Elvis Merzlikins: “Il debutto a Losanna la mia soddisfazione più grande”

Dopo mesi di attesa, il Lugano ha dato la possibilità ai media di intervistare il goalie Elvis Merzlikins, giovane prospetto lettone esploso in questa stagione sotto la guida di Patrick Fischer. Hockeytime ne ha approfittato per rivolgergli qualche domanda.

Come stai vivendo questa stagione?  Sei soddisfatto di quello che hai fatto fino adesso? 

“Sinceramente, ad inizio stagione, non pensavo nemmeno di giocare. Ho avuto la fortuna che Patrick FISCHER si sia fidato di me e, nello stesso tempo, sono rimasto sorpreso del livello delle mie prestazioni in LNA. Ho giocato bene e dopo aver disputato diverse partite ho capito di essere pronto per questa categoria. Cercherò di mantenere la massima concentrazione nelle prossime partite in questa che resta comunque la mia prima vera stagione da protagonista”.

Come spieghi la tua mancata convocazione per le Olimpiadi di Sochi con la nazionale lettone, seppur come terzo portiere? Hai parlato con il tuo allenatore? 

“Per quanto riguarda Sochi è una decisione che ho preso io. Dopo aver disputato i Mondiali Under 20 in Polonia ho fatto un meeting con i miei allenatori e ho deciso di conseguenza. Dopo il Camp in cui ho giocato molto bene mi è sembrato strano di dover fare solo il terzo portiere. Ci ho pensato a lungo e, nonostante l’esperienza olimpica potesse essere affascinante, soprattutto a 19 anni, ho preferito rimanere a Lugano ad allenarmi per prepararmi al meglio per i playoff.  Del resto considerata la mia giovane età avrò modo in futuro di partecipare ad una prossima edizione. Non mi andava di fare solo il turista”.

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Qual è stato il momento in cui hai sentito maggiormente la pressione in questa stagione?

“Nel Derby! Nel primo tempo non mi sono mai tremate così tanto le gambe. Nei primi dieci minuti non ero io a parare… Non capivo niente! Il disco mi colpiva e non ero io a controllare tutto questo. Dopo poco mi sono abituato al tifo e alla fine mi reso conto di quante emozioni potesse racchiudere la parola “derby”. I confronti con le altre squadre di LNA non sono certo così speciali. Sono felice di aver vinto tutti e tre i derby nei quali ho giocato. Nell’ultimo, contraddistinto dalla rissa SCHAEFER-MICFLIKIER,  sono venuto a sapere da Elias BIANCHI che il portiere dell’Ambrì voleva fare a botte, ma consigliato dalla mia panchina, ho preferito rinunciare per non danneggiare la squadra e rischiare qualche danno fisico”.

Pensavi di giocare ad inizio stagione?

“No! Pensavo di finire la stagione con gli Elite. La prima volta è stato a Losanna alla fine di settembre. Sono andato in trasferta vista l’assenza di FLÜCKIGER quando FISCHER, appena sceso dal pullman, mi ha detto che avrei giocato dall’inizio. Ero talmente sorpreso che stavo masticando una gomma è l’ho ingoiata dall’emozione. Non me l’aspettavo! Anzi gli ho persino detto “ Inizio io?” e lui mi ha risposto “ Inizi e finisci!”. Mi tremavano le gambe ma ha scelto il momento giusto per dirmelo così non ho avuto troppo tempo per pensarci ed essere nervoso. A dire il vero quando mi vestivo mi tremavano un po’ le mani ma appena sceso sul ghiaccio ho sentito i tifosi della curva, la musica e ho trovato subito la giusta concentrazione. Quando la curva canta io ballo, mi carica ”.

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Com’è andata con i rigori?

“Alla fine ai rigori è 50-50. Tuttavia non avevo assolutamente idea di chi fosse HUET e i giocatori che tiravano i rigori. Prima della partita sapevo che il Losanna era una neopromossa e non mi preoccupavo delle sue statistiche, ma quando ho visto che erano terzi in classifica ho pensato che fosse una partita importante da vincere”.

Chi sono i portieri ai quali ti ispiri e perché?

“Mi piace moltissimo lo stile di LUNDQVIST. Da quando lavoro con Leo LUONGO sono cresciuto molto a livello mentale e tecnico. Essendo alto copro molto di più e lo stile tipicamente svedese è molto simile al mio”

Come mai hai scelto questo ruolo?

“Nasco come difensore. Ma da bambino sinceramente non capivo nemmeno cosa dovevo fare. Io volevo solo fare gol o parare. Appena avevo il disco cercavo subito di andare in attacco per fare gol. In difesa invece litigavo con il portiere perché pattinando all’indietro non sapevo dove andavo e diverse volte sbattevo contro il mio portiere. Durante un’estate giocando a skater con ragazzi più grandi della mia età mi misero tra i pali. Non avevo paura di nulla, respingevo i tiri anche più violenti e da lì ho iniziato a fare il portiere. L’unica persona dispiaciuta è stata mia madre perché l’attrezzatura costava parecchi soldi.”

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Il fatto che FISCHER creda molto nei giovani può avere aiutato la tua presenza in prima squadra?

“Certo! FISCHER è l’allenatore migliore che abbia avuto. Mi aiutato molte volte anche fuori dal ghiaccio vista la sua esperienza”.

Qual è stata la tua soddisfazione più grande fino ad ora?

“Il debutto a Losanna. Sentivo che non ero io. Io sono convinto che noi portieri siamo diversi da tutti gli altri. In quella partita credo che potevo essere più concentrato, so di aver sbagliato qualcosa e potevo essere più freddo. Infatti nella partita dopo ho dato il massimo che potevo guadagnandomi il primo shutout”.

In che cosa pensi di poter migliorare ancora?

“Secondo me sono migliorato moltissimo. L’anno scorso se prendevo tre gol “mi spaccavo” e perdevo subito il morale e non vincevo più, quest’anno ho imparato a lasciarmi alle spalle le prestazioni negative. Potrei migliorare il gioco di bastone. Negli Juniores col bastone facevo ciò che volevo, assist, gol ecc. Era facilissimo. Salendo di categoria è molto difficile perché appena il disco va dietro la porta mi trovo subito due giocatori addosso e mi serve più velocità per gestire le situazioni. Ho rischiato diverse volte ma finora è andata bene.”

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Ti trovi bene a Lugano, ma quali sono le tue ambizioni future?

“Mi pongo sempre degli obiettivi. Vorrei battere il record di MOLINA e vedere la mia maglia appesa alla Resega. Ma soprattutto vincere un titolo con il Lugano restando qua almeno per altri due o tre anni. E’ normale però che il sogno di tutti sia quello di approdare in NHL”.

Come hai vissuto il tuo primo shutout?

“E’ stata l’ultima partita prima dei Mondiali. Ho avuto un po’ di fortuna ma mi sono reso conto di non aver subito reti solo dopo 55’. Gli ultimi 5’ sono stati molto difficili perché vedevo lo 0 sul tabellone e immaginavo il mio primo shutout in LNA.”

Cosa significa per te dare una mano agli Juniores Elite e nello stesso tempo pensare a far bene con la prima squadra?     

“Uno degli obiettivi in questi tre anni di Juniores era quello di vincere il titolo che qui manca da molti anni. La squadra quest’anno ha grandi potenzialità e nonostante un po’ di difficoltà di adattamento al gioco meno veloce di questa categoria, se posso contribuire ad una vittoria lo faccio con piacere”.

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Come vivi l’alternanza con MANZATO e quali sono i tuoi rapporti con lui?

“Penso sia positiva, perché ti dà modo di riposare dal punto di vista mentale. Sui i rapporti con MANZATO smentisco il fatto che non ci salutiamo. L’intervista uscita in Lettonia è stata tradotta in maniera imprecisa. Quello che dico è che sono solo più amico di FLÜCKIGER. Nel Camp in Svezia abbiamo cementato la nostra amicizia”.

In chiave olimpica da che parte stai tra Lettonia e Svizzera?

“Sono rimasto sorpreso dalla qualità della Lettonia che, nella prima partita contro la Svizzera, che non ho visto essendo al Camp di Arosa, nonostante la sconfitta credo meritasse la vittoria. Vediamo nella seconda sfida. Il mio problema è che non so per chi tifare. Sono cresciuto hockeisticamente in Svizzera però gioco per la Lettonia. Diciamo 50 e 50, anche se sono un pochino in più dalla parte della Svizzera”.

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