro giocatori in un mercato come il nostro. L’hockey si sta allargando,  il campionato si sta allargando, ci saranno più squadre l’anno prossimo  e questa è una buona cosa: ritornano squadre storiche come il Gardena, l’Egna, l’Appiano. Ovviamente la possibilità di essere competitivi incide anche sul budget e la struttura del ghiaccio ci deve aiutare. I costi di gestione a Milano sono molto alti, anche il nostro gestore ha dei costi molto alti, quindi bisogna trovare un po’ una quadratura del cerchio. Ci si deve aiutare, altrimenti gli sport più piccoli soffrono. La necessità non è solo avere risorse, sponsorizzazioni, ma avere anche la possibilità di gestire i costi abbassandoli”.

Milano è sempre stata appetibile per la KHL, il campionato più grosso d’Europa. I russi vogliono Milano in questo campionato, se ne parla da tanto…

“Noi abbiamo iniziato a lavorare con loro tre anni fa, sono stati nostri partner, nostri sponsor, ci hanno dato una mano, specialmente sul settore giovanile, perchè loro vogliono molto che si sviluppi. Così siamo riusciti a sviluppare un settore giovanile più forte, ad avere qualche risorsa in più per il campionato di Serie A, a vincere la A2 e salire in A1. E’ ovvio che il problema è lo stesso, un cane che si morde la coda: un campionato come la KHL,  ha stadi da 6500 posti come minimo, io sono stato invitato lì diverse volte, ho visto l’All-Star Game, le strutture sono a livello del Basket NBA, è un campionato molto diffuso, ci sono circa 40 televisioni che trasmettono le gare, anche negli Stati Uniti, è seguito da 500 mila spettatori. Il problema quindi è che la parte impiantistica è fondamentale, per giocare in quel campionato devi avere una struttura di 6500 posti, adeguata, una struttura di grande livello. In questo caso il forum potrebbe esserlo sicuramente. Se non c’è un progetto non si possono neanche attrarre partner. Stiamo cercando di capire con Comune e Regione come trovare una squadra che potrebbe avere la necessità di avere delle strutture, delle facilitazioni, una squadra magari di Milano, ma più lombarda, una franchigia territoriale. Questo potrebbe essere un nuovo modo. Il canale KHL potrebbe restituirci delle risorse per sviluppare tutti gli sport di base, perchè vorrebbe dire avere delle risorse per i settori giovanili, non solo di Milano, ma anche di tutto l’hinterland milanese, Sesto, Varese, eccetera. E’ una parte internazionale interessante. Abbiamo bisogno di un po’ di aiuto, di un po’ di supporto, da soli effettivamente si fa molta fatica in un momento come questo di grande crisi. Le idee comunque ci sono, speriamo che ci diano una mano”.

Oppure si fa come Bolzano, si fanno le valigie e si va a fare un altro campionato…

“Appunto.  Bolzano è andato a fare un altro campionato, vincendolo – complimenti al Bolzano -, ma devo dire che sulla maglia c’è scritto SudTirol, la squadra gioca con il logo, con il marchio della Provincia e della Regione, quindi ha un supporto. Comincia ad essere diverso, anche solo dal punto di vista dell’immagine e del brand che va fuori: non è Bolzano, ma è tutta una Regione, con delle facilitazioni non indifferenti sul Palaonda, che costa veramente poco. Questo fa sì che tu possa fare anche dei progetti di budget andando in Austria. Gli stessi austriaci, che hanno parlato con noi, sono interessati ad avere un campionato interessante tra Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia. Milano  fa gola a tutti, ma bisogna avere anche le strutture dove farlo.  E’ una cosa che si potrebbe gestire ancora con l’Agorà, però avremmo bisogno di una spinta”.

Quante possibilità ci sono che vi trasferiate a Torino?

“Zero, è stata una provocazione. Faccio come Abete, mi dimetto se dovessi andare a Torino”.

Ma se ci fosse una proposta…

“Ma noi abbiamo già giocato un paio di partite di play off al PalaTazzoli, quest’anno abbiamo giocato lì delle partite. A Torino hanno una bella macchina, ma non hanno la benzina. Questo stadio fatto per le Olimpiadi è molto bello, ha due piste, riscaldato, eccetera. Farebbero ponti d’oro ad una squadra come la nostra per andare a giocare lì, ma da un punto di vista sportivo sarebbe un po’ immorale portare una squadra là. Ma anche dal punto di vista dello sviluppo, perchè le nostre giovanili non è che possiamo trasferirle lì. Una squadra di dilettanti, ma quasi professionisti, puoi trasferirla, ma 150 bambini non è che puoi portarli con il pullman o con il treno a Torino. Sarebbe contro lo sviluppo, visto che noi comunque siamo riusciti ad arrivare qua grazie allo sviluppo del settore giovanile, con cui abbiamo vinto i campionati giovanili fino ad arrivare in A1. Abbiamo coltivato il nostro orticello”.

Quando torneremo competitivi con la Nazionale? Siamo stati buttati in seconda serie. Ci sono evidenti problemi, mentre altre Nazioni come la Francia crescono. E la Francia è simile a noi come movimento, perchè sono quasi tutte squadre che arrivano dall’arco alpino…

“Il problema è sempre quello degli impianti. La Francia è un Paese culturalmente orientato allo sport, ci sono impianti di rugby, di ghiaccio, di tutto. C’è una mentalità sportiva che da noi non esiste. Da noi c’è la mentalità dello show, dell’eccellenza legata ad alcuni momenti: si parla di ciclismo quando c’è il Giro d’Italia, si parla della scherma quando ci sono le Olimpiadi, si parla di Carolina Kostner quando partecipa a determinati eventi, ma per quanto riguarda lo sviluppo dello sport di base, veramente, il nostro è un Paese, dal mio punto di vista, sottosviluppato. Questo è il vero problema che andrebbe trattato. Si parla tanto di crisi, ma se non sviluppiamo le basi sul settore giovanile, dovremmo prendere i giocatori all’estero, costeranno sempre di più. E’ un problema che riguarda anche il calcio. E non avremmo neanche la possibilità di fidelizzare i vicini, gli sponsor, il marketing diretto nel locale. Il locale può portare risorse, ma devi farlo con le giovanili. Nell’hockey il livello del campionato non si alzerà a livello nazionale – anche se il nostro livello è assolutamente buono, come dimostra la vittoria del Bolzano all’estero -, ma la Nazionale non potrà diventare competitiva fino a quando non avrai tante piastre sulle quali sviluppare un progetto realmente serio sulle giovanili. Noi vogliamo vincere domani e non pianificare per dopodomani. Questo anche a livello federale. Dopo le nuove elezioni federali, ci sarà questo campionato nuovo, allargato, si svilupperà un campionato più improntato sui giocatori italiani e secondo me bisogna lavorare assolutamente sulle squadre giovanili e sugli impianti, anche se non è facile”.

Grazie.

“Grazie a voi. Mi raccomando, seguiteci sempre, perchè abbiamo bisogno di energie da tutti”.

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